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Cosa significa (anche per l’Italia) l’ingresso della Spagna in Blue Dot Network

Madrid si unisce a Washington, Tokyo, Canberra e Londra nel meccanismo lanciato per promuovere standard elevati negli investimenti pubblico-privati infrastrutturali nel mondo, anche nei Paesi in via di sviluppo. Cioè per fronteggiare l’espansionismo cinese

Stati Uniti, Giappone, Australia e Regno Unito hanno dato il benvenuto alla Spagna nel comitato direttivo di Blue Dot Network, un meccanismo lanciato nel 2019 per promuovere standard elevati negli investimenti pubblico-privati infrastrutturali nel mondo, anche nei Paesi in via di sviluppo. Tradotto: per fronteggiare l’espansionismo cinese. L’ingresso era stato annunciato nei giorni scorsi in occasione dell’incontro alla Casa Bianca tra il presidente statunitense Joe Biden e il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez.

“La certificazione Blue Dot Network garantisce che le infrastrutture soddisfino gli standard fiscali, sociali, ambientali e di governance a beneficio di tutti gli utenti e gli stakeholder delle nostre rispettive società”, si legge in una nota diffusa dai governi. “I progetti pilota che utilizzano i criteri di Blue Dot Network hanno dimostrato che il processo di certificazione è un mezzo efficace per garantire che le strade, i ponti, le reti informatiche e le reti energetiche che utilizziamo favoriscano lo sviluppo economico locale e aderiscano agli standard e alle migliori pratiche internazionali”, recita ancora il comunicato. Che nell’ultima parte suggerisce che il meccanismo è aperto a nuovi ingressi: “Siamo lieti di accogliere nuovi partner nel futuro dello sviluppo sostenibile e inclusivo delle infrastrutture che il Blue Dot Network rappresenta. Quando le nostre strade, i ponti, le reti elettriche, le reti di comunicazione e gli altri progetti infrastrutturali sono sviluppati secondo standard riconosciuti, ne beneficiamo tutti”, conclude la nota.

Per la Spagna l’ingresso nel meccanismo rappresenta un’occasione per rilanciare i legami con gli Stati Uniti in una fase in cui il governo di Madrid è impegnato a rafforzare la postura del Paese nel Mediterraneo, con l’Unione europea, con la Nato e anche con la Cina (a fine marzo Sánchez è stato ricevuto dal leader cinese Xi Jinping mentre è ancora in fase di definizione la visita a Pechino di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ancora alle prese con la decisione sul rinnovo o meno del memorandum d’intesa sulla Via della Seta). Non senza una qualche tentazione di sostituirsi all’Italia di Meloni sfruttando la vicinanza politica tra i socialisti spagnoli, i democratici statunitensi, i socialdemocratici tedeschi e, almeno in parte, i macroniani di Renaissance in Francia. Non sembra casuale, dunque, la recente invettiva della vicepremier spagnola Yolanda Díaz contro Meloni accusata di portare avanti riforme “contro i lavoratori”. Il sospetto a Palazzo Chigi è che si tratti di regolamenti di conti interni in vista delle elezioni spagnole di dicembre con Partito Popolare e Vox rispettivamente primo e terzo partito nei sondaggi.

Erin Murphy, vicedirettrice dell’Economics Program al Center for Strategic and International Studies di Washington, D.C., ha spiegato nelle scorse settimane che il recente ingresso del Regno Unito può dare nuovo slancio e nuova forza al progetto, che “come la stella Michelin, è un segno visibile e tangibile di un lavoro di qualità”. Secondo Murphy “ci sono ancora domande in sospeso a cui Blue Dot Network dovrà rispondere”, soprattutto sulla struttura amministrativa e su costi e oneri temporali. Inoltre, “una spinta a lanciare nuove iniziative per il gusto di avere qualcosa di nuovo potrebbe ridurre l’efficacia di Blue Dot Network e dimostrare una mancanza di cooperazione e di impegno da parte di partner che condividono le stesse idee”, ha scritto l’esperta. Al contrario, Blue Dot Network richiede ai partner di lavorare per superare i dissensi e concentrarsi su un obiettivo generale condiviso: un’infrastruttura di qualità”, ha concluso.

(Foto: Casa Bianca)


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