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Con la Cina serve prudenza. Parla Donnelly, ambasciatore Usa in Vaticano

L’ex senatore sta per concludere il suo primo anno come inviato presso la Santa Sede e in questa intervista esclusiva racconta il “forte legame” tra Biden e Francesco: “Sosteniamo il riconoscimento da parte del Papa del diritto morale del popolo ucraino di avere le armi per autodifesa e quello dei Paesi di inviare armi all’Ucraina”

Nelle scorse settimane un sacerdote è bruciato vivo nella sua casa in Nigeria, l’ennesimo episodio di un lungo massacro di cristiani in tutto il mondo. Secondo un recente studio della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (“Perseguitati più che mai. Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2020-2022”), l’Africa ha registrato un forte aumento della violenza terroristica, a causa della quale oltre 7.600 cristiani nigeriani sarebbero stati assassinati tra gennaio 2021 e giugno 2022. La libertà religiosa è uno dei temi al centro dell’impegno internazionale dell’amministrazione Biden.

Abbiamo fatto qualche domanda a Joe Donnelly, ex deputato e senatore democratico dell’Indiana, oggi ambasciatore statunitense presso la Santa Sede.

Come affrontare questa situazione?

Questo tema è molto discusso sia al Dipartimento di Stato sia alla Casa Bianca. Nei giorni scorsi, la portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che gli Stati Uniti sono profondamente addolorati per l’insensato omicidio e stanno monitorando attentamente la situazione. Gli Stati Uniti affrontano seriamente ogni episodio di violenza e ne parlano regolarmente nelle conversazioni con i funzionari nigeriani. Attribuire l’intento alla criminalità, a questioni etniche o alla religione è spesso un’operazione difficile da compiere. Ci auguriamo che le autorità nigeriane assicurino rapidamente i responsabili alla giustizia.

L’universalità della Chiesa cattolica la rende un bersaglio e un potente messaggero. La Santa Sede può vantare un corpo diplomatico fondamentale. Quale ruolo può svolgere la Santa Sede in questo particolare contesto internazionale?

Un punto di forza della Santa Sede è la sua capacità di raggiungere in modo efficace e significativo tutto il mondo. Papa Francesco e la Chiesa cattolica hanno un soft power senza pari nel mondo. In quasi tutti i Paesi del mondo c’è un ambasciatore, un nunzio. Il Vaticano ha relazioni diplomatiche con oltre 180 Paesi. Sono quasi tanti quanti gli Stati Uniti. Per molti versi, la Chiesa cattolica è un’enorme forza per il bene nel mondo. Per esempio, circa un quarto dell’assistenza sanitaria mondiale è fornita dalla Chiesa cattolica, il che dimostra l’importanza e la rilevanza della Chiesa a livello globale.

La Santa Sede può svolgere un ruolo nel difficile dialogo tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese?

Per quanto riguarda la Cina, invitiamo costantemente la Santa Sede a essere prudente nei suoi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Gli Stati Uniti sono fortemente preoccupati per le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e altrove. L’Ufficio per la libertà religiosa internazionale del Dipartimento di Stato ha designato la Cina come Paese di particolare preoccupazione dal 1999. La Cina continua a esercitare un controllo sulla religione e a limitare le attività e la libertà dei fedeli quando il governo le percepisce come una minaccia per gli interessi dello Stato o del Partito Comunista Cinese.

Il messaggio di papa Francesco ai diplomatici è stato chiaro: la pace in Ucraina. Ma c’è una strada percorribile oggi?

Sono diventato ambasciatore presso la Santa Sede la scorsa primavera, subito dopo l’inizio della guerra inaccettabile della Russia in Ucraina. Da allora, l’aggressione della Russia è stata una parte importante, se non quotidiana, del mio lavoro qui. Come ha detto il presidente Joe Biden, vincere la guerra in Ucraina significa scacciare la Russia completamente fuori dall’Ucraina. Gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, in modo che possa continuare a difendersi ed essere nella posizione più forte possibile al tavolo dei negoziati quando sarà il momento. La Russia rimane l’unico ostacolo alla pace in Ucraina. I brutali attacchi della Russia all’Ucraina sono l’ultima dimostrazione che il presidente Vladimir Putin non ha alcun interesse verso una vera e propria azione diplomatica; a meno che non cancelli l’indipendenza dell’Ucraina, cercherà di costringere l’Ucraina in un conflitto paralizzato, di conservare le sue conquiste, di riposare e rifornire le sue forze e poi, a un certo punto, di attaccare di nuovo. La Russia e solo la Russia può porre fine a questa guerra oggi.

Che cosa può fare la Santa Sede oggi?

La leadership morale della Santa Sede può influenzare in modo decisivo il modo in cui le altre nazioni interpretano questo conflitto. Gli Stati Uniti accolgono con favore le recenti dichiarazioni della Santa Sede che condannano il bombardamento delle infrastrutture civili, così come gli appelli di Sua Santità per la fine della brutalità e delle violazioni umanitarie. Sosteniamo il riconoscimento da parte di papa Francesco del diritto morale del popolo ucraino di avere le armi per autodifesa e quello dei Paesi di inviare armi all’Ucraina.

Lei sta per concludere il suo primo anno come ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede. Come valuta questo primo anno? Qual è lo stato attuale delle relazioni tra Stati Uniti e Santa Sede?

Guardo al mio primo anno da ambasciatore con un senso di gratitudine per tutto ciò che il nostro team ha realizzato. Come ambasciata, è nostro compito collaborare con il Vaticano, costruendo il nostro lavoro sulla portata e sulla influenza globale del Santa Sede. Le forti relazioni tra i nostri due Paesi non fanno che migliorare. Siamo fortunati che papa Francesco e il presidente Biden abbiano un forte legame. Questo stretto legame con la Santa Sede permette alla mia Missione di cercare aree di collaborazione concreta con il Vaticano, ma anche di trasmettere efficacemente messaggi forti per lavorare in direzione di un più forte allineamento.

Qual è lo stato attuale delle relazioni tra Stati Uniti e Santa Sede?

Gli Stati Uniti e il Vaticano sono amici e partner stretti. Spero in particolare di approfondire la nostra collaborazione e di accrescere il nostro impegno per contribuire a migliorare le condizioni igienico-sanitarie, l’acqua potabile e la fornitura di servizi sanitari in luoghi in cui ce n’è un disperato bisogno. Gli Stati Uniti condividono la convinzione di papa Francesco che tutti abbiano diritto all’accesso a una buona assistenza sanitaria. In questo periodo di crisi globale, auspico di poter lavorare insieme per sostenere i sistemi sanitari e igienico-sanitari e aumentare l’accesso all’assistenza sanitaria per le famiglie di tutto il mondo.

(Foto: Vatican Media)

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