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La forza dell’Ue oltre pandemia e scandali. Parla Regimenti (FI)

“La vicenda è stata un brutto colpo all’immagine della nostra istituzione”, spiega Regimenti (Forza Italia), a Formiche.net. “Si rischia che il duro lavoro di molti sia oscurato dalle cattive azioni di pochi”. Cosa pensa l’europarlamentare di Mes, Price cap e i passi per prevenire una nuova pandemia

Luce verde al price cap europeo. Dopo mesi di frizioni, lunedì scorso il consiglio straordinario dei ministri dell’Energia ha prodotto un verdetto che premia le posizioni dei Paesi del Mediterraneo trainati dall’Italia. Sulla base delle sollecitazioni dell’ultimo periodo, già rafforzate dalle conclusioni del Consiglio europeo del 15 dicembre, il meccanismo di correzione del prezzo del gas entrerà in funzione quando sul mercato olandese (TTF) il prezzo della materia prima energetica salirà oltre i 180 euro per MWh, producendo il blocco agli ordini mensili oltre il prezzo stabilito. Secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la misura rappresenta una vittoria significativa per l’Italia, che si inserisce nel solco del lavoro già svolto dal governo Draghi. Ma lo è anche per l’Europa, che in questo modo getta le basi di una nuova governance per il mercato dell’energia e apre la strada ad un processo di revisione dell’intero meccanismo. Una notizia incoraggiante, che si unisce all’impianto del RePowerEu per favorire l’indipendenza energetica dalla Russia e che, allo stesso tempo, suona come una risposta coesa alle vicende di corruzione che hanno interessato il Parlamento europeo.

A questo proposito Formiche.net ha raggiunto l’europarlamentare Luisa Regimenti, docente presso l’Università di Tor Vergata e medico legale, impegnata su alcuni dei più importanti casi giudiziari italiani. Regimenti è giunta in Parlamento Ue in seguito alle elezioni europee del 2019, risultando la candidata eletta per la Lega con più voti a Roma e nel Lazio. Nel 2021, auspicando in un grande partito di centrodestra unito, ha aderito a Forza Italia abbracciando il progetto del Partito popolare europeo. Oggi è vicecapo delegazione di FI al Parlamento europeo, ed è membro, tra le altre, della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, della Commissione speciale sulla pandemia di Covid-19, della Commissione giustizia e della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti.

Anzitutto una battuta sul QatarGate. Attraverso una risoluzione, il Parlamento europeo ha sospeso la discussione parlamentare di tutte le disposizioni che riguardano il Qatar. Trova che la risposta sia commisurata a quanto accaduto?

La vicenda è stata un brutto colpo all’immagine della nostra istituzione. Si rischia che il duro lavoro di molti sia oscurato dalle cattive azioni di pochi. In ogni caso il Parlamento sta adottando tutte le misure del caso: inchieste interne, massima collaborazione con le forze di polizia, ma soprattutto l’aumento degli strumenti di trasparenza nell’Eurocamera, attraverso i quali vogliamo dimostrare che il comportamento scorretto di singoli Deputati non può scalfire il nostro sistema democratico. Intanto abbiamo adottato provvedimenti per l’immediato, al fine di impermeabilizzare i lavori Parlamentare da ingerenze esterne. Non solo la sospensione delle disposizioni relative al Qatar, bisogna fare di più. Il mio gruppo politico, il Partito popolare europeo, ha fatto ricorso ad un ulteriore provvedimento, coraggioso e di buon senso: fino a quando non avremo la certezza che sarà ripristinata l’integrità delle procedure parlamentari, non parteciperemo a nessuna preparazione, negoziazione o votazione in plenaria di risoluzioni d’urgenza, che potrebbero essere compromesse dall’ ingerenza di Paesi terzi come il Qatar.

Price Cap europeo: il consiglio Energia si è allineato alle posizioni italiane e si prepara ad implementare il dispositivo a partire da febbraio. Quali secondo lei i prossimi passi per disinnescare i rincari energetici?

Siamo soddisfatti. Il Price Cap è una misura fortemente voluta dall’Italia. È stata una negoziazione particolarmente complessa perché non tutti i Paesi europei erano inclini all’istituzione di un tetto, ma finalmente siamo riusciti a trovare un punto di accordo. Si tratta di una misura efficace per ridurre le speculazioni, che rappresentano una delle cause primarie del caro bollette. L’accordo dei Paesi del Consiglio ha dato inoltre un importante segnale di coesione e risolutezza ai mercati, che ha permesso al prezzo del gas di attestarsi ai minimi da metà giugno nelle borse. Questa è la dimostrazione del fatto che l’Unione funziona quando procede unita.

Come è accaduto durante il Covid?

Esatto. Misure sporadiche di singoli Paesi hanno poco effetto quando si deve intervenire sul mercato. Si tratta comunque di un primo passo, il sistema energetico europeo deve essere riformato strutturalmente. Tra poco in Europa lavoreremo ad una proposta per il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas, ed auspichiamo l’istituzione di un Fondo europeo per l’energia sul modello del Recovery. Intanto ci dobbiamo attrezzare a livello nazionale per assicurare l’indipendenza del nostro Paese, deciso a non utilizzare più il gas russo, attraverso un mix energetico vario e completo. Per questo motivo il governo ha già mostrato ottimi risultati: dall’aumento della produzione del gas nazionale, alla semplificazione delle procedure di approvazione degli impianti. Essenziale inoltre la diplomazia energetica. Come già affermato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’Italia, grazie alla sua posizione strategica nel Mediterraneo, ha il potenziale per diventare l’hub di approvvigionamento delle materie prime in Europa.

Torniamo in Italia: Roma è ancora ferma sulla ratifica del Mes. Qual è il suo punto di vista in merito alle condizionalità del Meccanismo?

Il governo sta dimostrando cautela nella ratifica della riforma del Mes, e fa bene, poiché si tratta di uno strumento importante ed è essenziale che tutte le condizioni siano negoziate al meglio. Nel 2008, il fondo Salva Stati nasceva per concedere assistenza ai Paesi membri che avrebbero trovato difficoltà a finanziarsi sul mercato, prima che nel 2018 venisse avviata la riforma in un contesto completamente diverso da quello di oggi. La condizionalità è un punto controverso, a seconda del tipo di aiuto che viene erogato c’è una contropartita più o meno stringente, in termini di austerity, che lo Stato richiedente deve garantire. Le riforme che si vorrebbero introdurre comporterebbero condizioni particolarmente rigorose per l’accesso agli aiuti, tanto da renderlo di difficile utilizzo e per questo i dubbi in merito alla ratifica sono legittimi. Dunque, non siamo contrari al Mes, di cui peraltro l’Italia è ad oggi uno dei principali sottoscrittori, ma sono necessari aggiustamenti adeguati, considerato che attualmente non c’è un controllo sufficientemente attento da parte delle istituzioni.

Cambiamo argomento. La pandemia da Covid-19 ha posto gli Stati europei difronte a sfide inedite in ambito sanitario. Per guidare questa evoluzione ha ideato e promosso il CTSE. Di cosa si tratta?

La pandemia ha messo a dura prova i nostri sistemi sanitari. Ci siamo trovati impreparati, e anche se alla fine l’Europa ne è uscita al meglio, il prezzo che abbiamo pagato è stato troppo caro. Questo non deve succedere mai più, dobbiamo imparare dalle lezioni ed approfittarne per operare riforme strutturali in tutti i campi. In questo senso, in Italia ed in Europa disponiamo delle migliori menti, abbiamo tra le migliori personalità scientifiche al mondo e non servirsene sarebbe un gravissimo errore. Per questo motivo l’anno scorso ho deciso di creare il Comitato Tecnico Scientifico Europeo, un organo composto da più di duecento tra i migliori medici e professionisti sul panorama nazionale. Il CTSE si è già riunito al Parlamento europeo, alla Camera e al Senato, ed è stato capace di ottenere un’interfaccia diretta con il legislatore della salute. Quello di oggi è un grande momento di riforma, le Istituzioni europee stanno ridisegnando la sanità del futuro, ma non si può intervenire a livello politico senza ascoltare i destinatari delle leggi, che sono i più qualificati a fornire indicazioni e suggerimenti per la creazione di un Unione europea della salute.

Allo stesso tempo, l’emergenza pandemica ha dato una grossa accelerazione all’utilizzo dei servizi digitali in sanità e ha messo in luce la centralità dei dati come occasione di pianificazione, ricerca e prevenzione. L’Europa si sta muovendo per garantire ai 27 delle linee guida efficaci?

Non solo linee guida, l’Europa vuole creare un vero e proprio spazio unico di condivisione dei dati. Questi, infatti, rappresentano il futuro e sono un bene non rivale, ossia possono essere utilizzati ripetutamente e contemporaneamente da più soggetti e potenzialmente senza alcun limite. Inoltre, sono essenziali per la ricerca in campo scientifico e sanitario, per lo sviluppo di nuove tecnologie e per l’economia in generale. Eppure, si stima che in Europa solo il 20 % di essi venga utilizzato. Da qui nasce la Strategia europea sui dati, che propone un indirizzo generale per l’Unione e uno Spazio Europeo dei Dati per ogni specifico settore. In Commissione Giuridica sono relatrice ombra del Data Act, la legge sui dati, ossia la proposta di regolamento principale della Strategia.

Qual è l’obiettivo?

Il nostro obiettivo è introdurre principi normativi che permettano lo scambio di dati industriali per un valore di 280 miliardi di PIL entro il 2028, tutelando al contempo i dati personali ed i segreti commerciali. La proposta di Regolamento sullo Spazio Europeo dei Dati Sanitari è un altro elemento innovativo della Strategia. Si tratta di uno spazio comune ai 27 con due obiettivi principali: permettere a tutti i cittadini di accedere ed essere padroni dei propri dati sanitari, e promuovere un utilizzo secondario degli stessi – ovviamente dietro consenso del titolare – per scopi di ricerca e sviluppo. Gli effetti saranno evidenti: si pensi ad esempio ai contesti emergenziali, dove le istituzioni avranno a disposizioni dati precisi e completi per indirizzare con immediatezza e puntualità i propri interventi, oppure a quelli ordinari, dove saranno soprattutto i cittadini a beneficiare di cure personalizzate, cartelle cliniche elettroniche, sviluppo di prodotti sanitari innovativi. Valorizzando, dunque, ciò che mi sta più a cuore: la salute dei pazienti.

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