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Guida ai finanziamenti per il cambiamento climatico

Il finanziamento di azioni per contrastare il cambiamento climatico ha assunto negli ultimi anni una peculiare rilevanza a livello globale. La società civile chiede ogni giorno più informazioni e trasparenza al fine di comprendere la destinazione dei fondi e l’effettiva operatività degli stessi. Per questo nel 2010, nell’ambito del dialogo sul finanziamento climatico di Ginevra è stato lanciato il sito www.faststartfinance.org il cui obiettivo è appunto quello di rendere pubbliche le informazioni relative ai flussi finanziari che si muovono nei vari paesi.

Fondi in crescita
La tematica dei finanziamenti per il clima è delicata. Le cifre che ogni anno vengono movimentate sono elevate e gli attori che operano in questo ambito sono portatori di importanti interessi pubblico-privati. La conferma arrivata a Doha 2012 circa l’impegno per i paesi più sviluppati di garantire un finanziamento di 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020 è un chiaro segnale di quanto sia importante avere sotto controllo i finanziamenti diretti ad affrontare il cambiamento climatico.

Attori e finanziamenti
I fondi finanziari possono distinguersi in fondi multilaterali, iniziative bilaterali dei paesi più sviluppati (ETF-IW, ICI, Hatoyama Initiative, IFCI), nonché fondi nazionali di alcuni paesi in via di sviluppo (Brazilian Amazon Fund o l’Indonesia Climate Change Trust Fund). Tra i fondi multilaterali alcuni hanno un diretto collegamento con la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC): il Global Environment Facility (GEF) e l’Adaptation Fund, creato nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Altri importanti fondi multilaterali sono il Climate Investment Funds (CIF), amministrati dalla Banca Mondiale in cooperazione con altre banche regionali di sviluppo e il Programma UN-REDD, destinato al finanziamento di progetti contro la deforestazione e il degrado.

Più trasparenza nelle informazioni
Monitorare le azioni di questi fondi richiede grande impegno e attenzione. Chi si occupa dell’analisi, come il Climate Funds Update (CFU), rileva una generale assenza di informazioni regolari e dettagliate circa l’andamento dei finanziamenti. In particolare sono i fondi bilaterali ad essere meno rigorosi nella pubblicazione di dati. Inoltre, una volta che i fondi vengono erogati, risulta ancora più difficile tracciarne l’utilizzo e verificarne l’operatività.

Le macro-aree di finanziamento
Le principali macro-aree verso cui si dirigono i finanziamenti in questione sono tre: adattamento climatico, contrasto alla deforestazione e azioni di mitigazione.

Adattamento climatico
Nel settore dell’adattamento si calcola che saranno necessari dai 100 ai 450 miliardi di dollari l’anno per portare avanti azioni di adattamento climatico nei paesi in via di sviluppo. Tra i principali finanziatori vi sono il Global Climate Change Alliance, il Least Developed Countries Fund e lo Special Climate Change Fund, ma sono da menzionare anche l’Adaptation Fund e il Pilot Program for Climate Resilience del CIF.

Contrasto alla deforestazione
Per contrastare la deforestazione sono attivi circa sei fondi bilaterali e multilaterali. La regione che riceve più fondi è l’America Latina, con il Brasile che è al primo posto tra i paesi beneficiari (Amazon Fund). Tra il 2008 e il 2011 sono stati approvati 446 miliardi di dollari per queste azioni, di cui 252 sono già stati distribuiti. Ad oggi i finanziamenti per contrastare la deforestazione rappresentano circa il 13% dei finanziamenti per il cambiamento climatico.

Azioni di mitigazione
Una gran parte dei finanziamenti per il clima sono invece destinati alle attività di mitigazione, principalmente dirette allo sviluppo delle tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Si tratta di circa il 65% del totale dei finanziamenti per il clima. Tali attività sono di particolare importanza per uno sviluppo sostenibile dei paesi maggiormente colpiti dal cambiamento climatico, ovvero i paesi in via di sviluppo. Nel settore è la Banca Mondiale a giocare un ruolo cruciale attraverso il Clean Technology Fund (CFT), seguita dal Global Environment Facility.


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