La visita del cancelliere Scholz in Argentina, Brasile e Cile aveva un obiettivo centrale: trovare il modo di porre Berlino in vantaggio nella partita per le materie prime regionali. Su tutte il litio, cruciale per lo sviluppo industriale e per il raggiungimento degli obiettivi climatici, e per questo conteso della Cina. L’Ue progetta di includere il Sudamerica nei piani di diversificazione da Pechino
La ragione che ha portato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, nel suo recente tour in America Latina è altamente strategica. Le tappe in Argentina, Cile e Brasile, sono servite al capo del governo tedesco per affrontare diversi temi sulla cooperazione economica ed energetica e per cercare una via di accesso diretto alle risorse di materie prime della regione. Per conto di Berlino, ma anche pensando agli interessi (tedeschi) dell’Unione europea.
“Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e io concordiamo su quanto l’accordo di libero scambio (tra l’Unione europea e il Mercato del Sud, Mercosur. Ndr), fermo per l’opposizione di alcuni Paesi europei e le discussioni sulle politiche ambientali in Brasile, sia importante per entrambe le regioni e vogliamo progressi veloci su questo tema”, ha dichiarato Scholz durante la conferenza stampa con il brasiliano. Il cancelliere tedesco ha anche sfruttato la visita per rilanciare il vecchio Fondo Amazzonia, creato nel 2008 da Germania e Norvegia, e sospeso nel 2019 per decisione dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Con questa intesa, la Germania investirà 203 milioni di euro in diversi progetti di preservazione dell’ambiente in Brasile, quasi tutti indirizzati a frenare la deforestazione in Amazzonia.
In Cile, Scholz ha incontrato un gruppo di circa 40 imprenditori e ha assicurato l’investimento della Germania nell’estrazione e produzione di litio, di cui il Cile ha molte riserve. Nella conferenza stampa con il presidente cileno Gabriel Boric, il cancelliere tedesco ha spiegato che “nella competizione globale del XXI Secolo, non è sufficiente estrarre semplicemente le materie prime, senza considerare l’ambiente, senza condizioni di lavoro ragionevoli, senza aggiungere valore a livello locale”.
In Argentina, invece, il capo del governo tedesco ha espresso interesse per gli impianti per l’energia idroelettrica, di come sfruttare l’energia solare, così come il gas — in particolare di Vaca Muerta, la seconda riserva mondiale di gas non convenzionale, su cui l’Argentina scommette per nuovi investimenti internazionali. E anche a Buenos Aires l’estrazione del litio è stata tra gli argomenti sul tavolo.
“Tutto è importante per noi, in un’ottica di beneficio reciproco”. La visita di Scholz in America latina aveva come missione rafforzare i legami con la regione, e in generale segnare posizioni strategiche. Ma soprattutto l’obiettivo è mettere la Germania in una posizione di vantaggio nel vincere la corsa con la Cina nella ricerca del litio. Berlino si muove anche per intestarsi la causa a nome dell’Europa e rivendicare il ruolo di trazione.
Il litio secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presto diventerà “più importante di gas e petrolio” — il consumo nel secolo in corso aumenterà di sessanta volte rispetto al precedente. È una delle materie prime che giocano un ruolo cruciale, dato che è utilizzato per immagazzinare l’energia prodotta dai pannelli solari e dalle turbine eoliche, ma soprattutto per le batterie dei prodotti elettronici, dagli smartphone alle televisioni fino alle auto elettriche. La Germania è particolarmente interessata al settore delle autovetture EV, essendo l’automotive uno dei fiori all’occhiello della produzione industriale tedesca, da poco superata in termini di vendite nel comparto dalla Cina.
L’approvvigionamento di litio rientra negli obiettivi del Critical Raw Materials Act con cui l’Ue intende rafforzare supply chain e cooperazioni, attraverso le quali approvvigionarsi delle materie prime necessarie per le sfide industriali e climatiche attuali. Se è vero che l’autonomia strategica passa per le miniere europee, Cile, Argentina e Brasile — con Australia e Indonesia — sono i Paesi extracomunitari a cui la Commissione Ue ha guardato per primi per creare nuovi accordi.
Le grandi potenze del mondo gareggiano per l’accesso alle risorse, metalli e terre rare, molte delle quali sono presenti sul territorio latino-americano. E la regione diventa oggetto della partita globale. Passaggi come l’atto normativo sulle materie prime (parte del Green Deal Industrial Plan recentemente presentato da Bruxelles), le annunciate intese sull’export control dei chip tra Stati Uniti e Olanda (e Giappone) e le osservazioni sulla competizione con la Cina fornite dal commissario Ue Thierry Breton durante un evento organizzato a Washington dal CSIS, sono il segno che la sfida della sicurezza economica posta da Pechino viene compresa dalle capitali europee come mai prima d’ora.
Non è un caso se prima di arrivare a Washington, negli stessi giorni in cui Scholz era in Sudamerica, Breton si è recato per esempio in Namibia, dove ha visitato proprio una miniera di litio. Il quadro generale racconta di un’Europa sempre più consapevole dei rischi derivanti dalle sue strette relazioni economiche con la Cina. A questo si abbina una generale maggiore disponibilità a dedicare sforzi per affrontare una discussione sulla Cina che riguarda la sicurezza economica, la riduzione delle dipendenze e la riduzione dei legami pericolosi. Il Sudamerica è uno dei territori in cui si riflettono queste dinamiche.