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Cop27, dopo il G20 una svolta sul clima? L’analisi di Clini

Xi e Biden hanno riaperto un dialogo positivo sul “pacchetto clima”, dall’adattamento ai cambiamenti climatici alla transizione energetica fino alla sicurezza alimentare. Vedremo come evolverà il rapporto tra Cina e Usa, ma intanto è importante che la competizione tra le due economie sia stata ricondotta in un ambito di cooperazione e non di conflitto. L’analisi di Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente

Cop27 era iniziata sotto i peggiori auspici a conclusione di un anno molto difficile. La crisi energetica ha messo a dura prova la credibilità dell’impegno europeo per la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, anche per la crescita nel 2021-2022 del consumo di carbone in Europa complessivamente di circa il 20% rispetto al 2020.

L’interruzione del dialogo tra Cina e Usa sulle politiche e misure contro il cambiamento climatico (che includono energia, trasporti, agricoltura, protezione del territorio) è stata il “sigillo” sulla interruzione dei percorsi che dovevano essere avviati dopo la Cop26 sia dai Paesi che dalle imprese, sulla base del Glasgow Climate Pact e in relazione agli impegni volontari per la decarbonizzazione e la protezione delle foreste.

La “ciliegina sulla torta” è stata il divieto della ex premier Liz Truss alla partecipazione di re Carlo a Cop27. Un segnale politico molto forte.

Eppure la Gran Bretagna aveva organizzato la Cop26, e alla cerimonia di apertura Boris Johnson aveva detto:  “L’umanità sta perdendo tempo sui cambiamenti climatici. Manca un minuto alla mezzanotte dell’orologio del giorno del giudizio e dobbiamo agire ora”. A un anno da Glasgow, i dati e gli eventi del 2022 amplificano l’allarme.

Nel periodo luglio-settembre 2022
• la concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto a 415,95 parti per milione. L’amministratore dell’Agenzia Usa per gli Oceani e l’atmosfera (NOAA), Rick Spinrad, ha rilevato che “i livelli attuali di CO2 sono paragonabili al Pliocene Climatic Optimum, 4,5 milioni di anni fa, quando il livello del mare era più alto tra 5 e 25 metri rispetto ad oggi e grandi foreste occupavano l’odierna tundra”;
• la temperatura media globale è stata di 0,88°C al di sopra della media del 20° secolo, con punte fino a + 5°C in Europa, Nord America e Cina. In Groenlandia la temperatura è stata di 8°C al di sopra della media mensile 1990-2020, con lo scioglimento di ghiacci nella prima metà del mese di settembre più esteso da quando sono iniziate le rilevazioni;
• le temperature della superficie degli oceani e dei mari sono state superiori di 2,5°C rispetto ai valori medi nel periodo 1990-2020. Nel Mediterraneo sono stati rilevati aumenti della temperatura fino + 6°C con ripetute ondate di caldo marine.

Le alte temperature hanno determinato rilevanti impatti negativi sugli ecosistemi marini e sull’habitat di molte specie negli oceani e nel Mediterraneo: hanno subito una accelerazione sia la migrazione delle specie atlantiche verso l’Artico sia la sostituzione delle specie locali con specie invasive nel Mediterraneo, mentre il degrado delle barriere coralline (sede di oltre un quarto di quasi tutte le specie marine) è stato evidenziato dallo sbiancamento dei coralli. E sono state rilevate riduzioni fino al 30% nella pesca.

Le anomalie climatiche del 2022 e gli eventi estremi sono in gran parte legati ai record di temperatura (Noaa):
• siccità prolungata, ondate di caldo e incendi in Europa, Usa, Sud America, Corno e Nord Africa;
• intense piogge e inondazioni in Pakistan, India, Cina, Sud Africa, Brasile, Australia, Italia;
• scioglimento accelerato dei ghiacci nell’Artico, Groenlandia, Antartide, nei ghiacciai di montagna e in particolare nel Plateau del Tibet e nelle Alpi.

Gli effetti catastrofici e devastanti sulle infrastrutture e sulla sicurezza delle popolazioni hanno colpito sia i Paesi in via di sviluppo (Brasile, Corno d’Africa, India, Pakistan), sia i Paesi più sviluppati e meglio organizzati (Australia, Cina, Germania, Italia, Usa).

La siccità e la carenza d’acqua hanno causato molteplici effetti e danni sulla disponibilità di acqua potabile per le popolazioni, sulla produttività agricola, sulla produzione di elettricità, sugli ecosistemi acquatici di fiumi e laghi e persino sulla navigazione interna.

Nel 2021-2022 anomalie climatiche ed eventi estremi hanno causato più di 2.300 decessi, che si sono aggiunti a oltre 410.000 decessi nel 2010-2020 (Un Ocha).

I costi stimati ad oggi ammontano a circa $ 248 miliardi/anno nel 2021-2022, più del doppio del valore medio annuo del periodo 2001-2020 di $ 118,4 miliardi (Em-Dat).

Purtroppo la chimica ci ricorda che la concentrazione di CO2 è destinata a permanere per lungo tempo in atmosfera, e di conseguenza non sono prevedibili miglioramenti nel breve-medio periodo dei rischi climatici.

In premessa alla Strategia Europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici adottata nel giugno 2021, viene sottolineato che “gli effetti dei cambiamenti climatici sono già in atto e proseguiranno per decenni, anche nel caso in cui gli sforzi globali ed europei per ridurre le emissioni di gas a effetto serra dovessero risultare efficaci”.

Ovviamente la situazione è destinata ad aggravarsi se non si inverte il trend di crescita delle emissioni, che invece hanno avuto un aumento record nel 2021 “trascinato” anche nel 2022 soprattutto dall’ulteriore aumento del consumo di carbone in India e nella Ue (+7%) nonostante la riduzione del 3% in Cina (International Energy Agency).

Ma nonostante questi dati, il cambiamento climatico sembrava uscito dalle priorità dell’agenda internazionale, e i più ottimisti speravano che Cop27 rimanesse almeno sui risultati di Glasgow. E in effetti i primi 10 giorni di negoziato sono stati molto difficili e controversi.

Anche perché era molto difficile rispondere alle domande chiare di Sherry Rehman, la lucida ministra del Pakistan che ricordando le catastrofiche alluvioni dei mesi scorsi con 1700 vittime e 30 miliardi di dollari di danni ha chiesto di mettere al primo posto una strategia e le risorse per l’adattamento ai cambiamenti climatici: Sherry Rehman ha detto che la prevenzione è prioritaria rispetto alla riparazione dei danni e che in questa direzione devono essere orientati i finanziamenti delle istituzioni finanziarie internazionali, oltre a coprire le perdite e i danni (loss and damage) subiti. Un cambio di passo rispetto al business as usual delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, delle Banche di Sviluppo ma anche della stessa Banca Europea degli investimenti.

Ed era abbastanza complicato, per l’Unione Europea, per gli Usa, per la Cina e per l’India, confermare gli impegni per l’uscita dai combustibili fossili dopo due anni di grande ripresa del carbone e a fronte degli importanti programmi di investimento delle compagnie energetiche – soprattutto europee – nell’estrazione di gas in Africa.

Fino a quando Xi e Biden non si sono incontrati, riaprendo un dialogo positivo sul “pacchetto clima” che come sappiamo copre un ampio spettro, dall’adattamento ai cambiamenti climatici alla transizione energetica, dal finanziamento di “loss and damage” alla sicurezza alimentare. Vedremo come evolverà il rapporto tra Cina e Usa. Ma intanto è importante che la competizione tra le due economie sia stata ricondotta in un ambito di cooperazione e non di conflitto.

Il comunicato finale del G20 è in gran parte il risultato del nuovo clima di dialogo.

Il comunicato è molto forte e molto preciso, in particolare su tre temi cruciali:
• è necessario riorientare verso l’adattamento e la neutralità climatica gli obiettivi delle banche multilaterali per lo sviluppo e delle istituzioni finanziarie internazionali, anche assicurando nuove risorse aggiuntive per sostenere l’adattamento e coprire i costi delle perdite e dei danni subiti dai Paesi in via di sviluppo. I paesi sviluppati sono impegnati a raddoppiare il loro contributo per l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle regioni più vulnerabili del pianeta;
• va data attuazione agli impegni assunti con il Glasgow Climate Pact, con l’obiettivo di limitare la crescita della temperatura entro 1,5°C. In questo contesto viene assunto l’impegno per una “transizione energetica sostenibile e inclusiva”, con lo sviluppo accelerato delle tecnologie a zero emissioni comprese le fonti rinnovabili, l’estensione delle misure per l’efficienza energetica in tutti i settori, l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili;
• la cooperazione internazionale, sia tecnologica che finanziaria, è la condizione per realizzare gli obiettivi della neutralità climatica.

Ora aspettiamo le conclusioni della Cop27, che probabilmente saranno meno “lineari” rispetto agli impegni del G20 considerata la complessità delle procedure.

Ma Bali ha tracciato una strada molto chiara e riavviato il percorso interrotto dalla guerra e dalle crisi dell’ultimo anno.



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