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Phisikk du role – Dal 15 novembre 2022 otto miliardi di esseri umani sulla terra

Impressiona l’esplosione demografica di Paesi africani come la Nigeria che dai 40 milioni degli anni ’60 oggi si avviano a contare 200 milioni di abitanti. Il resto è noto e raccontato in dettaglio in ogni rapporto sull’andamento demografico del mondo: l’Europa invecchia e non fa più figli, l’Africa è giovane e ne fa troppi, l’Asia povera scoppia e così il Sud America che si spacca sempre più in due. La rubrica di Pino Pisicchio

Ricordo che quand’ero bambino la maestra un giorno entrò in classe raccontando, con l’allegria di chi sta dicendo dell’arrivo di un cuginetto lontano, che era nato il bambino numero tre miliardi. Erano gli anni ’60 e nessuno degli scolaretti in grembiule e fiocco blu aveva la più pallida idea di cosa potesse significare quel numero con nove zeri dietro.

Del resto l’Italia tutta era presa da una certa allegrezza proiettata verso il sol dell’avvenir e noi cominciavamo ad assaggiare la demografia partendo dal boccone più dolce. Chissà perché poi, si pensava che ad essere così tanti nel mondo era una cosa buona: ci si faceva compagnia. O forse era solo un cascame antropologico della cultura contadina: più gente, più braccia da lavoro. Chissà. Son passati alcuni decenni ed eccoci qua: siamo otto miliardi.

A guardarla coi numeri degli anni ’60, quando l’Africa contava meno di 280 milioni di abitanti, l’Asia non arrivava ad un miliardo e 700 e l’Europa con i suoi 600 milioni surclassava le Americhe che ne contavano poco più di 400, la geografia del mondo appare totalmente sconvolta. L’Asia conta oggi 4,5 miliardi di abitanti, l’Africa supera ormai un miliardo e 300 milioni, le Americhe stanno sopra il miliardo e l’Europa si attesta intorno ai 745 milioni. Staranno certamente più larghi in Australia, dove 41,5 milioni di abitanti hanno a disposizione quai tre milioni di miglia quadrate di territorio. Surclassano tutti la Cina (1.415 milioni) e l’India (1,400, ma i demografi la danno in fase di sorpasso dei cinesi), mentre altri colossi asiatici (Indonesia, 267 milioni, Pakistan, 201, Bangladesh 166) si collocano tra i primi otto posti.

Impressiona l’esplosione demografica di Paesi africani come la Nigeria che dai 40 milioni degli anni ’60 oggi si avviano a contare 200 milioni di abitanti. Il resto è noto e raccontato in dettaglio in ogni rapporto sull’andamento demografico del mondo: l’Europa invecchia e non fa più figli, l’Africa è giovane e ne fa troppi, l’Asia povera scoppia e così il Sud America che si spacca sempre più in due: tanti poveri con tanti figli e pochissimi ricchi con tasso di fecondità simile a quell europeo.

L’Oceania somiglia sempre all’Oceania: stanno larghi, bell’aria, natura rigogliosa e Picnic ad Hanging Rock, come quel film di Weir del 1975. Di qui allarmi e inviti a fare più figli lanciati agli europei e silenzio su tutto il resto. Ricordo una lettura edificante dei primi anni ’70, un libro di quelli che ti aprono nuovi orizzonti sul mondo: Atlante Ideologico, di Alberto Ronchey, un intellettuale italiano troppo sbrigativamente dimenticato.

Scrivendo di demografie esplosive, l’autore, che riecheggiava anche alcuni studi del Club di Roma (società di scienziati, economisti, imprenditori, capi di stato e gente di qualità), invitava cinquant’anni fa i governanti a trovare rimedio perché il cibo, le fonti energetiche, l’acqua non sarebbero state risorse sufficienti per un mondo sovrappopolato e persino gli spazi fisici sarebbero diventati più stretti. Senza parlare del problema ambientale: un sacchetto dell’immondizia gettato da tre miliardi di persone sono un conto, otto miliardi di sacchetti un conto alquanto diverso. Senza dir nulla, poi, su sanità e pandemie.

C’è da domandarsi che fine hanno fatto quegli studi e quei moniti che, mano mano che le peggiori profezie andavano ad avverarsi, svaporavano come nebbioline inutili. Forse bisognerebbe avere il coraggio di riprenderle in mano e non con quell’aria di minaccia che viene talvolta brandita dall’integralismo ecologista, ma con la consapevolezza che anche il grande numero ha a che fare con quel accade.

Un’esperienza ansiogena in queste ore di celebration? Andare sul sito worldometers.info: scorre sotto i vostri occhi la demografia del mondo, ad ogni frazione di secondo il nuovo nato. Ad ogni frazione di secondo anche il nuovo morto. Scansione edificante.


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