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Scuola, lavoro e Hollywood. Come l’IA sta già rivoluzionando il mercato

Writers Guild America strike

Un’azienda di servizi per l’educazione ha perso metà del valore per via di ChatGpt nel giro di poche ore. Ibm pensa di appaltare all’intelligenza artificiale sempre più ruoli interni, e gli sceneggiatori americani manifestano contro il suo utilizzo creativo. Ecco le rivoluzioni, dirompenti e multisettore, causate dall’IA generativa

Mentre il mondo dibatte degli effetti dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, sia il lavoro che il mercato stanno già reagendo all’avvento delle applicazioni IA. Una delle prime vittime è stata Chegg, un’azienda statunitense quotata alla borsa di New York che offre sostegno per i compiti scolastici e servizi di educazione online dietro abbonamento mensile. Lunedì, presentando una previsione di guadagno ben al di sotto delle aspettative, l’ad Dan Rosensweig ha dato la colpa a ChatGpt. Quando il mercato ha riaperto martedì mattina, il titolo di Chegg valeva la metà.

I numeri citati dall’ad hanno confermato i sospetti degli analisti, che vedono nell’IA generativa una minaccia esistenziale per i modelli di business delle aziende come Chegg. Ronsensweig ha spiegato che nei primi mesi dell’anno è stato tutto tranquillo. “Tuttavia, a partire da marzo abbiamo registrato un aumento significativo dell’interesse degli studenti per ChatGPT. Ora crediamo che questo abbia un impatto sul tasso di crescita dei nostri nuovi clienti”, ha spiegato a Bloomberg, promettendo che Chegg abbraccerà le tecnologie IA “aggressivamente e immediatamente”.

Nelle stesse ore in cui Rosensweig parlava agli investitori, un pezzo da novanta dell’industria tecnologica ha reagito alle evoluzioni del settore: Arvind Krishna, l’ad di Ibm, ha dichiarato in un’intervista che l’azienda avrebbe sospeso le assunzioni del personale potenzialmente sostituibile con l’IA. Si tratta di ruoli interni, come le risorse umane, per cui Krishna prevede una riduzione del 30% – circa 7,800 persone – nei prossimi cinque anni. E visti gli sforzi dell’intera industria tech per ottimizzare le proprie operazioni e ridurre le spese, tra cui i licenziamenti di massa degli ultimi mesi, è indubbio che altre aziende stiano facendo lo stesso ragionamento.

È in questo clima di tensione che gli sceneggiatori di Hollywood hanno deciso di manifestare per proteggere i propri posti di lavoro. La richiesta di limitare l’utilizzo dell’IA per scrivere le trame di film e serie tv è uno dei motivi per cui i membri della Writers Guild of America hanno scioperato nella giornata di lunedì – per la prima volta in quindici anni. Due preoccupazioni principali: “non vogliamo che il nostro materiale alimenti [i modelli IA] e non vogliamo nemmeno correggere le loro bozze superficiali”, dice John August, membro del comitato di negoziazione della Wga.

Dall’altra parte della barricata ci sono gli studios hollywoodiani, che stanno lottando per rendere redditizi i servizi di streaming e assicurarsi proventi pubblicitari sempre più risicati. Per loro l’IA è già uno strumento utilissimo per generare effetti visivi a costi irrisori – e contano nel perfezionamento delle applicazioni IA, già in grado di generare voci convincenti e persino video a partire da una semplice descrizione, per produrre “creatività sintetica” in modo massiccio. La Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta gli studios, ha respinto la richiesta della Wga e controbattuto che sarebbero aperti a discutere di nuove tecnologie con cadenza annuale.

Il tema è centrale per l’evoluzione delle applicazioni come ChatGpt, addestrate su immense quantità di dati e materiale reperibile online. Probabilmente in quella pila di documenti ci sono le sceneggiature di quasi tutti i film e le serie tv mai prodotte, più la galassia di recensioni, materiale critico e prodotti secondari che hanno generato. Le proteste della Wga viaggiano sugli stessi binari della causa che l’archivio fotografico Getty ha mosso contro Stability AI, creatore del sistema di generazione di immagini Stable Diffusion, accusando l’azienda di averlo addestrato su oltre 12 milioni di proprie immagini senza permesso. La domanda fondamentale: queste applicazioni sono, come le definiscono alcuni sceneggiatori, “macchine per il plagio”?

Queste e altre domande faranno da cornice per una riunione alla Casa Bianca sullo sviluppo dell’IA. Poche settimane fa il presidente Joe Biden ha detto che sta alle aziende vigilare sui propri prodotti. Scrive Reuters che giovedì i vertici delle aziende di Alphabet (parent di Google), Microsoft, OpenAI (che offre ChatGpt) e Anthropic incontreranno la vicepresidente Kamala Harris e altri rappresentanti di spicco dell’Amministrazione per discutere della materia. Nel mentre Washington, che da tempo fatica a regolamentare il settore tecnologico, guarda all’Unione europea, dove i legislatori stanno aggiustando l’AI Act anche alla luce delle ultime evoluzioni in campo IA.

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