Secondo il centro studi di Washington quello italiano attuale è uno dei governi “più stabili e attivi da qualche tempo a questa parte, con implicazioni per gli affari europei e transatlantici”. Ecco quali
Quello presieduto da Giorgia Meloni è “uno dei governi italiani più stabili e attivi da qualche tempo a questa parte, con implicazioni per gli affari europei e transatlantici”. A scriverlo dopo un viaggio in Italia è James Carafano in una nota Heritage Foundation, think tank statunitense di cui è vicepresidente e che è centrale da ormai 40 anni (dai tempi dell’amministrazione Reagan) nella galassia conservatrice americana. Un’endorsement importante per Meloni, per autorevolezza e peso politico di chi si è speso per farlo.
Diversi gli elementi considerati nell’analisi firmata da Carafano e dall’analista Dan Kochis: la solidità della coalizione di centrodestra con perfino l’ipotesi – riconosciuta però come “improbabile” – di un partito unico e la debolezza dell’opposizione; la priorità assoluta attribuita alla crescita economica post Covid davanti a sfide economiche, fiscali e giudiziarie che sono “scoraggianti”; la scelta di Meloni convintamente a fianco della Nato, degli Stati Uniti, “dura con la Cina, con la Russia”; le priorità di politica estera del governo concentrate sulla regione mediterranea, in particolare sui Balcani e sul Nord Africa per rendere il Paese un hub energetico europeo.
Meloni, osserva ancora la Heritage Foundation, “sembra aver superato rapidamente gli attacchi secondo cui il suo partito e il suo governo avrebbero radici ‘fasciste’, in parte perché il governo non è chiaramente estremista; la narrazione è completamente fallita in Italia e si è rapidamente affievolita anche nella maggior parte della stampa estera”, si legge.
Guardando al futuro, ci sono alcuni elementi chiave da tenere d’occhio per vedere se il presidente del Consiglio “riuscirà a sfruttare la sua attuale popolarità e influenza in una forza sostenibile sia in patria sia all’estero”: la sua ambiziosa agenda interna ed estera e l’importanza di completare la sua squadra di consiglieri; l’adozione e l’attuazione del bilancio; le elezioni parlamentari europee del 2024 (da cui, in caso di alleanza tra popolare e conservatori, “potrebbe emergere come attore principale”); i rapporti con gli Stati Uniti nel Mediterraneo che potrebbero essere una leva “per emergere come un partner statunitense più apprezzato e influente, che eleverebbe anche la statura di Meloni in Europa”, conclude.