“Il futuro delle banche – Vigilanza e regolazione nell’Unione Bancaria europea”, volume firmato da Stefano Lucchini e Andrea Zoppini, mette gli istituti di credito al centro dei processi di innovazione e sviluppo economico dell’Ue
È una sorta di Bibbia dell’universo bancario europeo. E si propone di analizzare la complessa questione della gestione degli istituti di credito nell’eurozona. “Il futuro delle banche – Vigilanza e regolazione nell’Unione Bancaria europea” è il nuovo libro di Stefano Lucchini, group chief institutional affairs and external communication di Intesa Sanpaolo, e Andrea Zoppini, professore ordinario di Diritto civile al dipartimento di giurisprudenza dell’Università Roma Tre. Il volume (edito da Baldini & Castoldi, 240 pagine, 20 euro) si pone come strumento per valutare quel che le classi politiche, dai poli opposti del liberalismo e del sovranismo, faranno nei prossimi mesi nell’ottica dell’Unione bancaria.
“Il progetto Unione bancaria ha tra i suoi obiettivi la creazione di un mercato bancario europeo unico, in cui una più ampia ed efficiente raccolta del risparmio, anche in una dimensione transfrontaliera tra i Paesi membri, possa generare intermediari dotati di livelli di capitalizzazione più solidi e, in ultima istanza, capaci di prestare investimenti più massicci per fronteggiare le sfide tecnologiche e ambientali del futuro”, scrivono gli autori. “Nel contesto della pandemia i legislatori nazionali e quello europeo hanno affidato alle banche il ruolo chiave di mantenere costante il flusso di credito all’economia. L’immissione diretta di liquidità nell’economia reale, che fosse priva di un intervento di filtro da parte delle banche, avrebbe difatti, verosimilmente, compromesso l’efficacia allocativa delle risorse pubbliche, raggiungendo solo parzialmente i soggetti più bisognosi di supporto e disperdendosi a causa dell’impossibilità di un controllo effettivo sulla loro destinazione”.
“Da qui la scelta compiuta dalla maggior parte dei governi di intervenire con misure dirette a sostenere la liquidità attraverso il canale bancario”, proseguono Lucchini e Zoppini. “L’intento dichiarato è stato dunque di riconoscere alla banca il ruolo del complesso trade-off tra l’esigenza di agevolare il rapido afflusso di risorse verso l’economia reale e quella di garantire un’allocazione che fosse, per quanto possibile, rispondente a fabbisogni effettivi e meritevoli, ovvero a premiare iniziative economiche dotate di solide prospettive di crescita. Questo doppio ruolo del settore bancario ha accompagnato il crescente richiamo alla responsabilità sociale della banca nel favorire il superamento della crisi economica”.
Le banche, al pari dello Stato, sono al centro dei processi di innovazione dell’Ue. A cominciare dall’European green deal, che prevede la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030 e il loro totale azzeramento entro il 2050. “È chiaro come non sia unicamente compito dello Stato quello di assumere un rinnovato ruolo di guida dei processi di innovazione e sviluppo economico, ma anche della banca, nel farsi partecipe di questo movimento, accompagnando le aziende lungo l’intera filiera di valore verso la transizione ecologica”, sottolineano gli autori. “La coesione sociale è un valore fondamentale della nostra società non solo in tempo di pandemia, e la responsabilità degli istituti di credito è ancora più ampia e va dal ruolo fondamentale della tutela del risparmio, che comprende anche la sua italianità, a un nuovo patto di fiducia cittadini-clienti che deve essere più forte proprio perché basato anche sul digitale. La solidità 5.0 delle nostre banche è una delle più importanti condizioni per la crescita del Paese, il benessere delle famiglie e lo sviluppo delle imprese”.