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Phisikk du role – Flussi migratori, la guerra politica con altri mezzi

Oggi torna ad essere l’unica strada percorribile quella sul tavolo dell’Ue del 2016: multe salatissime per chi rifiuta di accogliere una quota di migranti destinata in base a criteri oggettivi. Senza lasciarci trascinare da qualche rigurgito sovranista, peraltro contagiosissimo: ad ogni rivendicazione di Salvini risponde Le Pen e così si compromettono collaborazioni invece necessarie tra Paesi. La rubrica di Pino Pisicchio

Se la buttiamo sull’artistico dobbiamo citare Tiziano, Tiepolo, Veronese, autori “preclari” che rappresentarono il rapimento di Europa, la bellissima principessa nipote del re di Tiro, città fenicia (terra che oggi chiamiamo Libano), che venne adocchiata da Zeus sulla spiaggia di Sidone. Il capo assoluto degli Dei se ne invaghì e, trasformatosi in un toro, indusse la fanciulla a salirgli in groppa e insieme volarono alla volta di Creta (versione omerica). Si vuole che gli intenti della divinità fossero quelli di concupirla, ma pare che una brutta bufera di mare li colse e i flutti del Mediterraneo furono lì a minacciare. Come accade oggi alle barchette e alle navi-trappola pieni di emigranti.

Se la favola ha una morale è quella di un’Europa che nasce medio-orientale e ritorna nella sua traccia attraverso la navigazione del Mediterraneo. E questo direbbe già abbastanza del rapporto del nostro continente con il Mediterraneo e con chi lo attraversa e della nostra identità collettiva smarrita. Mitologia e arte pittorica a parte, questa storia dei migranti sballottati, dell’alzata di ciglia francesi, delle parole sovraniste fluttuanti da un lato e dall’altro della frontiera, delle paure che prendono alla gola anche i popoli civili quando hanno a che fare con il migrante dalla faccia nera- cosa diversa per i biondi con gli occhi azzurri – dell’inerzia colpevole dell’Unione delle burocrazie europee, è un racconto doloroso e vecchio.

Per chi abbia voglia di capirne un pochino di più si rinvia alla Convenzione di Dublino del 1990, entrata in vigore nel 1997, ed ai suoi regolamenti che fissano i principi dell’Unione Europea sulle competenze e le responsabilità degli Stati membri per l’identificazione e l’accoglienza dei migranti in base al principio del burden sharing, cioè della partecipazione di tutti agli oneri, se volete il principio di solidarietà su cui si basano i Trattati Europei. Il “sistema Dublino” (siamo fermi da un bel po’ al Dublino III, insufficiente e oneroso solo per i Paesi di prima accoglienza, ma non si trova la dritta per una riforma condivisa) di fatto condanna l’Italia, la Grecia, la Spagna, Cipro e Malta a subire gli effetti dell’ondata migratoria dall’Africa e dal Medio-Oriente omaggiando i “Paesi accoglienti” con una bella pacca sulla spalla.

Per capirci con i numeri-peraltro circolanti in questi giorni su molte testate giornalistiche – stiamo parlando di 88.100 migranti arrivati in Italia nel 2022 (fino all’8 novembre). Che dice la solidarietà europea? A parole che non è giusto che l’Italia e gli altri Paesi di prima accoglienza continuino a farsi carico di tutto (parliamo in complesso di 136 mila migranti nel 2022), e che bisogna redistribuirli tra i Paesi dell’Unione. Benissimo. Quest’anno la redistribuzione prevede lo spostamento di 10.000 richiedenti asilo. E gli altri 126.000? Ma poi si scopre che i migranti ricollocati sono stati soltanto 117 in un anno. Che si fa allora? Le leggi del mare, oltre che un elementare senso di solidarietà umana, non tollerano che si neghi soccorso a chi si trovi in difficoltà: ci sono quattro convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia (Solas, 1974, Sar, 1979, Unclos, nota come convenzione di Montego Bay, 1982 e Savage, 1989), se non bastasse c’è anche il nostro Codice della navigazione, che con l’art. 489 pone l’obbligo di assistenza ai naufraghi e a chi si trovi in pericolo in mare.

Quale soluzione? L’Europa l’aveva anche impostata: la Commissione europea produsse nel 2016 una bozza di riforma del “Dublino III” che, tra le altre novità inseriva una sanzione salatissima per i Paesi membri che si fossero rifiutati di accogliere la quota di migranti a loro destinata in base a criteri oggettivi. La multa era di 250.000 euro a migrante rifiutato. La proposta non trovò accoglienza dal Parlamento. Oggi, però, torna ad essere l’unica strada percorribile: rendere molto onerosa la mancata solidarietà. C’è poco da fare, bisogna riprendere da lì, senza lasciarci trascinare da qualche rigurgito sovranista, peraltro contagiosissimo: ad ogni rivendicazione di Salvini risponde Le Pen e così si compromettono collaborazioni invece necessarie tra Paesi. A buttarla in politica si direbbe che l’accoglienza europea al nostro nuovo governo non è apparsa così splendida. Ma questo non ci rallegra affatto.



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