Se in Spagna dovesse vincere il Partito popolare, lo scenario politico europeo, e soprattutto quello mediterraneo, potrebbe spostarsi verso destra. Ma ci sono importanti differenze tra i conservatori spagnoli e quelli italiani e, soprattutto, tra Nuñez-Feijóo e Giorgia Meloni. La riflessione di José Ignacio Torreblanca, head of Madrid office e Senior policy fellow dello European council on foreign relations
Alla fine del 2023 la Spagna tornerà al voto nazionale dopo quattro anni di governo di coalizione progressista e, nonostante alle elezioni del 2019 i socialisti abbiano ottenuto il 28% dei voti e i conservatori il 20,8%, ora i sondaggi collocano i conservatori al 31,7% e i socialisti al 26,2%. La tendenza non è nuova. Dal marzo 2021, il Partito socialista guidato da Pedro Sánchez è indietro rispetto al Partito conservatore, oggi guidato da Nuñéz Feijóo, con la breve interruzione del cambio di leadership del Partito popolare lo scorso anno, che ha temporaneamente penalizzato i conservatori.
Questi ultimi oggi beneficiano del trasferimento di voti dei liberali di Ciudadanos (destinati a scomparire), ma anche della debolezza e della frammentazione della sinistra, dove sono in corso pesanti lotte intestine tra Podemos di Pablo Iglesias e l’emergente leader (indipendente) di Sinistra unita, Yolanda Díaz, che sta cercando di formare una coalizione a sinistra dei socialisti.
In ogni caso, i sondaggi indicano che Núñez-Feijóo è destinato a vincere le elezioni generali. La questione è se riuscirà a raggiungere la maggioranza assoluta (176/350), cosa molto improbabile, e se quindi avrà bisogno dell’appoggio dell’estrema destra di Vox per ottenere il mandato. I conservatori hanno dichiarato che non negozieranno con Vox né accetteranno un’eventuale coalizione di governo, ma dall’altro lato è improbabile che l’estrema destra presti gratuitamente il proprio appoggio ai conservatori.
Anzi, nelle ultime settimane Vox ha decisamente aumentato la propria ostilità nei confronti del Partito conservatore, segnalando di volere voce in capitolo nella formazione del futuro governo. Tuttavia, anche se Vox non entrasse nella prossima coalizione, Núñez-Feijóo potrebbe avere comunque bisogno del suo appoggio per approvare leggi-chiave, soprattutto quella di bilancio.
Qualora vincesse il Partito popolare, lo scenario politico europeo, e soprattutto quello mediterraneo, potrebbe spostarsi verso destra. Tuttavia è importante notare che ci sono importanti differenze tra i conservatori spagnoli e quelli italiani e, più in particolare, tra Nuñez-Feijóo e Giorgia Meloni. Il Pp è infatti un partito di centrodestra classico e molto europeista, quindi in alcuni casi potrebbe funzionare meglio con Macron e Scholz che con Meloni.
La storia insegna che la Spagna preferisce non impegnarsi in blocchi o assi permanenti con Parigi, Berlino o Roma. Se per esempio la Commissione europea iniziasse a fare pressioni su Italia e Spagna affinché riducano il deficit e il debito, le relazioni con la Germania potrebbero risentirne. In questo scenario, allora, l’Italia e la Spagna potrebbero essere spinte ad avvicinarsi di più.
Roma e Madrid dovrebbero in questo caso collaborare, anziché rivaleggiare, per ottenere più energia dal Mediterraneo, il che richiede un ammorbidimento delle tensioni tra Marocco e Algeria. Per quanto riguarda la Francia, nonostante l’ottima cooperazione su molti fronti, ci sono differenti punti di vista riguardo alle questioni energetiche. Divergenze che dovrebbero essere affrontate.
La Spagna continua a essere insoddisfatta dell’atteggiamento della Francia che non sembra del tutto disponibile quando si tratta di energia e interconnessioni elettriche e incolpa Parigi del suo status di “isola energetica”. Inoltre, sebbene la cooperazione in materia di idrogeno possa rappresentare una svolta, essa è ancora troppo lontana.
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*Questo articolo è apparso sul numero di aprile della rivista Formiche
(Foto dal profilo Flickr della presidenza spagnola – La Moncloa )