Potrebbe essere a ottobre e non a settembre, come tutti si aspettano, la resa dei conti finale per il governo Letta. È quello che prospetta il componente della Commissione per le riforme istituzionali Francesco D’Onofrio. In un’intervista con Formiche.net, il saggio indicato dall’Udc legge gli ultimi fatti politici che scaldano l’esecutivo, dal tema della decadenza di Silvio Berlusconi all’Imu, e immagina metà ottobre come redde rationem finale.
Professore, il governo ha superato ieri uno scoglio trovando l’accordo sull’Imu. Ora la strada è in discesa?
Politicamente parlando è una vittoria di Berlusconi ma bisogna precisare che la decisione tecnica sarà presa solo a metà ottobre nel futuro decreto di accompagnamento alla Legge di stabilità. Si potrebbe quindi pensare di approfondire in Senato il tema della decadenza fino a metà ottobre in modo che coincida con la decisione finale sull’Imu. Sarebbe la resa dei conti finale per il governo Letta.
Oggi sono state depositate le motivazioni della sentenza da parte della Cassazione, ieri Berlusconi ha presentato la sua memoria difensiva al Senato. La discussione verte sul cosiddetto “Schema Violante”…
Sono molto lieto di constatare che nei pochi giorni passati dal 22 agosto scorso, quando per primo Valerio Onida scrisse sul Sole 24 Ore che si poteva sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla legge Severino, ci sia stata una folla sterminata di colleghi che hanno affrontato il tema.
Lei cosa ne pensa?
Sembrava una posizione periferica e invece ora è condivisa da molte persone. Io ho aderito immediatamente all’opinione di Onida, penso che la questione possa essere sollevata dalla Giunta o direttamente dal Senato nel suo insieme. Nel merito, bisogna rilevare che mentre la legge Severino parla di “decadenza”, la Costituzione parla di “ineleggibilità” e “incandidabilità” e questa differenza deve venire parificata.
L’altro nodo su cui si discute è la retroattività della legge…
Io non ritengo che ci sia ma sarà la Corte a decidere.
Ci sarà anche un’altra Corte chiamata da Berlusconi a pronunciarsi sulla legge, quella di Strasburgo.
È un tema delicato perché la Corte di Strasburgo non è un giudice di quarto grado, si rivolge agli Stati. Sarebbe grave se l’Italia venisse condannata per una legge che non rispetta i principi costituzionali, sarebbe un fatto politico clamoroso.
È per questo che Monti si è opposto giudicando “costituzionale” la legge varata durante il suo governo?
Capisco l’amarezza di Monti ma è bene che sappia che anche a Bruxelles la Costituzione italiana vale.
Come evitare questo passaggio europeo che rischia di far sfigurare l’Italia?
Potrebbe essere la Corte costituzionale a valutare la questione in modo da evitare i due tempi.