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Siria, la vera sfida del governo Letta

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Sergio Soave uscito sul quotidiano Italia Oggi.

Oltre alle emergenze economiche, l’Italia potrebbe trovarsi nelle prossime ore a dover affrontare una complessa crisi diplomatica e militare. Se le potenze anglosassoni decideranno di mettere in atto una spedizione punitiva nei confronti della Siria, come sembra probabile, agli alleati della Nato verrà chiesta assistenza, a cominciare dall’uso delle basi aeree, e quelle italiane sono tra le più vicine alla zona critica, se si escludono quelle turche o irakene, che però potrebbero essere raggiunte da eventuali azioni di rappresaglia missilistica siriana. Emma Bonino ha già dichiarato che l’Italia non parteciperà ad azioni militari non autorizzate dalle Nazioni unite, dove il veto russo e cinese impediscono di decidere in quel senso. Però, un conto è assumere una posizione prima dell’inizio di un conflitto, che serve a dimostrare la propria volontà di scongiurarlo, un conto è negare agli alleati l’impiego di strumenti, come le basi aeree dell’Alleanza atlantica, che tradizionalmente vengono messe al servizio di chi ne ha bisogno, soprattutto se si tratta della potenza egemonica, cioè degli Stati Uniti.

Questa volta, peraltro, il quadro delle alleanze appare difforme da quello che si presentava alla vigilia dell’attacco a Baghdad che diede il via alla seconda guerra irakena. La Germania è sempre contraria, ma la Francia, che allora seguì l’alleato tedesco, ora invece è incline per un sostegno alle posizioni anglosassoni, mentre la Spagna, che allora, nel famoso vertice delle Azzorre si schierò al fianco dell’America, ora si trova in una situazione di grave tensione con la Gran Bretagna per via di incidenti a Gibilterra. Inoltre il quadro di relativa stabilità che allora caratterizzava le dittature della sponda sud del Mediterraneo, ora è completamente capovolto, con regimi postrivoluzionari che non si assestano e rischiano sempre più di cadere in una situazione di guerra civile a più o meno bassa intensità.

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