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Cosa penso del vittimismo strategico di Cospito. L’opinione di Consoli

Di Marco Consoli Magnano San Lio

Pensare di trovare un punto di mediazione con gli anarchici per abbassare il livello di tensione significa non conoscere la loro storia e il loro agire. Fare un passo in dietro sul 41 bis significherebbe rinvigorire l’informalità anarchica che tornerebbe ad alimentarsi della progettualità vendicativa del suo ideologo. Il commento di Marco Consoli Magnano San Lio, direttore Osservatorio sul radicalismo politico e sul terrorismo interno di Analytica for Intelligence and Security Studies

La decisione del ministro della Giustizia Carlo Nordio di confermare il regime carcerario del 41 bis nei confronti del terrorista anarchico Alfredo Cospito, attesta la fermezza del governo Meloni nel soppesare senza condizionamenti ideologici precisi fattori di rischio per la sicurezza nazionale.

Cospito, seppur sottoposto dal 5 maggio 2022 a questo speciale regime carcerario, continua a istigare gli anarchici, contigui all’organizzazione terroristica Fai/Fri, a commettere azioni violente, sfruttando a proprio vantaggio lo sciopero della fame e il conseguenziale peggioramento delle sue condizioni di salute.

La strategia difensiva del suo legale, l’avv. Flavio Rossi Albertini, di far leva sulla sensibilità dell’opinione pubblica, accendendo i riflettori sulle precarie condizioni di salute e sull’eccessivo rigore carcerario a cui, a parer suo, è sottoposto il proprio assistito, si scontra con il percorso obbligato che un pericoloso terrorista anarchico alla stregua di un pericoloso mafioso ha l’obbligo di seguire nell’ambito del sistema penitenziario italiano.

Nel mese di novembre dello scorso anno, Davide Delogu, anarchico sardo vicino alla Fai/Fri, condannato per tentato omicidio e recluso nel sistema di alta sicurezza del penitenziario di Secondigliano, aveva inviato, senza alcuna censura, all’esterno della struttura un comunicato in solidarietà di Cospito, in cui evidenziava che la lotta al regime del 41 bis rappresentava uno degli obiettivi principali della progettualità anarchica.

“Siamo davanti ad un momento storico che coinvolge tutte le individualità della rivolta, insurrezionali, rivoluzionarie , per cercare di non far passare questi precedenti della ferocia del 41bis. L’universalità di coloro che pensano e parlano della loro vicinanza ad Alfredo, sono diventati modi che si convertono in azioni solidali di vendetta dell’agire anarchico”.

Questo proclama istigatorio, unitamente a quelli di altri anarchici, detenuti in carceri straniere, come Francisco Solar, Monica Caballero SelpùlvedaThanos ChatziangelouPola Roupa e Nikos Maziotis, testimonia la possibilità di creare attorno alla solidarietà rivoluzionaria nei confronti di Cospito non solo un momento di lotta contro il 41 bis, ritenuto da molti sistemi penitenziari stranieri come nuovo modello cui ispirarsi, ma anche un’occasione per stringere legami e complicità a livello internazionale.

Dal 20 ottobre dello scorso anno, Alfredo Cospito con astuzia ha iniziato lo sciopero della fame, con il preciso obiettivo di costringere lo Stato italiano a cancellare per sé e per i tre militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente (Nadia LioceRoberto Morandi e Marco Mezzasalma) il 41 bis, in favore di una più sostenibile detenzione nel debole circuito dell’alta sicurezza 2 (AS2).

Questa manovra tattica non è stata percepita da certi ambienti politici e da una sparuta rappresentanza della società civile per la sua reale natura intimidatoria ma erroneamente come atto conseguenziale alla violazione dello stato di diritto.

Ritenere Alfredo Cospito, il nuovo Pietro Valpreda o il nuovo Giuseppe Pinelli o più genericamente una vittima che lo Stato è disposto ad abbandonare al suo destino crudele, significa da una parte attestare falsamente che le sue condizioni di salute non siano monitorate costantemente dalle autorità sanitarie competenti e dall’altra sottovalutare l’importanza dell’allarme lanciato dalla nostra intelligence e da quella europea sull’escalation di attentati compiuti, negli ultimi anni, in Europa da militanti dell’organizzazione informale Fai/Fri da lui fondata.

Dall’attenta lettura del Te-Sat 2020 “Terrorism Situation and Trend report” di Europol si evince chiaramente che dopo la Gran Bretagna, l’Italia, seguita dalla Francia è il Paese dell’Ue ad essere più esposto ad attacchi terroristici. Gli attacchi terroristici pianificati e compiuti in Gran Bretagna e in Francia hanno prioritariamente una matrice jihadista e/o nazionalista mentre quelli registrati in Italia una matrice prevalentemente anarchica. Chi difende l’opportunità di sottrarre Cospito dal 41 bis diventa pedina inconsapevole di una strategia già scritta e collaudata.

Nel 2015, l’ideologo della Fai/Fri , durante la sua detenzione nella sezione AS2 del carcere di Ferrara, scrisse un manifesto intitolato “Alle origini del vittimismo” pubblicato sul n. 2 del giornale anarchico Croce Nera Anarchica , in cui senza giri di parole evidenziava il ruolo tattico e strumentale della pratica del vittimismo che sfocia nel legalismo se veicolata da certi ambienti della società civile.

Oggi il vittimismo rappresenta per Cospito l’unica via d’uscita dal 41 bis, egli sa perfettamente che bisogna stare al gioco se si vuole tentare di destabilizzare il sistema penitenziario italiano, destreggiandosi tra una solidarietà di tipo legalitario ed una di tipo armata e violenta.

Pensare però di trovare un punto di mediazione con gli anarchici per abbassare il livello di tensione significa non conoscere la loro storia ed il loro agire. In più di un’occasione il Fri (Fronte Rivoluzionario Internazionale) conosciuto anche come Internazionale Nera ha ribadito che non scenderà mai a patti con lo Stato Italiano a prescindere da quale destino vorrà riservare a Cospito. Fare un passo in dietro sul 41 Bis significherebbe comunque rinvigorire l’informalità anarchica che tornerebbe ad alimentarsi della progettualità vendicativa del suo ideologo.

Il 24 febbraio prossimo, la Cassazione ci dirà se anche questa volta a vincere sarà lo Stato.

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