La Polonia ha bisogno dei fondi europei, ma per ottenerli deve cedere sulla riforma della giustizia, considerata dall’Ue in violazione del principio di indipendenza dei giudici. Ziobro non ci sta, Duda paventa la possibilità di porre il veto e l’esecutivo di Morawiecki è con le spalle al muro. Oggi è iniziata la discussione parlamentare. Cosa è successo e cosa potrà succedere
Sono ore di fermento, di telefonate lunghe e consultazioni schizofreniche per individuare un accordo, una via di fuga. Il 2023 polacco si apre con la sceneggiatura dello scorso anno e di quello precedente ancora, perché l’alterco tra Varsavia e Bruxelles non è certo “acqua passata”. Eppure, i nodi sembrano venire al pettine. Di cosa stiamo parlando? Il nocciolo del discorso è sempre lo stesso: la legge sulla Corte Suprema e consequenzialmente lo sblocco dei fondi per la ripresa. Ricordiamo che nel mese di giugno 2021, la Commissione europea aveva concesso il via libera al piano presentato dall’esecutivo polacco (la posta in gioco equivale a 35 miliardi di euro) vincolando, però, l’erogazione alla salvaguardia dell’indipendenza della magistratura in Polonia.
Perciò, il governo di Mateusz Morawiecki decise di adottare una legge che mirava all’abolizione della sezione disciplinare della Corte Suprema, salvo poi rifiutarsi di sospendere le sue attività, come disposto dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, rischiando una multa giornaliera di un milione di euro. Ora, l’ultima versione dell’emendamento alla legge passerà attraverso il dibattito parlamentare. C’è un intreccio di convergenze e divisioni che legano il PiS alle scelte dei liberali di Piattaforma Civica (Koalicja Obywatelska), mentre lo allontanano dagli ziobristi di Solidarna Polska e dai nazionalisti intransigenti di Konfederacja.
Nonostante l’organizzazione di due incontri “chiarificatori” tra Morawiecki e Zbigniew Ziobro, il guardasigilli non è rimasto persuaso dalle motivazioni presentate dall’alleato di governo: i vantaggi dell’attuazione del Recovery Plan (Kpo), la crescita del Pil e dell’occupazione, il rilancio dell’economia, l’aumento dei salari e lo sviluppo degli investimenti). Infatti, non tarda ad arrivare la nota di Solidarna Polska secondo cui l’inversione di rotta del premier, alanl fine di mettere finalmente mano ai fondi europei per la ricostruzione, sia in realtà “una forma di capitolazione all’Unione”, interpretando il Kpo come “un prestito nascosto ad altissimo interesse”.
Ma la replica di Morawiecki, contenuta in un appello per sostenere l’emendamento, è altrettanto rapida ed esaustiva: “Non dobbiamo commettere l’errore di confondere la sovranità e l’indipendenza con l’autarchia, con un ingenuo desiderio di isolarci dall’Ue. Puoi, e talvolta devi anche, discutere con loro. Ma bisogna essere in grado di raggiungere dei compromessi”. Il PiS, oltretutto, deve superare un ulteriore scoglio che non riguarda né Bruxelles né i socialisti di Lewica, bensì l’irremovibile riserva del Presidente Duda che si sostanzia nella posizione espressa di recente: “”Non permetterò che venga introdotto nell’ordinamento polacco un atto giuridico che minerà le nomine giudiziarie”.
Il disegno di legge era stato presentato al Sejm il 13 dicembre, e fu proprio Zbigniew Ziobro a impedire l’immediato svolgimento dei lavori, mentre Andrzej Duda chiuse le danze con la minaccia del veto.
Alle 10:23 della giornata di oggi, la sessione di tre giorni del Sejm è stata inaugurata con le prime letture del disegno di legge di modifica del codice elettorale e del disegno di legge sulla Cassazione. Quest’ultimo è stato discusso intorno alle 12:00 e presentato da Kazimierz Smoliński, il quale ha risposto alle accuse di “incostituzionalità della norma”, in riferimento al trasferimento delle cause disciplinari dei giudici dei tribunali ordinari e della Corte suprema alla Corte suprema amministrativa, precisando che “la Suprema Corte amministrativa si sta già occupando di attività disciplinari contro i giudici dei tribunali amministrativi. La Costituzione non si frappone, perché non dice nemmeno che i tribunali ordinari e la Corte Suprema si occupino di casi disciplinari”. Dopo di che, apriti cielo.
Borys Budka (PO) affonda il dito nella piaga e ricorda al premier “come non molto tempo fa egli ha affermato che i soldi del Kpo non erano necessari e che i fondi statali hanno iniziato a contrarre prestiti sui mercati asiatici”. A questo punto, subentra Krzysztof Paszyk del PSL, che chiede l’espulsione di Zbigniew Ziobro dal governo.
Lo scambio di accuse e ultimatum procede fin quando la parola passa ai deputati di Solidarna Polska. Sebastian Kaleta è irremovibile. “Questa legge consentirà di indebolire il diritto del presidente di nominare giudici. Viola almeno 12 sentenze del Tribunale costituzionale, che ha ripetutamente affermato che i casi giudiziari non rientrano nella competenza delle istituzioni dell’Ue”.
Alle 14:30 il vociare cede il posto al silenzio del voto. Così il Sejm decide di sottoporre ancora una volta i disegni di legge al vaglio delle commissioni. Alle 20:00 il Comitato Giustizia e Diritti Umani lavorerà alla legge sulla Corte Suprema, mentre la seconda lettura è prevista per domani alle 17:00.
E se Bruxelles rimane col fiato sospeso, Morawiecki continua a tessere la tela di Penelope per mantenere salda l’alleanza di governo in vista delle prossime elezioni. Con Ziobro dentro.