L’ex presidente è stato ufficialmente incriminato e martedì dovrebbe presentarsi in tribunale. Ma anche se ci sono varie indagini aperte su di lui, quello della pornostar è stato definito un “caso zombi” da uno dei procuratori che ci ha lavorato, per tutte le volte che è stato chiuso e riaperto nell’arco di cinque anni
L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è stato formalmente incriminato dal gran giurì di Manhattan nell’inchiesta sul pagamento di 130.000 dollari alla pornostar StormyDaniels. I procuratori sostengono che la somma era lo strumento per farla tacere sulla loro relazione alla vigilia delle elezioni del 2016. Il magnate diventa così il primo ex presidente della storia degli Usa a dover affrontare un processo penale.
La decisione del gran giurì è ovviamente destinata ad aver effetti sulla politica americana, e potrebbe influenzare il voto delle primarie 2024, in cui Trump è già candidato.
Per l’ex presidente si tratta di “una persecuzione politica e una interferenza elettorale. Una caccia alle streghe che si ritorcerà contro Biden”. Prosegue: “Incriminare una persona completamente innocente in un atto di palese interferenza elettorale […] Non è mai successo prima d’ora di utilizzare il nostro sistema giudiziario per punire un avversario politico, che per caso è un presidente degli Stati Uniti e di gran lunga il principale candidato repubblicano alla presidenza”.
Il portavoce del procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, ha comunicato che è stato “contattato l’avvocato del signor Trump per coordinare la sua apparizione in aula”. Trump deve presentarsi al tribunale martedì prossimo e, secondo il The New York Times, quello stesso giorno potrebbe consegnarsi alle autorità di Manhattan, da quanto riferito dall’avvocato Susan R. Necheles.
Come ricorda la Cnn, l’ex presidente ha anche in ballo oltre 30 capi di accusa nell’inchiesta sulle sue società messa in piedi dalla procura di Manhattan.
Ma non è la prima volta che il suo rapporto con Stormy Daniels finisce sotto la lente dei procuratori newyorchesi, anzi sono cinque anni che la questione appare e scompare come un fiume carsico. In un articolo di approfondimento, il Wall Street Journal (primo a seguire la vicenda sul pagamento nel 2018), riferisce che il predecessore del procuratore Bragg, Cyrus Vance Jr., e i pubblici ministeri federali avevano già accusato Trump per gli stessi fatti: “In tribunale, dovrà essere una giuria a valutare la testimonianza dell’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, che ha già affrontato i propri problemi legali e si è dichiarato colpevole di una serie di reati federali nel 2018. Tra questi c’era un reato finanziario per il compenso della pornostar, nonché l’accusa di aver mentito a una banca e al Congresso”. Non esattamente un testimone imparziale, dunque.
L’ufficio di Vance ha esaminato e sospeso l’indagine nel 2019, quando un’inchiesta federale parallela sul finanziamento della campagna elettorale stava arrivando a conclusione. Vance ha spiegato che gli era stato “chiesto di sospendere la nostra indagine dal procuratore degli Stati Uniti perché si sovrapponeva a ciò su cui stavano indagando. Dopo che il signor Cohen si è dichiarato colpevole, siamo rimasti sorpresi dal fatto che le indagini non siano andate oltre”.
Mark Pomerantz, ex assistente procuratore distrettuale speciale di Vance e autore del libro “People vs. Donald Trump: An Inside Account”, definisce quello di Stormy Daniels come un “caso zombi” per quante volte è stato abbandonato e rilanciato nel corso degli anni.
“L’accusa di per sé era un reato minore (misdemeanor) e poteva essere convertita in un crimine solo dimostrando che i documenti erano stati falsificati per commettere o nascondere un altro crimine – si legge sul Wall Street Journal -. Hanno preso in considerazione una teoria secondo cui le fatture false nascondevano un crimine di finanziamento della campagna federale relativo al pagamento alla signora Daniels, ma nessun tribunale di New York aveva mai approvato formalmente questa strategia accusatoria”, come sostiene Pomerantz.
Ci sono però altre indagini su Trump relative ai suoi ultimi anni alla Casa Bianca e il periodo seguente. “Le decisioni dei pubblici ministeri in tali questioni hanno una posta in gioco maggiore, perché riguardano presunte condotte più gravi che comportano sanzioni potenziali maggiori”, precisa il WSJ.
Il Dipartimento di Giustizia sta indagando sulla gestione di documenti riservati nel resort Mar-a-Lago di Trump in Florida e sugli sforzi di Trump e dei suoi alleati per ribaltare la sua sconfitta elettorale del 2020. Fani Willis, procuratore distrettuale della contea di Fulton, è impegnato nelle indagini sui tentativi di Trump e dei suoi sostenitori di influenzare i risultati delle elezioni del 2020 in Georgia.