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Grillo è l’unico ad avere le idee chiare

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’analisi di Massimo Tosti uscita sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Fra le tante variabili da tenere in considerazione per valutare le conseguenze di una eventuale rottura fra Pd e Pdl c’è da considerare il ruolo del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo non ha cambiato di una virgola la sua posizione di totale contrarietà a un «inciucio» con il Pd, che quindi si illude di poter puntare a una maggioranza alternativa a quella delle grandi intese.
Grillo ha cambiato idea, invece, sul porcellum (ingolosito dalla possibilità di ottenere la maggioranza relativa dei voti alla Camera, conquistando così la maggioranza assoluta dei seggi). c’è un’assoluta coerenza fra le due posizioni.

Il no al dialogo con il partito di Epifani e il sì al voto con la legge attuale, concordano nel confermare la volontà di marciare uniti (anche se i malumori nei gruppi parlamentari tornano a farsi sentire, ma vengono respinti con le solite minacce di espulsione per chi dissente dalle strategie del capo) ma in completa solitudine. Grillo ha anche annunciato che, alla nuova legge elettorale, si penserà nella nuova legislatura, dando al meccanismo scelto rilievo costituzionale, in modo di garantire agli elettori che non si cambierà sistema per qualche decina di anni.

Grillo ha le idee chiare. Non si può dire altrettanto per i due partiti che formano la maggioranza attuale.

Il Pdl minaccia fuoco e fiamme se non si trova una via d’uscita che permetta a Berlusconi di restare in parlamento. Il Pd (stavolta compatto nella sua scelta, salvo qualche personaggio influente per storia e cultura, ma non per il numero di parlamentari che può mobilitare: come, per esempio, Luciano Violante) conferma che voterà per l’incandidabilità e la decadenza di Berlusconi.

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