L’evento, organizzato da Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public diplomacy division, è stata l’occasione per fare un punto insieme a de Santis, Terzi di Sant’Agata e Politi sulla deterrenza dell’Alleanza, la cooperazione con l’Ue e il contenimento della Cina alla luce della guerra
Si avvicina sempre più il prossimo vertice Nato, che si terrà a luglio a Vilnius in Lituania. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina sono molte le sfide in corso per la sicurezza dell’Alleanza atlantica, dalla deterrenza alla minaccia rappresentata da Pechino. Di fronte a un tale quadro, l’Alleanza intende impiegare nuovi strumenti per garantire il proprio vantaggio tecnologico, rendendosi capace di affrontare le minacce in modo sicuro ed efficace. Queste sono state le considerazioni da cui è partito l’evento “La deterrenza della Nato dopo l’Ucraina. Verso il Vertice di Vilnius”, realizzato da Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public diplomacy division. L’iniziativa ha visto la partecipazione del Capo della Sezione relazioni pubbliche della Nato Public diplomacy division, Nicola de Santis, dell’ambasciatore e presidente della commissione Politiche Ue del Senato, Giulio Terzi di Sant’Agata e del direttore della Nato defense college foundation, Alessandro Politi, moderati dal direttore di Formiche e Airpress Flavia Giacobbe.
Ucraina e deterrenza
Quello che si ritrova a dover fronteggiare la Nato è dunque un quadro geopolitico e di deterrenza complesso, che rende ancora più sfidante raggiungere l’obiettivo di continuare a garantire la difesa e la sicurezza dello spazio euro-atlantico. “Storicamente la deterrenza è un elemento fondante della strategia sia politica sia militare dell’Alleanza”, ha spiegato de Santis. Come ha ricordato, “è intrinseca nella dimensione difensiva della Nato” e “deterrenza e dialogo sono due gambe indispensabili per prevenire il rischio di una guerra”. “Il concetto di deterrenza dell’Alleanza, da Madrid in poi, è soggetto a un approfondimento, a un adattamento al nuovo contesto di sicurezza”, ha spiegato de Santis. La Nato infatti ha dovuto “rivedere, attraverso il Concetto strategico di Madrid, la propria strategia di deterrenza nucleare, anche tenendo di conto di minacce quali la Corea del Nord, l’Iran e la stessa Cina che oggi si rifiuta ancora di condannare l’aggressione contro l’Ucraina da parte della Federazione Russa”, ha proseguito. Secondo Terzi è bene sottolineare come la deterrenza sia un concetto sfaccettato: “Deterrenza come posizionamento e dissuasione e anche come capacità di punire l’aggressore”. E in un contesto in cui “è difficile non parlare di una guerra contro l’Europa” sta emergendo “una nuova architettura di sicurezza occidentale”.
Cooperazione Ue-Nato
Di fronte all’accresciuta minaccia allo spazio euro-atlantico, aumenterà inoltre il livello di cooperazione tra l’Unione europea e l’Alleanza Atlantica per garantire la difesa del Vecchio continente, pur rispettando l’autonomia e le diverse capacità delle due organizzazioni in un’ottica di complementarietà. “La complementarietà tra Nato e Ue è un elemento ancora importante, dal 1991 a oggi si è proceduto in questa direzione e lo abbiamo già visto ad esempio con la sincronizzazione delle riunioni di altissimo livello tra Consiglio atlantico e Consiglio europeo, le riunioni tra Stoltenberg e von der Leyen. Questa dimensione verrà con gran probabilità rafforzata a Vilnius”, ha raccontato de Santis. Ma cos’è quindi la dimensione europea della narrativa atlantica e viceversa? Cerca di rispondere l’ambasciatore Terzi parlando di “un unicum, un insieme che si sta rafforzando”.
Le altre sfide: l’Indo-Pacifico
In uno scenario globale sempre più instabile, la Nato è anche impegnata a tener d’occhio la sfida proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese. Particolarmente preoccupante in questo senso è la cooperazione sempre più stretta tra la Cina e la Russia, così come il loro tentativo comune di sfidare l’attuale ordine internazionale basato sulle regole. Secondo Politi “vi è un dibattito fortissimo negli Stati Uniti su cosa veramente debbono fare gli europei nell’Indo-Pacifico”. Come ha precisato infatti il direttore, di Indo-Pacifico nella Nato se ne parla ufficialmente soltanto a partire dal 2022 con la dichiarazione di Madrid e poi il Concetto strategico, mentre altri Paesi, quali gli Stati Uniti, ne parlano ben da prima, fin dal 2011, così come anche Australia e Giappone. Nonostante il “ritardo” dell’Alleanza, ora non vi è più tempo da perdere.