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Greentech, chip, IA, Cina. Il Ttc come fulcro dell’intesa Europa-Stati Uniti

Il prossimo summit del Consiglio del commercio e tecnologia a fine maggio consegnerà i risultati del coordinamento Ue-Usa in tutti i campi più delicati – nel solco della cooperazione transatlantica – per rendere complementari gli approcci di politica industriale e politica estera e rafforzare le basi dello sviluppo in chiave democratica

Le relazioni commerciali transatlantiche tra Unione europea e Stati Uniti, spesso altalenanti, hanno portato Bruxelles e Washington a creare il Consiglio commercio e tecnologia (Ttc) Ue-Usa, il forum semipermanente che si riunirà per la quarta volta il 30 e 31 maggio in Svezia. L’obiettivo è far convergere gli sforzi degli alleati in materia di controllo delle esportazioni, infrastrutture di telecomunicazione, consolidamento delle catene di valore e sviluppo in chiave democratica della tecnologia. Anche in un contesto segnato da evidenti frizioni, come il dibattito attorno all’Inflation Reduction Act statunitense e sulle visioni europee di sovranità – digitale e non.

VERDI E CONVERGENTI

“Dopo il terzo summit del Ttc c’è stata una pausa nella conversazione su questo tema, ma in realtà sta succedendo molto”, ha detto Tyson Barker, consigliere senior al Dipartimento di Stato Usa, durante un webinar tenuto congiuntamente dal Center for European Policy Analysis (Cepa) e dall’Information Technology and Innovation Foundation (Itif). L’esperto ha indicato l’incontro di marzo tra Ursula von der Leyen e Joe Biden, da cui è uscita una dichiarazione congiunta riguardo un futuro accordo sui minerali critici – che servirà anche per estendere i sussidi dell’Ira alle auto elettriche europee. “Una negoziazione molto simile a quella avvenuta con il Giappone”, ha puntualizzato Barker, “e naturalmente speriamo che ciò avvenga nel prossimo futuro”.

La relazione tra mosse di politica industriale (come i sussidi green) e la doppia transizione, ecologica e digitale, è uno dei punti centrali del dialogo politico ed economico tra Ue-Usa, nonché un dossier in cui la presenza della Cina – leader in diversi settori greentech – si avverte con forza. Entrambi i leader devono affrontare le questioni relative alle economie non di mercato e alle loro pratiche, ha ricordato Barker: un giro di parole che indica la Repubblica Popolare Cinese. In questo contesto si collocano le mosse di export control sui semiconduttori (adottate da Olanda e Giappone su spinta Usa) e l’allineamento sulle sanzioni (che ha visto l’Ue colpire aziende cinesi per la prima volta).

LA QUESTIONE CINESE…

Inevitabilmente, porsi la questione cinese chiama in causa l’approccio europeo verso Pechino. O meglio, gli approcci dei vari Paesi Ue – che, com’è emerso con la boutade cinese di Emmanuel Macron, spesso lascia attoniti gli osservatori statunitensi. C’è ancora molto dibattito in materia, ha commentato Barker, ma secondo lui “gli europei stanno iniziando a vedere la Cina attraverso la lente con cui tendono a vederla gli Stati Uniti, ovvero come un concorrente strategico e una sorta di minaccia, se vogliamo, una sfida. Sia gli Usa che l’Ue hanno rapporti molto complessi con la Cina. Credo che qui si vedano molte convergenze. E credo che il Ttc abbia permesso una buona parte di questa convergenza”.

… E LE FONDAMENTA DEMOCRATICHE

È in questo capo che, intervenendo, l’eurodeputata bulgara Eva Maydell (Gerb/Epp) ha portato alla luce il collante fondamentale che unisce Ue e Usa. Ognuno ha punti diversi di forza, ha detto, indicando i diversi approcci sulla politica industriale greentech – la spinta regolatoria europea e i pacchetti dedicati di sostegno finanziario, frutto di un ragionamento strategico più deciso, dal lato statunitense –, “ma credo che siano molto radicati nelle tradizioni democratiche che sosteniamo e anche nell’impegno che abbiamo nei confronti della concorrenza economica”. Costruire la cosiddetta autonomia strategica europea non implica un aut-aut, ha spiegato, ma va fatto “contemporaneamente al rafforzamento e all’approfondimento delle nostre relazioni con partner affini come Stati Uniti e Giappone”, sia attraverso il Ttc che altri forum internazionali.

CLOUD, IA, DATI

Ad ogni modo, il canale del Ttc ha già facilitato confronto e allineamento – come nel caso dell’Ira –, ha spiegato Barker, inaugurando un “clima di fiducia” adeguato per affrontare le “questioni sensibili, compresa la regolamentazione digitale [o] la certificazione della sicurezza informatica per il cloud computing”. Un settore in cui gli Usa chiedono risposte alle controparti europee: “Quali sono i requisiti di sovranità? Quali le giustificazioni? Perché c’è una grande differenza tra gli Usa e Paesi come la Cina quando si parla di credibilità dei fornitori di servizi cloud”. Allo stesso modo, ha continuato, serve portare avanti conversazioni schiette su temi essenziali come proprietà intellettuale, internet tax, flussi di dati e l’intelligenza artificiale – che entrambe le parti stanno regolamentando – per creare interoperabilità tra i rispettivi sistemi giuridici.

COSA ASPETTARSI DAL TTC SVEDESE

Un settore in cui il summit di maggio produrrà risultati, con ogni probabilità, è appunto l’IA. Barker ha parlato di un “nuovo accordo amministrativo” su cui stanno lavorando Bruxelles e Washington, che andrà formalizzato in una “road map congiunta per un’intelligenza artificiale affidabile”. Tuttavia, Mark Scott di Politico Digital Bridge, che ha visionato una bozza delle conclusioni del Ttc svedese, avverte di non aspettarsi annunci eccezionali: “it’s all about the process”. Secondo le sue fonti, i colloqui sui minerali critici non sono ancora avanzati al punto da produrre un accordo definitivo in tempo per il summit. Ma ci saranno misure di trasparenza per le grandi piattaforme, avvertimenti a Russia e Cina per il modo in cui spacciano interferenze straniere e propaganda digitale in America Latina e in Africa (più un sistema migliore di condivisione di informazioni Ue-Usa in materia).

“Anche gli standard ricevono un’attenzione particolare, grazie al cosiddetto programma 6G Outlook, in cui verrà promossa la cooperazione transatlantica sulla prossima generazione di standard di telecomunicazione, in modo che Washington e Bruxelles possano parlare con una sola voce quando si tratta di definire le regole globali per contrastare gli interessi geopolitici della Cina”, scrive Scott. Ci si aspetta anche il finanziamento congiunto di due progetti di infrastrutture digitali, rispettivamente in Costa Rica e nelle Filippine, che verrà annunciato il 23 maggio da Margrethe Vestager dell’Ue e Gina Raimondo, Segretario al Commercio degli Usa. E un maggior coordinamento sui sussidi per i semiconduttori per evitare una corsa alle sovvenzioni, “nonché sforzi per consentire agli accademici di ciascuna parte di attingere ai progetti di ricerca e sviluppo dell’altra” in materia di informatica quantistica.

Attenzione, infine, sul linguaggio relativo alla Cina – o meglio, “sul rafforzamento della cooperazione transatlantica in materia di sicurezza economica, affrontando la coercizione economica da parte di economie non di mercato […] attraverso potenziali controlli sugli investimenti in uscita”. Nella bozza del comunicato, scrive Scott, la Cina vince tre riferimenti: due relativi alle interferenze straniere e uno sui potenziali abusi di mercato associati ai dispositivi medici. E l’Ue e gli Usa sarebbero “ansiosi di lavorare insieme per approfondire la comprensione degli strumenti politici disponibili per affrontare i rischi per la sicurezza nazionale”.



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