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Per combattere la Wagner serve un codice dei crimini internazionali

Di Alessandro Mario Amoroso

La Russia è responsabile delle azioni del Gruppo Wagner in Ucraina? Per il diritto internazionale la risposta è senza dubbio sì. Benché le compagnie militari private vengano spesso considerate alla stregua di eserciti fantasma che operano al di fuori di ogni quadro giuridico, in realtà nell’ampia maggioranza dei casi i contractors non hanno ruoli di combattimento e svolgono compiti ausiliari. Il punto di Alessandro Mario Amoroso (Scuola Superiore Sant’Anna)

Sono tre gli errori che commettiamo quando pensiamo che nessuno sarà chiamato a rispondere per i possibili crimini di guerra commessi dal Gruppo Wagner in Ucraina. Il primo è credere che la Russia possa usare la Wagner per sottrarsi al rispetto delle leggi di guerra e sfuggire alle proprie responsabilità. Il secondo è considerare ancora il Gruppo Wagner come uno strumento di guerra ibrida. Il terzo è ritenere che nulla possa essere fatto per punire gli eventuali colpevoli. Nessuna di questa tre affermazioni è corretta. Per comprendere perché, dobbiamo innanzitutto chiarire chi è il Gruppo Wagner.

Comparso per la prima volta proprio in Ucraina nel 2014, il Gruppo Wagner è una compagnia militare privata fondata in Russia da Evgenij Prigožin, un oligarca legato al Presidente Putin. Da allora, la Wagner ha prestato i propri servizi in numerosi teatri di guerra, dalla Siria alla Repubblica Centrafricana alla Libia (qui una mappa delle sue operazioni). La Federazione Russa ha a lungo negato qualsiasi legame con il Gruppo (anche perché le compagnie militari private sono vietate dalle sue leggi), per poi ammettere di recente che la Wagner è attiva in Ucraina a sostegno dello sforzo bellico russo.

Veniamo ora al primo punto: la Russia è responsabile delle azioni del Gruppo Wagner in Ucraina? Per il diritto internazionale la risposta è senza dubbio sì. Benché le compagnie militari private vengano spesso considerate alla stregua di eserciti fantasma che operano al di fuori di ogni quadro giuridico, in realtà nell’ampia maggioranza dei casi i contractors non hanno ruoli di combattimento e svolgono compiti ausiliari, dal vettovagliamento, alla logistica, alla custodia di installazioni militari. In tutti questi casi, i loro membri sono considerati come civili per il diritto dei conflitti armati e, se partecipano alle ostilità, sono tenuti individualmente a rispettare il diritto di guerra.

Le cose, però, stanno diversamente per il Gruppo Wagner. Almeno in Ucraina, la Wagner partecipa al conflitto come gruppo armato che risponde al comando russo ed è pertanto equiparabile alle Forze Armate russe. È questa la conclusione a cui è giunto anche il Gruppo di esperti OSCE nel suo Rapporto sulle violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani in Ucraina. Di conseguenza, la Federazione Russa è tenuta ad assicurare che i membri della Wagner rispettino il diritto dei conflitti armati e ad arrestare e perseguire i suoi membri sospettati di crimini di guerra. Inoltre, la Russia è responsabile direttamente per eventuali violazioni del diritto dei conflitti armati commesse dal Gruppo Wagner, i cui membri possono essere considerati come suoi organi di fatto per le norme sulla responsabilità statale.

Secondo: proprio alla luce di ciò, sembra improprio continuare a considerare il Gruppo Wagner come uno strumento di guerra ibrida. Con tale termine si è fatto riferimento di recente all’impiego di assetti paramilitari e civili (come le operazioni di influenza elettorale e gli attacchi cibernetici) che integrano lo strumento militare, permettendo a un Paese di perseguire obiettivi strategici (ad esempio, un cambio di regime) senza ricorrere subito all’uso della forza. Il ruolo svolto da Wagner in Ucraina, dove ai suoi membri sono affidate le operazioni decisive al fronte, l’ha invece trasformato in uno strumento di guerra convenzionale, il che rende anche più chiaro il quadro delle responsabilità statali e individuali.

Infatti, i membri della Wagner che commettano crimini di guerra (e i loro superiori gerarchici nella catena di comando russa) sono punibili ovunque nel mondo, grazie al principio di giurisdizione universale che permette di arrestare e perseguire gli autori di crimini internazionali indipendentemente dalla loro nazionalità e dal luogo ove il crimine è stato commesso. Perché ciò avvenga, è indispensabile che ogni Paese si doti, nel proprio ordinamento, delle norme necessarie per l’esercizio della giurisdizione universale. L’Italia ha intrapreso un percorso in tale direzione l’anno scorso, con l’istituzione di una Commissione incaricata di elaborare un Codice dei Crimini internazionali.

A causa della fine anticipata della scorsa legislatura, il progetto di codice non è stato portato alle Camere, ma a gennaio 2023 il ministero della Giustizia ha istituito una task force incaricata di definire una proposta legislativa. Il primo passo che l’Italia dovrebbe compiere per contribuire a combattere i crimini di guerra, inclusi quelli commessi dal Gruppo Wagner, è approvare quel Codice il prima possibile.

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