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L’Europa del pallone non è tonda, fa quadrato

Di Vittorio Russo

Se da una parte il Qatargate sta sgretolando pian piano le certezze della Corazzata Politica Ue, l’Armata Uefa fuoriesce dal caravanserraglio di norme e regolamenti in cui si trincerava e gioca a viso aperto per salvaguardare se stessa e la sua identità fino ad oggi inattaccabile. L’intervento di Vittorio Russo, avvocato, consulente giuridico Senato della Repubblica, esperto di Affari Europei e Diritto sportivo

Sotto assedio dello spietato tridente d’attacco della Sûreté de l’État belga, indagini, intercettazioni e perquisizioni, la difesa dell’Europa dei centri di comando istituzionale di Bruxelles si sgretola ora dopo ora e imbarca gol ad ogni dribbling del potere giudiziario. L’Europa dei gangli del potere pallonaro invece no. L’offensiva ormai spuntata della Superlega sembra essersi ormai inesorabilmente avviata al tramonti senza la possibilità di giocarsi neanche il “girone di ritorno”. Se il volto impomatato del collaboratore parlamentare Francesco Giorgi segna il momento storico di un sistema, quello su cui si regge l’impalcatura friabile dell’asset morale (e legale) Ue, uno che voleva fare Beautiful ma che ha sbagliato mestiere e città, quello di Ceferin è molto più “on fire”. Ebbene sì, in quel campo da gioco l’Europa è forte e non cede metri di manto erboso.

Il caso giuridico nasce dal lancio della nota Superlega (a inizio 2021), rispetto al quale, per tutta reazione, la Uefa ha minacciato a più riprese di punire i club che avevano deciso di aderire al progetto e i loro giocatori, con una sospensione dalle competizioni Uefa e Fifa, oltre alla potenziale impossibilità di essere convocati in rappresentanza delle Nazionali.

Conseguentemente, la società Esl (European Super League) ha chiesto al Tribunale commerciale di Madrid protezione legale (un’ingiunzione) per impedire a Uefa e Fifa di utilizzare i propri ampi poteri sanzionatori al fine di fermare l’iniziativa. Nello stesso procedimento, l’Esl ha chiesto al Tribunale Commerciale di Madrid anche di presentare un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Ue in merito alla compatibilità degli statuti Uefa e Fifa con il Tfue (Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea).

L’Avvocato generale della Corte di giustizia Ue, Athanasios Rantos, ha segnato un gol probabilmente decisivo nella nota disputa giuridica Fifa/Uefa – Superlega. Il parere richiestogli dal ricorrente illustra giuridicamente come non vi sia un monopolio illegale da parte di Fifa e Uefa, tesi invece sostenuta dalla European Super League company (Eslc).

Nelle sue conclusioni, non ha ravvisato un contrasto tra le norme europee in materia di Concorrenza e le disposizioni Uefa e Fifa che prevedono che la creazione di una nuova competizione calcistica paneuropea tra club sia subordinata a un sistema di autorizzazione preventiva, in quanto, tenuto conto delle caratteristiche della competizione prevista, e degli effetti restrittivi derivanti da tale competizione, tale sistema appare inerente e proporzionato al conseguimento dei legittimi obiettivi perseguiti da Uefa e Fifa, che sono legati alla specificità dello sport.

In particolare, secondo l’Avvocato generale, il mancato riconoscimento da parte della Fifa e dell’Uefa di una competizione sostanzialmente chiusa come l’Esl cerca di preservare il principio di partecipazione basata sui risultati sportivi, sulle pari opportunità e sulla solidarietà su cui si fonda la struttura piramidale del calcio europeo.

In sostanza, la Corte di giustizia Ue ha esposto come la Eslc possa liberamente istituire il torneo ma non sia più contemporaneamente nelle condizioni legittime di continuare a partecipare a Champions League, Uefa Europa League e Conference League, così come alle altre manifestazioni calcistiche, senza una preventiva autorizzazione da parte di Fifa e Uefa. Tradotto sotto l’aspetto tecnico ci troveremmo al cospetto di un mero “vincolo di esclusiva” del circus ceferiniano. O con me o fuori da me.

Il massimo organismo calcistico continentale ha commentato il parere “raccomandando” (mai verbo fu più eloquente) in tempi brevi una “sentenza della Corte di Giustizia a sostegno della sua missione centrale di governare il calcio europeo, proteggere la piramide e sviluppare il gioco del calcio in tutta Europa, garantendo il mantenimento dell’attuale struttura di governance dinamica e democratica del Palazzo calcistico europeo”. Il calcio made in UE rimane unito e fermamente contrario alla Superlega, o a qualsiasi proposta separatista, che minaccerebbe l’intero ecosistema pallonaro del Vecchio continente.

Inequivocabile elemento/principio conditio sine qua non di emarginabilità subito esposto dal susseguente comunicato della Fifa che ha accolto con favore l’opinione espressa dall’Avvocatura in cui si conferma la posizione e la legittimità della Fifa e della Uefa nell’approvare qualsiasi nuova competizione calcistica. Allo stesso modo, ha ritenuto che possano essere comminate sanzioni verso quelle competizioni che non soddisfino i criteri autorizzativi approvati. La Fifa si è detta felice inoltre del riconoscimento dei diritti esclusivi alla stessa per il mercato delle competizioni internazionali organizzate sotto la sua possente egida. Dunque che giochino pure Juve, Real e Barca, ma solo da sole. Altrimenti calci agli stinchi. Dopo aver definito il Mondiale qatariota il più bello di sempre”, sebbene il Mondo intero sappia quanti detriti fangosi abbia trascinato nella sua scia tra diritti negati, migliaia di lavoratori morti senza risarcimenti per le famiglie, gli echi silenziati di omofobia, lo spettro delle mazzette agli amici delle federazioni amiche e i rigori cortesi a Messi, anche la Fifa mostra i canini affilati e imbrattati di sangue.

Nel merito, il parere precisa come Uefa e Fifa costituiscano a tutti gli effetti un regime monopolistico, che, però, non viola gli articoli 101 e 102 del Trattato di Roma in tema di Concorrenza in ambito Ue. In sintesi, si rileva che il loro è un “monopolio propositivo”, perché mirato a garantire e migliorare lo sviluppo della disciplina calcistica, anche dal punto di vista economico e di marketing commerciale.

Inoltre, per la Corte, viene attribuito alla Superlega ancora uno status iuris di “competizione chiusa”, nonostante la società “A22 Sport Managment”, che gestisce il “contenitore Superlega”, abbia provato a far passare il messaggio opposto, ovvero quello del torneo aperto, a cui si accede (anche se residualmente) per meriti di campo.

In particolare, sull’istanza presentata al Tribunale Mercantile n. 17 di Madrid da parte della European Superleague Company (che comprende gli ideatori e i sostenitori del progetto della Superlega) oggi rappresentata dalla società “A22 Sport Managment”, era richiesto un parere sull’ipotesi di abuso di posizione dominante da parte di  Fifa e Uefa ai sensi delle leggi europee sulla concorrenza tale da aver troncato la nascita del nuovo torneo e poi tentato di sanzionare i club coinvolti nell’ipotizzata manifestazione. Un parere legale sulla presunta violazione degli articoli 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che vietano gli accordi anticoncorrenziali e le pratiche concordate tra imprese, nonché gli abusi di posizione dominante. Ora si attende il pronunciamento della Corte, prevista per il mese di marzo 2023. Quasi sempre, l’atto consultivo dell’Avvocato viene poi confermato in fase di sentenza definitiva che, ricordiamo, non è impugnabile. Il parere dell’Avvocato Generale non è vincolante, ma nella maggior parte dei casi precedenti è stato recepito nel provvedimento decisorio e definitivo dai giudici della Corte.

A questo punto tuttavia incombe una riflessione giuridica sulla base di una più attenta lettura del disposto convincimento di Rantos. Siamo sicuri che questo consulto spazzi via definitivamente ogni appiglio di legittimità ai proponenti Superlega?

L’analisi oggettiva del Testo ci racconta anche e soprattutto una realtà che non si può far finta di non visualizzare. Ovvero che lo stesso ha sancito la sussistenza di un principio sul quale la “A22” può chiedere la “ripetizione della partita”. Ovverosia, anche se i cortei sono partiti e le bandiere dei festeggiamenti nel Palazzo del Calcio Ue roteano già da un pezzo, non si può omettere di considerare che è stato ufficialmente riconosciuto il diritto di soggetti terzi di organizzare competizioni paneuropee tra club.

Tecnicamente l’Avvocatura Generale dell’Ue ha ipso facto sostanzialmente confermato la posizione dominante e il ruolo monopolistico dell’Uefa. Ma, applicando tale assunto, legis actio appare chiaro a chi mastica di sport, invece, la violazione di un principio del professionismo agonistico ben più rilevante, quello che i club e i giocatori devono poter conoscere in anticipo e con assoluta certezza quali siano le condizioni imposte a terzi per partecipare a determinate competizioni. Allo stesso tempo, le sanzioni devono essere sufficientemente chiare e proporzionate per evitare qualsiasi rischio di decisioni arbitrarie e del tutto sproporzionate o vessatorie per gli atleti interessati e coinvolti.

Ma non è il solo principio di legittimità che scolpisce il parere di Rantos. Infatti ne sbatte prepotentemente nel cerchio di centrocampo anche un altro: l’immutabilità del principio di libera concorrenza.  E lo fa nella parte in cui sottolinea come “le misure disciplinari previste dall’Uefa (con chiaro riferimento all’ipotesi di esclusione dai campionati nazionali) rischino di avere un forte impatto nella capacità degli stessi club e giocatori di prendere parte a nuove competizioni e, pertanto, di chiudere il mercato a nuovi potenziali competitori”. In definitiva, i 15 giudici del merito chiamati a pronunciarsi sul caso non potranno fare a meno di addentrarsi in una problematica di diritto e ragionare su una necessità di tutela che a questo punto pare inevitabile: il diritto dei singoli club di gestire i propri interessi senza che un organismo privato esterno ne influenzi scelte tecniche, decisioni economiche e progettazioni societarie.

Ricordiamo che l’Eslc è l’unica proprietaria della Superlega, che mira a diventare la prima competizione europea al di fuori della Uefa a svolgersi con cadenza annuale e con la partecipazione di calciatori e club di altissimo livello sportivo, compresi i club membri permanenti della Superlega e altri club che avranno ottenuto la “classificazione” per disputare tale competizione. Quest’ultima non impedirebbe ai club partecipanti di prendere parte alle rispettive competizioni e campionati nazionali.

Infine bisogna considerare che gli statuti della Fifa e della Uefa e l’applicazione delle sanzioni e dei divieti derivanti dagli stessi costituiscono una barriera insormontabile all’accesso di nuovi concorrenti nel mercato europeo delle competizioni internazionali di club calcistici e alla commercializzazione dei diritti relativi a dette competizioni, attività che non sono interscambiabili, ma rivestono piuttosto un carattere di complementarietà funzionale.

Se da una parte il Qatargate sta sgretolando pian piano le certezze della Corazzata Politica Ue, l’Armata Uefa fuoriesce dal caravanserraglio di norme e regolamenti in cui si trincerava e gioca a viso aperto per salvaguardare se stessa e la sua identità fino ad oggi inattaccabile.

L’auspicio è che le decisioni che verranno prese siano responsabili verso gli atleti e anche verso i club che hanno fatto la storia di questo sport, al di là del tifo, delle sciarpe che non vanno via dal collo anche quando pare imprescindibile e dai biechi interessi di bottega. La fisiologica conseguenza sarebbe la creazione di un torneo continentale che tenga conto di tutti i fattori in gioco, del merito sportivo quanto dell’interesse universale alla qualità del prodotto commerciale e televisivo. Se dovesse prevalere solo l’aspetto dell’autoconservazione fine a se stessa, sarebbe l’ennesima ulteriore sconfitta e non una vittoria delle istituzioni sovranazionali europee.

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