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Le sotterranee intese a 5 stelle fra Pd e Grillo

Grazie all’autorizzazione dell’editore, pubblichiamo il commento di Sergio Soave apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Enrico Letta si è piegato all’ultimatum dell’area più nervosa del suo partito, e ha accettato di fissare per ottobre la data per la modifica della legge elettorale, che quindi verrebbe varata senza collegamento con una riforma istituzionale. Ma, naturalmente, fissare una data, che piace a quelli che intendono lasciare al governo Letta soltanto la poco invidiabile condizione di governo balneare, non basta a trovare una soluzione condivisa per la nuova legge elettorale.

Il governo, che ha messo questo tema tra quelli del suo programma, punta a presentare un’ipotesi, naturalmente cercando su di essa la convergenza delle formazioni politiche di maggioranza, il che, in sostanza, significa limitarsi a correggere gli aspetti dell’attuale sistema che rischiano di provocare una bocciatura da parte della Corte costituzionale, a cominciare dalla mancata indicazione di una percentuale elettorale minima per far scattare il premio di maggioranza.

Esiste però un’area assai consistente del Partito democratico che punta a riformare la legge elettorale con una maggioranza «assembleare», cioè in accordo con il Movimento 5 Stelle. La protesta che si è avuta nei confronti di Anna Finocchiaro che intende far partire l’esame della riforma dal Senato, dove i rapporti di forza sono più corrispondenti a quelli elettorali, esprime il disappunto di chi pensava di presentare una riforma giugulatoria concordata con l’estrema sinistra, che impedisca al governo di elaborare una sua proposta concordata col centrodestra.

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