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Sul Tempest, un’intesa politica oltre la tecnologia. Il commento di Perego

L’Accordo raggiunto sul Tempest coinvolge anche l’Italia che potrà così mantenere e acquisire quelle tecnologie che permettono di essere competitivi sul mercato mondiale e avere importanti benefici economici e industriali. Ne abbiamo parlato con il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago

Oltre al valore industriale e strategico, l’accordo siglato per il Tempest, è “soprattutto un accordo tra tre nazioni legate storicamente da relazioni profonde, basate su valori di libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto”. A sostenerlo è il sottosegretario di Stato al ministero della Difesa, Matteo Perego di Cremnago, che ha commentato per Formiche.net l’accordo tra Londra Tokyo e Roma il quale ha impresso un’accelerazione alla realizzazione del caccia di sesta generazione, che entro il 2035 andrà a sostituire l’Eurofighter Typhoon.

L’intesa raggiunta da Italia, Regno Unito e Giappone sul Tempest è prima di tutto un accordo politico significativo, perché?

Perché il Global combat air programme (Gcap) non solo è un ambizioso progetto industriale e governativo volto allo sviluppo di un aereo da caccia di nuova generazione entro il 2035, ma è soprattutto un accordo tra tre nazioni legate storicamente da relazioni profonde, basate su valori di libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto. E attraverso il Gcap potremo sviluppare ulteriormente i nostri rapporti di lunga data in materia di Difesa. Per questo il programma è molto significativo da un punto di vista sia politico che tecnologico/industriale. Nello specifico sarà in grado di: accelerare le nostre capacità militari avanzate e di ampliare il nostro vantaggio tecnologico; di sviluppare e far crescere, con la totale condivisione del know how tecnologico ed equa partecipazione industriale, la nostra cooperazione nel campo della Difesa, la collaborazione scientifica e tecnologica e tutte le logistics chain di fornitura integrate; e di rafforzare notevolmente la nostra già forte base industriale della Difesa. Questo programma produrrà dunque benefici non solo diplomatici o strategici ma anche economici e industriali ad ampio raggio, sostenendo significativamente l’occupazione nel nostro Paese.

Come si può leggere l’accordo alla luce dell’accelerazione posta sulla Difesa comune europea e dell’altro accordo in essere sul Fcas? Secondo lei è auspicabile che i due programmi convergano al più presto come richiesto dalle Forze armate?

Tutto è perfettamente allineato con la “Bussola Strategica” che va nella direzione giusta, ossia verso un concetto comune di Difesa europea. Noi siamo parte di questo accordo, il Fcas invece è tra altre tre nazioni (Francia-Germania-Spagna) che non hanno ancora un jet di quinta generazione per sostituire il Rafale francese e gli Eurofighter tedeschi e spagnoli. Per la difesa Ue sarebbe assolutamente utile una convergenza, soprattutto in termini di un migliore impiego di tutte le risorse a disposizione, ma al momento non pare probabile.

Che tipo di vantaggi industriali e militari fornirà per l’Italia questo accordo?

Il programma consentirà all’Italia di mantenere e acquisire quelle tecnologie che permettono di essere competitivi sul mercato mondiale e come ho già detto, avremo come Paese importanti benefici economici e industriali, nonché un sostegno concreto all’occupazione attraverso un attivo e virtuoso coinvolgimento di università, centri di ricerca, Pmi e le principali industrie nazionali come Leonardo. Il vantaggio militare è evidente, non abbiamo a che fare con un velivolo ma con un sistema di massima efficacia e precisione.

Astrattamente si parla spesso del fattore All domain, il Tempest lo concretizzerà e metterà in pratica?

Il Tempest sarà un sistema d’arma di 6° generazione quindi predisposto per l’All domain. Affinché l’architettura All domain funzioni è necessario che le varie piattaforme e centri di comando e controllo lo siano, non basterà solo il velivolo.

Quale significato ha sul piano geopolitico il contributo giapponese al programma?

Si tratta del primo grande programma militare giapponese sottoscritto non con gli Stati Uniti, tra l’altro in un momento storico dove il Giappone ha drasticamente aumentato il suo budget per la Difesa. A mio avviso questo ha una grande rilevanza geopolitica in quanto consentirà all’Europa di far crescere la sua presenza politica e industriale nell’Indopacifico con un programma di altissimo contenuto tecnologico. Un accordo che farà crescere ulteriormente l’asse strategico Usa-Eu-Australia-Nuova Zelanda-Giappone e Nato. La speranza è quindi che il Global combat air programme, e attraverso di esso il partenariato di tre grandi paesi nello sviluppo delle rispettive capacità, possa costituire una pietra miliare della sicurezza globale, della stabilità e della prosperità nei prossimi decenni.



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