La visita in Cina di Yellen, segretaria al Tesoro Usa, “potrebbe svolgersi e offrire una sorta di reset dopo il rinvio” di quella del capo della diplomazia Blinken, in particolare se l’incidente “dovesse uscire in tempi relativamente brevi dalle prime pagine dei giornali”, spiega l’esperta
La Cina è una questione bipartisan, forse l’unica, negli Stati Uniti. Degli ultimi sviluppi nella competizione tra le due superpotenze parliamo con Colleen Cottle, vicedirettrice del Global China Hub dell’Atlantic Council, un passato nella Cia occupandosi di Est e Sud dell’Asia.
Il rapporto con Pechino è un tema che unisce across the aisle, cioè permette di trovare punti di accordo tra repubblicani e democratici.
Sì, le questioni bipartisan sono una rarità al giorno d’oggi negli Stati Uniti e, pertanto, mi aspetto una serie piuttosto intensa di audizioni sulla Cina al Congresso quest’anno. In prima linea ci dovrebbe essere il nuovo Comitato ristretto della Camera sulla concorrenza strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese, che intende usare i suoi poteri di indagine e mandato di comparizione per vagliare i settori nazionali troppo dipendenti dalla Cina o “deviati dal denaro e dalle operazioni di influenza cinesi”.
Come si muove l’amministrazione Biden?
Spronata dal Congresso, l’amministrazione Biden quasi certamente intraprenderà nuove azioni contro la Cina, come ulteriori controlli sulle esportazioni – si mormora che siano in arrivo ulteriori limiti alle vendite di tecnologia statunitense a Huawei – e il tanto atteso executive order che regolamenta gli investimenti statunitensi in uscita. Alcune di queste azioni sarebbero sostenute dai leader europei, ma altre, come il meccanismo di screening degli investimenti, meno. In breve, un approccio bipartisan – e più duro – degli Stati Uniti alla Cina potrebbe in realtà essere un po’ più complicato per i nostri partner transatlantici, in particolare se fatto senza una sufficiente consultazione.
Dopo la storia del pallone spia cinese è saltato il viaggio a Pechino di Antony Blinken, segretario di Stato. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Sebbene le aspettative per un esito positivo della visita di Blinken in Cina fossero scarse, il viaggio era inteso a sfruttare lo slancio positivo dell’incontro tra i leader Joe Biden e Xi Jinping al G-20 e potenzialmente a stimolare un ulteriore – seppur lieve – disgelo nelle relazioni bilaterali. Rimandare questo viaggio renderà più difficile mantenere questo slancio positivo e il linguaggio vago che il dipartimento di Stato ha usato per riprogrammare la visita (“non appena le condizioni lo permetteranno”) indica che non dovremmo aspettarci che venga riprogrammata subito. Inoltre, la risposta del ministero degli Esteri cinese al rinvio – che nega che gli Stati Uniti e la Cina abbiano mai annunciato la visita – lascia intendere che nemmeno Pechino chiederà a gran voce di riprogrammarla. Con l’avanzare dell’inverno e poi con l’inizio della primavera, ci saranno ancora più motivi per giustificare l’annullamento definitivo della visita – proprio quando ce n’è più bisogno –, tra cui azioni che potrebbero scatenare una brusca reazione da parte di Pechino, come ulteriori provvedimenti governativi nel settore tecnologico e la possibile visita dello speaker della Camera Kevin McCarthy a Taiwan in primavera.
Sarà lo stesso per la visita di Janet Yellen, segretaria al Tesoro?
La visita di Yellen potrebbe svolgersi e offrire una sorta di reset dopo il rinvio della visita di Blinken, in particolare se l’incidente del pallone spia dovesse uscire in tempi relativamente brevi dalle prime pagine dei giornali. Tuttavia, la soglia è ora molto più bassa per qualsiasi azione provocatoria che gli Stati Uniti potrebbero usare per giustificare l’annullamento della visita e, man mano che lo slancio legato alla visita Xi-Biden si affievolisce, diventa più facile per entrambe le parti ripiegarsi e prepararsi a tornare alle relazioni bilaterali più tese che abbiamo visto per gran parte dell’anno scorso.
Chi, tra Blinken e Yellen, può avere più successo nel dialogo con la Cina?
Credo che entrambi stiano cercando di portare avanti agende delicate con le loro controparti cinesi, e le aspettative di progressi concreti dovrebbero rimanere basse, a testimonianza di quanto siano incompatibili le posizioni dei due Paesi in ambiti che vanno dalla concorrenza tecnologica alla politica macroeconomica e commerciale, fino alle questioni militari e di sicurezza. Nella migliore delle ipotesi, queste visite potrebbero contribuire a segnalare una sorta di stabilizzazione delle relazioni bilaterali e forse a mettere in atto alcune procedure e meccanismi per cercare di gestire meglio le aree di tensione nelle relazioni.
La volontà espressa da Biden e Xi di “gestire responsabilmente la competizione e mantenere linee di comunicazione aperte” sta funzionando?
Anche se c’è sicuramente un ampio margine di miglioramento, l’approccio attuale dei due Paesi è probabilmente abbastanza efficace in un ambiente privo di grandi provocazioni percepite da entrambe le parti. Per esempio, le linee di comunicazione aperte hanno fatto sì che il Segretario Blinken abbia potuto parlare con una controparte cinese entro poche ore dal momento in cui il pallone spia ha avuto un grande risalto nei giornali e le ripercussioni dell’incidente in termini concreti sono state piuttosto limitate. Tuttavia, un’azione molto più provocatoria, come la potenziale visita dello speaker McCarthy a Taiwan questa primavera, metterebbe davvero alla prova la durata di questo approccio. Non è chiaro se le attuali linee di comunicazione sarebbero sufficienti a prevenire una qualche escalation, il che dimostra il valore reale di questi incontri bilaterali ad alto livello per garantire che vengano messi in atto maggiori meccanismi di gestione delle tensioni prima che i due Paesi arrivino a un punto di crisi.