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Il nuovo interesse statunitense per le relazioni con l’Italia secondo Lokker (Cnas)

Le preoccupazioni sulla storia politica di Giorgia Meloni non hanno intaccato le relazioni tra Italia e Stati Uniti, che anzi escono ancora più solide dal bilaterale tra i due leader a margine del G20 di Bali. Dal contenimento della Russia e della Cina alla crisi energetica, l’opinione di Nicholas Lokker del Center for a New American Security

Il bilaterale tra Giorgia Meloni Joe Biden ha riscosso grande interesse in entrambe le sponde dell’Atlantico. Due leader di provenienza politica molto diversa sono riusciti a dialogare positivamente e a proseguire il rilancio delle relazioni tra Italia e Stati Uniti sui temi di comune interesse, a cominciare dall’Ucraina. Il commento di Nicholas Lokker, del programma Transatlantic Security del Center for a New American Security (Cnas).

Qual è l’epilogo dell’incontro bilaterale Meloni-Biden? 

I segnali sono positivi. Almeno finora, i rapporti di lavoro tra l’amministrazione di Joe Biden e Giorgia Meloni, il governo statunitense e l’Italia, sono stati buoni. Certo, Meloni è stata criticata negli Usa per le sue posizioni politiche nel periodo precedente alle elezioni e se dovessi interpretare la posizione dell’amministrazione Biden al riguardo, direi che Biden sia privatamente preoccupato per i loro legami con l’estrema destra.

Durante la campagna elettorale negli Usa, Biden ha usato l’ascesa dell’estrema destra in Italia come esempio di minacce alla democrazia. Tuttavia si trattava appunto di campagna elettorale ad uso interno. Se guardiamo ai canali di comunicazione più ufficiali, credo che lo stato dei rapporti sia molto più positivo. E credo che ci sia bisogno di una visione pragmatica delle cose, nella necessità di cooperare al meglio con il nuovo governo. Quindi penso che ci sia qualche differenza tra ciò che Biden pensa in privato e il modo in cui intende affrontare le relazioni tra i due Paesi.

Dal clima all’energia, all’approccio comune a Russia e Cina, le questioni toccate sono molteplici

Credo che l’approccio alla Russia e alla Cina siano probabilmente i dossier più pressanti. Penso che gli Stati Uniti vorrebbero utilizzare l’Italia come partner chiave per contrastare questi avversari autoritari nel mondo. E credo che, soprattutto per quanto riguarda la Russia in questo momento, sia molto importante che ci sia una risposta collettiva e unitaria dell’Occidente all’aggressione contro l’Ucraina, a cui l’Italia ovviamente si allinea. Questa risposta, a mio avviso, dovrebbe avere delle componenti precise.

Quali?

La prima consiste nel mantenere e potenzialmente aumentare le sanzioni contro la Russia. La seconda è continuare a fornire aiuti militari e finanziari all’Ucraina. La terza è il mantenimento di un solido impegno nei confronti della Nato, che è parte indiretta del conflitto, ma che soprattutto ora sarà il nostro punto di riferimento. L’episodio di martedì dei missili in Polonia evidenzia il fatto che, in ultima analisi, c’è il rischio di un’escalation più ampia di questo conflitto, che spero vivamente non avvenga. Tuttavia, è davvero importante, alla luce di questo rischio, che tutti i membri della Nato rimangano uniti. Per quanto riguarda questo fronte, non ci sono segni immediati che l’Italia non voglia più mantenere i suoi impegni in questo senso.

Lo si vede anche nel resoconto dell’incontro, in cui si dice che Biden e Meloni hanno discusso dell’impegno nel continuare a fornire sostegno all’Ucraina e a ritenere la Russia responsabile. Anche il resoconto italiano dell’incontro sottolinea la solidità dell’Alleanza transatlantica. Inoltre, gli Usa vedono con grande piacere che Meloni ha mantenuto la linea atlantista sia prima che dopo essere stata eletta.

Esistono preoccupazioni a Washington riguardo l’Italia?

Nell’immediato no. Sicuramente ci sono preoccupazioni sul lungo periodo. Credo che la ragione principale stia nella coalizione di governo italiana, che comprende Lega e Forza Italia. Non sono sicuro che negli Stati Uniti si capisca fino a che punto i partner minori della coalizione possano influenzare la politica generale del governo, ma penso che sia riconosciuta come una potenziale fonte di preoccupazione. Penso a quando, poche settimane fa, Silvio Berlusconi ha ribadito la sua simpatia per Vladimir Putin. Questo è stato ovviamente ripreso dalla stampa statunitense.

In secondo luogo, la ragione per cui preoccuparsi è il modo in cui l’Italia risponderà alla crisi energetica. Qualche mese fa ho visto un sondaggio in cui si diceva che circa la metà dell’opinione pubblica italiana pensava che le sanzioni alla Russia contribuissero alla crisi energetica o ne fossero la causa. E questo mi fa pensare che l’Italia non sarebbe favorevole a un aumento delle sanzioni contro la Russia in futuro, se questo fosse l’obiettivo della più ampia coalizione occidentale. Penso quindi che siano due aree che gli Stati Uniti terranno d’occhio in futuro. Nell’immediato, la cooperazione è forte e indiscussa.

Alcuni osservatori ritengono che ci sia un rinnovato interesse statunitense per l’Italia, che vada anche oltre al classico dominio della sicurezza

Dal mio punto di vista, e credo che altri osservatori statunitensi possano condividere questa opinione, penso che la politica italiana possa sembrare difficile da seguire, perché c’è molto ricambio nella leadership. Detto questo, sotto il governo di Mario Draghi c’è stato un rinnovato interesse nel senso che l’Italia puntava a essere più protagonista a livello europeo e a prendere più iniziative. Per esempio, la stretta intesa tra Francia e Italia sotto al precedente governo, che sembrava essere una sorta di grande motore di nuove iniziative a livello europeo.

L’altra ragione per cui potrebbe esserci un rinnovato interesse è l’aspetto della tutela della democrazia. Oltre al discorso di Biden su “quanto accade in altre parti dell’Occidente”, l’estrema destra è in ascesa in Europa, così come negli Stati Uniti, dunque è un tema di interesse comune, anche nell’ottica della competizione con le autocrazie.



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