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Serve un’Alleanza transatlantica per le tecnologie pulite. L’idea di Hamilton

Il presidente del Transatlantic Leadership Network spiega che l’Inflation Reduction Act “non è qualcosa fuori dalla tradizione degli Stati Uniti”. È “un’illusione” pensare che le due sponde dell’Atlantico possano raggiungere gli obiettivi green da sole, ma per lavorare insieme in Europa serve compattezza

L’Inflation Reduction Act, un piano da 369 miliardi di dollari per investimenti verdi e sicurezza energetica (e per affrontare la sfida cinese), “è di gran lunga il più grande investimento sul clima nella storia degli Stati Uniti” ma “non è qualcosa fuori dalla tradizione degli Stati Uniti”. A spiegarlo in una tavola rotonda a cui ha partecipato anche Formiche.net è Daniel S. Hamilton, presidente del Transatlantic Leadership Network, senior non-resident fellow alla Brookings Institution, senior fellow al Foreign Policy Institute della Johns Hopkins University Sais, già vice assistente segretario di Stato per gli Affari europei.

L’era post guerra fredda è “finita”, continua Hamilton. E “non è per ciò che stanno facendo gli Stati Uniti. È a causa di quanto che sta facendo [Vladimir] Putin (con l’invasione dell’Ucraina, ndr) e di ciò che sta facendo la Cina. E gli Stati Uniti stanno reagendo a questo. Credo che anche l’Europa in molti settori stia reagendo in modo molto simile”, aggiunge. “Gli Stati Uniti hanno fatto il più grande investimento della loro storia” in questo senso, “dopo anni in cui sono stati derisi e scherniti dall’Europa per non aver preso sul serio il cambiamento climatico”, continua. Gli Stati Uniti si sono mossi, aggiunge,”in modo più serio, francamente, rispetto all’Europa” che appare ancora divisa.

La scorsa settimana Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha repertato il piano industriale del Green Deal articolato in quattro punti: snellimento del quadro regolatorio, incremento e semplificazione dei fondi nazionali ed europei, sviluppo di nuove competenze per le tecnologie green, rafforzamento della cooperazione internazionale. Inoltre, l’esecutivo comunitario ha annunciato la volontà di dar vita a un Fondo per la sovranità europea nel contesto della revisione del quadro finanziario pluriennale prima dell’estate 2023.

Tra l’annuncio della Commissione europea e il Consiglio europeo di questa settimana si è tenuta la visita dei ministri dell’Economia tedesco e francese, Robert Habeck e Bruno Le Maire, a Washington per tentare di mitigare gli effetti sull’Unione europea dell’Inflation Reduction Act. Il viaggio, come ha sottolineato anche il quotidiano tedesco Handelsblatt, è “vista con sospetto” all’interno dell’Unione europea. L’interrogativo è se i due ministri puntino ad affermare l’interesse europeo o quello nazionale.

“Dobbiamo essere competitivi a livello globale, soprattutto alla luce delle preoccupazioni relative alle economie non di mercato e ad altri Paesi, in particolare la Cina”, osserva Hamilton auspicando la volontà di “lavorare sulle differenze”. Serve però un salto di qualità: “Sia gli Stati Uniti che l’Europa hanno identificato le tecnologie prioritarie per far fronte ai loro impegni climatici. Se li si guarda e si parla con la comunità dell’innovazione, molte di queste cose stanno già accadendo. Hanno quindi identificato priorità che sono già in corso, senza parlare con gli investitori o gli innovatori. Questa voce manca nella nostra discussione. E un’altra metà delle tecnologie di cui avremo bisogno per rispettare i nostri impegni non sono ancora state inventate”. Per questo, la comunità degli innovatori e degli investitori non può essere lasciato da parte, “altrimenti non raggiungeremo” i nostri obiettivi, dice.

Che le due sponde dell’Atlantico possano raggiungere questi obiettivi da sole è “un’illusione”, continua. Basti pensare che la relazione commerciale più profonda al mondo è proprio quella tra gli Stati Uniti e l’Europa. “Dobbiamo passare a quella che ho chiamato Alleanza transatlantica per le tecnologie pulite” (Trans-Atlantic Clean Technology Alliance, Tacta), suggerisce. I numeri parlano chiaro: i maggiori investitori stranieri nell’economia energetica statunitense sono le aziende europee e le aziende di entrambe le sponde dell’Atlantico stanno giocando un ruolo di leader nella transizione globale verso tecnologie pulite. Lavorare assieme è necessario, anche alla luce delle dipendenze dalla Cina, ribadisce Hamilton. Bisogna farlo ora. Per questo, l’Unione europea non può perdere altro tempo rimanendo senza una politica industriale.


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