Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Elio Vito. Persi tra i lapsus di Conte, i sassi di Bonelli, le assenze leghiste e Meloni madre e non Mosè, è sfuggita l’apertura di Forza Italia al “piano di pace” cinese per l’Ucraina, che però è già stato giudicato negativamente da Usa e Ue. Un bel guaio, per il governo e per l’Italia
È passato pressoché inosservato un passaggio del dibattito parlamentare dei due giorni scorsi in vista dell’odierno Consiglio europeo. Persi, letteralmente, tra i lapsus di Giuseppe Conte, i sassolini di Angelo Bonelli, le assenze dei ministri della Lega e i pericolosi distinguo del suo capogruppo al Senato, le solite divisioni tra le opposizioni, le frasi a effetto di Giorgia Meloni madre e non Mosè, è sfuggita l’apertura di Forza Italia al “piano di pace” cinese per l’Ucraina. Un’apertura in qualche modo anticipata da recenti dichiarazioni del ministro forzista degli Esteri, Antonio Tajani, sul ruolo che la Cina avrebbe potuto giocare nella crisi ucraina, che poi in realtà dovrebbe consistere solo nel porre fine da parte della Russia all’invasione dell’Ucraina e nella restituzione dei territori illegalmente occupati e annessi. E il “piano di pace” presentato dalla Cina non prevede esattamente questo.
In Aula alla Camera, la rappresentante di Forza Italia intervenuta nel dibattito generale, onorevole Cristina Rossello, aldilà di singolari riferimenti alle apparizioni della Madonna (!) fatti nel suo intervento, è stata sul punto ancora più esplicita: “Noi pensiamo che anche il documento della Cina, che rappresenta un documento di posizionamento della Repubblica Popolare, possa essere un passo da valutare nelle sedi più opportune. Il presidente [Vladimir] Putin ha detto di apprezzare la posizione cinese”.
Il problema è che il documento cinese è stato già giudicato negativamente dagli Stati Uniti, dichiarato punto di riferimento del governo in politica estera, e con freddezza dall’Europa. E preoccupa ancora di più, anche se naturalmente non sorprende, che per Forza Italia uno dei presunti pregi del documento cinese sarebbe il fatto che sia stato apprezzato da Putin!
Ecco, più dei distinguo e delle assenze della Lega, magari dovute pure al fatto che Matteo Salvini vuole farle pesare sugli altri tavoli sui quali sta trattando, dalle nomine al decreto sul ponte sullo Stretto, al Commissario per la crisi idrica, è proprio la posizione di Forza Italia, che deve preoccupare Meloni e i nostri alleati internazionali. Considerato anche che il partito di Silvio Berlusconi esprime pure il ministro degli Esteri.
Se Forza Italia diventa forza Cina è insomma un bel guaio, per il governo e per l’Italia. Anche perché Meloni in questo caso non può utilizzare appieno i suoi convincenti argomenti nei confronti di Berlusconi e della sua famiglia rispetto agli interessi delle loro aziende. Perché proprio con aziende cinesi, come ha più volte scritto su Formiche.net Gabriele Carrer, le aziende berlusconiane hanno fatto affari e sottoscritto contratti.