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L’importanza del 2 giugno e della Componente militare nazionale

Di Mauro Del Vecchio

È sempre più importante preservare il ruolo e la competenza della Componente militare del nostro Paese, specie in momenti, come quelli attuali, caratterizzati da un generale contesto di instabilità in cui le condizioni di sicurezza del Vecchio continente sono fortemente minacciate. La riflessione del generale Mauro Del Vecchio

Anche quest’anno siamo giunti al 2 Giugno e, come sempre, ci apprestiamo a festeggiare ed esaltare il significato spirituale e storico di questa principale ricorrenza, con il consueto, grande coinvolgimento di cittadini nella parata militare dei Fori Imperiali a Roma.

Il valore del 2 giugno

La stima e l’affetto, che nella circostanza saranno ancora una volta suggellati tra la componente civile della Nazione e i suoi militari, sono l’ulteriore prova della vicinanza della popolazione verso le donne e gli uomini in uniforme che, con professionalità, impegno e sacrificio, operano in Italia e in tante aree del mondo per portare solidarietà, ogni volta che sia necessario, e salvaguardare le condizioni di sicurezza e pace all’interno o all’esterno del Paese, quando quelle condizioni siano minacciate.

In sostanza, la ricorrenza del 2 Giugno è occasione importantissima per riconoscere ancora una volta l’importanza della Componente militare nazionale.

Il sostegno della comunità civile

E ribadire nei suoi riguardi, anche attraverso le espressioni di solidarietà e sostegno che la comunità civile le ha sempre riservato in questa occasione, la necessità di salvaguardare la sua efficienza e le sue capacità operative.

È infatti oggi sempre più importante preservare il ruolo e la competenza della Componente militare del nostro Paese, specie in momenti, come quelli attuali, caratterizzati da un generale contesto di instabilità in cui le condizioni di sicurezza del Vecchio continente sono fortemente minacciate da conflitti, come quello in Ucraina, ma anche dai contrasti che sembravano sopiti, come quello in Kosovo, che pensavamo, erroneamente, non dovessero più determinarsi in Europa.

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