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È stato il fondatore di Foxconn a convincere la Cina ad abbandonare lo zero Covid

È stata una lettera di Terry Guo a convincere le autorità cinesi ad allentare le restrizioni sanitarie, pena la distruzione della centralità cinese nella catena di valore globale. Dalle quarantene a casa all’eliminazione del test molecolare, passando per l’apertura di Disneyland e il libero transito. Ecco i nuovi allentamenti alla strategia zero Covid

Una lettera del fondatore di Foxconn, che produce gli iPhone, ha avuto un ruolo importante nel convincere la leadership del Partito Comunista Cinese ad accelerare i piani di riduzione delle politiche zero Covid, racconta oggi il Wall Street Journal.

Terry Gou ha avvertito che i rigidi controlli avrebbero messo in crisi la centralità della Cina nelle catene di fornitura globali e ha chiesto maggiore trasparenza sulle restrizioni imposte ai lavoratori dell’azienda. I funzionari della sanità cinese e i consulenti del governo hanno preso spunto dalla lettera per spingere il governo ad alleggerire i severi controlli sul Covid-19.

Alla fine di ottobre, il governo cinese ha vietato ai lavoratori di lasciare la fabbrica Foxconn di Zhengzhou, spingendo molti lavoratori a fuggire dal campus. Poi, il 2 novembre, il governo locale ha imposto un lockdown per una settimana, vietando tutti i movimenti della fabbrica, tranne quelli essenziali. Il risultato è stato il caos. Molti lavoratori sono stati chiusi nei dormitori o portati in autobus in strutture di quarantena. Altri, temendo di contrarre il Covid, si sono rifiutati di tornare alle linee di produzione. A fine novembre sono scoppiate delle proteste in fabbrica. I disordini hanno alimentato i piani di Apple di spostare parte della produzione dalla Cina.

Anche per questo, le autorità hanno annunciato la fine dell’obbligo del test negativo per entrare in supermercati e uffici; una delle più recenti misure di allentamento delle restrizioni per il contenimento del Covid dopo le proteste delle ultime settimane. Resta il requisito di presentare un test negativo per entrare negli ospedali, residenze di anziani e scuole.

“Pechino si prepara a vivere di nuovo” titola il quotidiano statale China Daily, sostenendo che la popolazione andrà gradualmente verso un ritorno alla normalità, e che questo processo si applicherà anche al resto del Paese. L’agenzia Xinhua sentenzia: “Il periodo più difficile è superato”, alludendo all’indebolimento del virus e agli sforzi della campagna vaccinale.

Sebbene il governo di Pechino insista di aver salvato milioni di vite grazie alle misure dello zero Covid, ora “ci sono le condizioni per un aggiustamento in questa nuova situazione”, in cui il virus provoca meno vittime.

Tong Zhaohui, direttore dell’Istituto di Malattie Respiratorie di Pechino, ha dichiarato lunedì che l’ultima variante del Covid, Omicron, ha causato meno casi gravi in confronto all’epidemia di influenza del 2009. Questo porterebbe la Cina molto presto alla fase categoria B, molto meno rigida rispetto alla categoria A, massimo livello di allerta per malattie infettive.

Il cambio di strategia si produce in seguito ad un nuovo tono usato dalle autorità sanitarie rispetto alla gravità del virus. La Cina ha registrato un numero più basso di contagi, poiché un’ondata che ha iniziato ad accelerare il mese scorso sembra diminuire, secondo l’agenzia Bloomberg. Le infezioni sono diminuite negli ultimi otto giorni dal picco di fine novembre. Tuttavia, alcuni esperti credono che l’apertura in un Paese senza vaccinati né immunità naturale possa degenerare in una nuova ondata con molti morti.

Gli analisti di Nomura sostengono che le zone confinate in Cina equivalgono al 19,3% del Pil totale di fronte al 25,1% dello scorso lunedì. Si tratta della prima riduzione dell’indice Covid di Nomura negli ultimi due mesi. Per gli analisti, la Cina potrebbe riaprire l’economia ed eliminare i controlli alle frontiere prima della fine dell’anno, con un’apertura totale nella primavera del 2023.

Mizuho International prevede che “gli asset di rischio potrebbero godere di un certo slancio positivo dall’Asia, se gli sviluppi continueranno ad alimentare l’ottimismo su una riapertura cinese nel 2023”.

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