Il comandante De Carolis ha confermato la presenza di navi russe nel Mare nostrum, di cui si parla da diverso tempo, a margine della cerimonia di avvicendamento del comando tattico dell’operazione Mediterraneo sicuro. Sarà la Marina militare italiana a tenerle sotto controllo da vicino
Roma tiene sotto controllo gli assetti del Cremlino nel Mediterraneo. A confermare la presenza di navi russe nel Mare nostrum è stato l’ammiraglio Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra Navale, nel corso della conferenza stampa tenutasi a margine della cerimonia di avvicendamento del Comando tattico dell’operazione Mediterraneo sicuro. Il passaggio di testimone tra Riccardo Marchiò e il contrammiraglio Stefano Frumento è avvenuto a bordo della nave anfibia San Giorgio alla stazione navale Mar Grande di Taranto. “Confermo la presenza di navi russe nel Mediterraneo. Per cui a noi il compito di sorvegliare e controllare da vicino queste navi. Un forte messaggio dal punto di vista della comunicazione strategica che l’alleanza dà”, ha infatti spiegato De Carolis che ha presieduto la cerimonia.
La sicurezza del Mare Nostrum
“È dall’inizio dell’anno che l’impegno della Marina italiana in attività operative è stato intensificato. Questo si traduce in un maggior numero di navi in mare, per cui uno sforzo più intenso per i nostri equipaggi”, ha raccontato il comandante De Carolis parlando degli sforzi delle nostre forze navali a sostegno della stabilità dell’area. La sicurezza del Mediterraneo è infatti di interesse strategico per il nostro Paese. Per questo la Marina militare italiana, come spiega l’ammiraglio, si muove “in un contesto pienamente sinergico con le altre Marine alleate che operano nel Mediterraneo e con tutte le altre operazioni”, in un quadro di collaborazione. Tra le operazioni a cui fa riferimento De Carolis vi sono “quelle dell’Unione europea come l’operazione Irini, e della Nato come la Sea Guardian, e quella ancora più importante che vede permanentemente presente nel Mediterraneo la portaerei americana Bush”. A conferma del ruolo di primo piano giocato dal nostro Paese nell’area, vi è la recente scelta della città di Taranto come sede del Comando Marittimo Sud della Nato.
Navi russe
Già dall’inizio dello scoppio della guerra russo-ucraina lo scorso febbraio era stato avvistato l’incrociatore di classe Slava, Varyag, progettato principalmente per il combattimento anti-nave, mentre a giugno il capo di Stato maggiore della Marina, Enrico Credendino, aveva parlato di un aumento progressivo della presenza russa nel Mediterraneo che vedeva al tempo 18 navi russe e due sommergibili. Non è chiaro se negli ultimi sei mesi il numero di unità russe sia aumentato ma è bene sottolineare come ormai il Mediterraneo non sia “più solo il mare fra Europa e Africa, ma quello dei traffici da Ovest a Est e viceversa, del passaggio delle navi mercantili dagli stretti. Un collegamento più veloce, con il Canale di Sicilia che fa da cerniera”, come aveva ribadito Credendino al Corriere.
Operazione Mediterraneo sicuro
L’operazione “Mare Sicuro” venne avviata il 12 marzo 2015 per rispondere all’evolversi della crisi in Libia, prevedendo il dispiegamento di un dispositivo aeronavale in grado di garantire presenza, sorveglianza e sicurezza marittima, in particolare nel Mediterraneo centrale e nello stretto di Sicilia. I compiti della missione erano poi stati ampliati nel 2018, ricomprendendo il sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina militare libiche per il contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani. In piena continuità con la precedente, “Mediterraneo Sicuro” vede il dispiegamento fino a sei tra navi e sommergibili, godendo anche del supporto dato dai velivoli della Marina militare e dell’Aeronautica che assicurano attività di presenza e sorveglianza. Sono diversi gli obiettivi a cui punta la missione, dalla difesa delle linee di comunicazione marittime al controllo del dominio subacqueo, dalla salvaguardia delle attività economiche in alto mare alla protezione delle flotte nazionali (mercantile e peschereccia), fino alla protezione dei mezzi appartenenti anche ad altri corpi statali e al monitoraggio delle infrastrutture di approvvigionamento energetico. Grazie al recente ampliamento dell’area di operazione, la missione comprende ora la gran parte degli spazi internazionali marittimi del bacino.