Le scoperte di risorse naturali, specie di gas nelle acque del Mediterraneo orientale (Israele, Cipro ed Egitto su tutti) hanno aperto nuovi potenziali rotte, creando un’ interessante alchimia, per la quale, da un lato, tali paesi sviluppano ulteriori risorse naturali e attraggano investimenti esteri privati, mentre dall’altro lato, l’Europa e soprattutto l’Italia possono diversificare le rotte di approvvigionamento, imponendosi come hub di esportazione anche verso paesi terzi
In occasione dell’ottava conferenza mondiale della Iea appena conclusasi a Versailles, ospitata dal ministro francese per la Transizione energetica e dal direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, è stato presentato il nuovo rapporto annuale sulle misure dei governi sull’efficienza energetica durante la crisi e sugli investimenti nel settore. Le parole chiave, con le quali- a onere del vero- anche noi italiani già da qualche tempo abbiamo imparato a confrontarci, discutere e proporre, talora, soluzioni sono state “decarbonizzazione”, “elettrificazione” e “digitalizzazione”, il tutto sullo sfondo delle crisi climatiche ed energetiche che stanno creando un crescente impulso verso l’efficienza energetica. Ciò che emerge è che gli investimenti globali nell’efficienza energetica, come la ristrutturazione degli edifici, i trasporti pubblici e le infrastrutture per le auto elettriche, raggiungeranno nel 2023 livelli record, e tutti i paesi hanno introdotto serie politiche di efficienza, ma occorre adesso un deciso cambio di passo per centrare gli obiettivi del 2030.
Complici anche gli scenari macroeconomici, i dati evidenziano che quest’anno l’economia globale ha utilizzato l’energia in modo più efficiente, attento e responsabile. L’appello lanciato è stato anche quello di provare a cambiare il paradigma “produzione-consumo” che ha per decenni rappresentato il nostro modello, sfruttando e puntando con decisione anche sulla digitalizzazione per cercare di avere degli utilizzatori e consumatori sempre più consapevoli. Il target di zero emissioni – come fatto notare durante la convention- passa anche da una elettrificazione specialmente in quelle economie emergenti e quei settori che ancora oggi hanno nei combustibili fossili il vettore predominante.
Avendo come cornice il rapporto Iea e riflettendo, in chiave costruttiva, sul nostro paese, esso dal punto di vista energetico risente di un sistema per certi versi fragile, la cui fragilità si è palesata anche nel recentissimo passato e che ha nel gas naturale un suo punto nevralgico per assicurare la tenuta dell’intero sistema. Gas naturale riconosciuto, oggi, come cruciale nel mix energetico in quanto vettore su cui sostenere la transizione. Al contempo pur essendo la produzione domestica di gas oramai residuale, sulla scorta dei recenti provvedimenti normativi si è timidamente provato a dare un nuovo impulso a tale industria, facendo comunque sempre ricorso a volumi importati dell’estero, indispensabili per garantire la tenuta del paese. Il tanto invocato piano Mattei ha dunque portato, nell’immediato, a massimizzare i flussi energetici dal Nord Africa, Algeria fra tutti; in questo scenario vi è la crescente consapevolezza che la diversificazione sia imprescindibile.
Oggigiorno, infatti, si affacciano sullo scenario europeo ma più specificatamente mediterraneo nuovi paesi, che stanno costruendo anche sulla loro disponibilità di risorse energetiche una credibilità internazionale, acquisendo un peso via via crescente sul piano geopolitico. Le scoperte di risorse naturali, specie di gas nelle acque del Mediterraneo orientale (Israele, Cipro ed Egitto su tutti) hanno infatti aperto nuovi potenziali rotte, creando un’ interessante alchimia, per la quale, da un lato, tali paesi sviluppano ulteriori risorse naturali e attraggano investimenti esteri privati per sostenere la sicurezza energetica propria e della regione, mentre dall’altro lato, l’Europa e soprattutto l’Italia possono diversificare le rotte di approvvigionamento, imponendosi come hub di esportazione anche verso paesi terzi. In conclusione, consci che gli sforzi che i governi debbano mettere in campo sono ancora tanti, si è fatto notare come acquisire una nuova consapevolezza verso un uso responsabile ed efficiente dell’energia è senza dubbio l’ingrediente migliore che la collettività può e dovrebbe mettere in campo e i dati del rapporto Iea confortano sulla bontà di perseguire questa rotta anzi è indispensabile accelerare per centrare il target del 2030.