Dell, Lenovo, Samsung. I rumor sui possibili acquirenti di BlackBerry riguardavano gruppi di punta dell’high-tech, americani e non. E, forse, anche per il timore che ad entrare in campo fossero società straniere, a prendere in mano la partita è stato il fondo canadese Fairfax Financial, azionista con una quota del 10% circa di BlackBerry. Quello che si vuole preservare è la “canadesità” del gruppo, dopo il fallimento del campione nazionale Nortel Network. E così parte la cordata, mentre, oltreconfine, il finanziere Carl Icahn punta su Apple.
Sondati banche e fondi pensione di Toronto
Per BlackBerry si profila un salvataggio canadese. Come riporta il Financial Times, Prem Watsa, il proprietario del fondo d’investimento Fairfax Financial e primo azionista del produttore di smartphone, sta cercando l’appoggio di banche e fondi pensione di Toronto e dintorni per lanciare una cordata pronta a correre in soccorso del gruppo.
Le dimissioni dal board di BlackBerry
Watsa, definito il Warren Buffett canadese, da solo controlla il 9,9% dell’azienda con sede a Waterloo (Ontario). Proprio lunedì l’investitore miliardario si era dimesso dal consiglio di amministrazione dell’ex Research in Motion in concomitanza con la decisione del gruppo di formare un comitato speciale chiamato a valutare “alternative strategiche” tra cui una joint venture o la vendita del gruppo stesso da anni in crisi. Watsa ha parlato di un conflitto d’interessi alla base della sua decisione, sostenendo di non aver alcuna intenzione di vendere le azioni di BlackBerry in suo possesso. Ma secondo gli analisti citati da Ft, la mossa nasconderebbe l’interesse da parte di Watsa di portare a termine un leverage buyout (acquisizione a debito). Non solo. Nelle ultime settimane la possibilità di un salvataggio da parte di banche e di fondi pensionistici canadesi – che insieme vanterebbero una partecipazione del 17% – è stata più volte ventilata.
BlackBerry canadese
Dopo il fallimento nel 2009 di Nortel Network, multinazionale produttrice di hardware, software e servizi per le telecomunicazioni, BlackBerry rappresenta il gruppo tecnologico più importante del Paese e una sua cessione a capitali stranieri non sarebbe ben vista.
Il crollo della quota di mercato
La notizia del possibile buyout arriva dopo che lunedì BlackBerry si era detta pronta a considerare varie opzioni per uscire da un lungo periodo di difficoltà, causato dal peso schiacciante della concorrenza e dal conseguente calo delle vendite. Negli ultimi cinque anni il gruppo di Waterloo ha perso 78 miliardi di dollari del suo valore di mercato. La sua quota di mercato, secondo IDC, è scesa dal 50% nel 2009 ad appena il 3% attuale.
Icahn cresce in Apple
Ma le case non vengono rimescolate solo a Waterloo, e il finanziere Carl Icahn aumenta la sua partecipazione in Apple. Lo ha reso noto lui stesso su Twitter, raccontando di aver parlato con l’ad di Apple Tim Cook. Secondo Icahn l’azienda di Cupertino è ampiamente sottovalutata in Borsa, di qui la decisione di acquisire una maggiore quota della Apple. Una notizia che ha fatto balzare il titolo della mela morsicata di un 3%.
La richiesta del buyback per risollevare il titolo
Carl Icahn, uno dei più noti speculatori della finanza Usa, ha dichiarato che Cupertino dovrebbe usare la montagna di liquidità su cui siede per lanciare un’operazione di buyback (riacquisto di azione proprie) per risollevare il corso del titolo. Icahn secondo il Wall Street Journal avrebbe investito oltre 1 miliardo di dollari in Apple. Le azioni del colosso che lo scorso settembre avevano toccato il picco a 705 dollari viaggiano oggi intorno ai 488 dollari.
La reazione dei mercati
Ennesima prova della potenza di Twitter, nelle ‘giuste’ dita. E’ bastato un cinguettio di Carl Icahn per far aumentare in pochi minuti di 17,1 miliardi di dollari il valore complessivo di Cupertino a 444 miliardi.
Ma l’osso duro Icahn potrebbe essere anche un parente scomodo per l’ad Tim Cook. Con Dell Icahn ha ingaggiato un duello in tribunale per bloccare piani di buyout. E a Cook ha già consegnato la prima richiesta: un aumento del piano di riacquisto di azioni che sostenga le quotazioni e premi i soci. A festeggiare, nel frattempo, resta Wall Street.