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Monitoraggio dell’emergenza idrica nelle zone del sisma. Il progetto finanziato dal Pnrr

Di Guido Castelli

Il progetto permette di avviare un processo di trasformazione digitale dell’intera infrastruttura idrica dei Comuni colpiti dal sisma, avvalendosi della tecnologia IoT, in grado di raccogliere, processare, gestire e restituire una mole di dati in continuo aumento e in maniera facilmente leggibile. L’intervento di Guido Castelli, commissario straordinario del governo per la ricostruzione sisma 2016

L’acqua è ormai un problema urgente per tutti. Diventa ancora più drammatico per i territori che hanno una maggiore fragilità. L’emergenza idrica aggiunge problemi ai problemi tipici delle zone colpite dal sisma del 2016. La sequenza sismica ha prodotto danni anche alla struttura geologica e geomorfologica dei bacini idrici sotterranei. In molti punti del cratere si è registrata la scomparsa di sorgenti in quota e la drastica riduzione della risorsa idropotabile disponibile dalle principali sorgenti montane con oltre il 58% di riduzione dei valori pre-sisma.

Per i 135 Comuni dell’Italia centrale colpiti dal sisma del 2016 l’emergenza idrica non si accompagna solo alla siccità. E si aggiunge alle criticità in cui versa tutto il sistema idrico nazionale. Sappiamo che in Italia oltre il 40% dell’acqua immessa negli acquedotti non arriva al rubinetto. Degli 8,1 miliardi di metri cubi immessi in rete nel 2020, solo 4,7 hanno effettivamente raggiunto i consumatori finali. Il resto si perde in una rete idrica nazionale di circa 500mila chilometri, un quarto dei quali è stato costruito più di 50 anni fa e due terzi ha oltre 30 anni di vita.

Manutenzione è la parola d’obbligo. Peccato che il tasso nazionale di rinnovo della rete viaggia alla velocità di 3,8 metri per ogni chilometro. A questo ritmo ci vorrebbero 250 anni per aggiornare tutta la rete.

Un sistema idrico resiliente e sostenibile passa anche attraverso la digitalizzazione: l’integrazione delle tecnologie digitali con le modalità operative applicate alle reti di distribuzione e agli impianti consente di accrescere la conoscenza stessa delle infrastrutture, migliorando la gestione, creando efficienza operativa e fornendo una visione di dettaglio, sullo stato di condotte, strutture e utenze, ma anche una visione complessiva dell’intero sistema di acquedotti. Una prima azione dovrebbe riguardare la mappatura capillare, aggiornata e precisa delle reti di distribuzione sul territorio e relative prestazioni, manutenzioni e quant’altro (sia idriche che irrigue) per poi proseguire attraverso il potenziamento del monitoraggio tramite sensori installati sulla rete che trasmettono costantemente informazioni quali la portata o la pressione dell’acqua, e tramite gli “smart water meter” o contatori intelligenti.

È stato varato in questi giorni un progetto specifico di innovazione digitale contro l’emergenza idrica promosso dalla Struttura del Commissario straordinario del sisma 2016 in collaborazione con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (Abdac). E se n’è parlato nel corso di un convegno “Gestione delle risorse idriche e difesa del territorio, la sfida della digitalizzazione” organizzato a Roma dall’Abdac, alla presenza, tra gli altri, di Mauro Rotelli, presidente della Commissione Ambiente, Infrastrutture e Territorio della Camera dei deputati e di Marco Casini, segretario generale di Abdac.

Il progetto – che per ora coinvolge due delle quattro regioni colpite dal sisma del 2016: Marche e Abruzzo – prevede la mappatura dell’infrastruttura idrica tramite azioni di rilievi con Gps, droni, piattaforme di mappatura mobile, Laser scanner e altri sistemi di rilevazione; la modellazione delle reti, attraverso quella che viene chiamata ‘nuvola di punti’, cioè un’immagine in 3D dettagliata degli impianti rilevati e l’analisi dei regimi di pressione e portata; l’istallazione di strumenti di misura e calibrazione per creare il modello virtuoso di analisi in tempo reale dei dati e delle perdite di rete.

Il progetto permette quindi di avviare un processo di trasformazione digitale dell’intera infrastruttura idrica dei Comuni colpiti dal sisma, avvalendosi della tecnologia IoT, in grado di raccogliere, processare, gestire e restituire una mole di dati in continuo aumento e in maniera facilmente leggibile. Tale processo di digitalizzazione ambisce a non fermarsi al solo sistema idrico, ma mappare e digitalizzare l’insieme sistema di sottoservizi presenti nell’area esaminata, estendendo il repository e quindi il livello di conoscenza territoriale.

Il progetto gode di un finanziamento di 27 milioni, all’interno del più ampio programma “Città e paesi sicuri, sostenibili e connessi” finanziato con il Fondo complementare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede complessivamente un miliardo e 780 milioni di euro per tutte le aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016, nella responsabilità della struttura Commissariale per il sisma del 2016.

Si tratta quindi di uno dei tanti tasselli che compongono le attività di “rigenerazione” dei territori del cratere. Alla nostra struttura commissariale infatti è stata affidata non solo l’attività di ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 2016, ma anche il “rilancio economico” e infrastrutturale sia dei Comuni colpiti dal terremoto del 2016, sia di quelli interessati dal sisma del 2009.

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