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Perché la fine dell’emergenza non è la fine del Covid. E sul virus sinciziale…

Le autorità e gli esperti sottolineano che molte persone continuano ad ammalarsi e a morire, per cui è importante continuare con gli sforzi di immunizzazione. Cosa fare? Sul virus respiratorio sinciziale (Rsv), intanto, è stato approvato il primo vaccino…

L’emergenza Covid è finita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato venerdì scorso la fine della pandemia durata tre anni. L’allerta internazionale per la diffusione del virus è partita il 30 marzo del 2020. Il bilancio è stato drammatico: più di 20 milioni di morti in tutto il mondo e 756 milioni di casi.

Tuttavia, in termini pratici, la decisione di porre fine all’emergenza cambia poco. Come si legge sul quotidiano The New York Times, in quasi tutto il mondo le limitazioni sanitarie sono scomparse. Il Covid ha diminuito la sua pericolosità, grazie all’immunità per infezioni e per il vaccino, e la convivenza con il virus inizia ad essere reale.

K. Srinath Reddy, medico indiano, ex presidente della Public Health Foundation of India e già capo del Dipartimento di Cardiologia dell’India Institute of Medical Sciences, ha spiegato al New York Times che “è importante riconoscere che quello che ha fato cambiare intensità a virus non è solo la biologia evolutiva, ma anche il fatto che l’uomo l’ha spinto ad essere realmente meno forte grazie ai vaccini, mascherine e una serie di misure di sanità pubblica”.

Il virus però esiste ancora. Le autorità e gli esperti sottolineano che molte persone continuano ad ammalarsi e a morire, per cui è importante continuare con gli sforzi di immunizzazione. Da quanto si legge nella newsletter del NYT non bisogna dimenticare che l’accesso ai vaccini e alle cure possono fare la differenza tra la vita e la morte e ancora non c’è disponibilità per tutti, specialmente per le popolazioni più disagiate.

Non si fermano gli impegni della ricerca scientifica e le autorità sanitarie per evitare un’altra emergenza. L’Oms ha esortato a prendere misure di previsione per eventuali future nuove pandemie. Secondo il report dell’organizzazione ripreso da EuroNews, la maggior parte dei Paesi ha compiuto progressi nell’integrazione della lotta contro il Covid nel proprio nel sistema sanitario standard: “La vaccinazione rimane uno strumento efficace: l’80-90% dei Paesi ha integrato completamente la vaccinazione Covid, i servizi diagnostici e di gestione e i servizi di assistenza ai sopravvissuti al virus nella pratica di routine”.

Per aiutare a prepararsi meglio a future pandemie, l’Oms ha lanciato una nuova iniziativa, che fornisce indicazioni su come pianificare in modo completo la risposta a qualsiasi patogeno respiratorio. Si chiama Preparedness and Resilience for Emerging Threats Initiative (Pret) e ha come missione garantire prontezza e resilienza contro le nuove minacce, con strumenti e approcci “più recenti per l’apprendimento collaborativo e l’azione collettiva”.

Inoltre, la Food and Drug Administration (Fda) ha approvato Arexvy, il primo vaccino per il virus respiratorio sinciziale (Rsv), commercializzato da Gsk. Il vaccino è a base di proteina Rsv ed è specificamente indicato per prevenire le infezioni del sistema respiratorio inferiore negli adulti.

Finora non c’era un vaccino capace di proteggere dal virus respiratorio sinciziale. Secondo i dati dalle autorità sanitarie, ogni anno tra i 60.000 e i 160.000 anziani americani ricoverati in ospedale a causa di infezioni per questo virus e muoiono circa 10.000.



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