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L’ascesa di Prigozhin e il dopo-Putin. Fantascenari russi

Di Duccio Fioretti

Il carisma del leader del gruppo Wagner sta attirando sulla sua figura un numero sempre crescente di consensi, e potrebbe permettergli di ritagliarsi un proprio spazio politico. Ma dovrà continuare a dimostrarsi leale al leader supremo. Almeno finché Putin rimarrà al potere

La figura di Yevgeny Prigozhin è quantomeno controversa. Una gioventù trascorsa nella sovietica Leningrado, dove viene accusato di frode e rapine e costretto a scontare nove anni in carcere. Una nuova vita nel mondo della ristorazione, che lo porta ad accumulare vaste ricchezze e a stringere rapporti strettissimi con personaggi del calibro di Vladimir Putin (al punto di guadagnarsi il soprannome di “Chef di Putin”). La (presunta) esperienza a capo della Internet Research Agency, la fabbrica di troll Made in Russia accusata di aver influenzato le elezioni statunitensi del 2016. Ma soprattutto, la guida dell’oramai celeberrimo gruppo Wagner, la più nota delle Private Military Companies di origine russa. Un legame inizialmente nascosto dallo stesso Prigozhin, che in un primo momento ha negato ogni tipo di suo coinvolgimento con il gruppo di contractors nonostante i numerosi indizi esistenti suggerissero il contrario; un legame che adesso cerca di esaltare con ogni mezzo, registrando video in mezzo alle trincee sotto controllo dei suoi miliziani o davanti ai cadaveri dei caduti nei pressi della città di Bakhmut.

Video in cui non perde l’occasione di scagliarsi contro l’establishment politico-militare di Mosca, responsabile del fallimento di quella che loro definiscono Operazione Militare Speciale, e che lui chiama impunemente (chiunque altro abbia fatto lo stesso è stato prontamente arrestato) guerra.
La sua narrativa è quella del cittadino comune che si è trovato coinvolto in questa guerra suo malgrado, ma che è disposto a sacrificare tutto, anche la propria vita, pur portare la Madrepatria alla vittoria. Una narrativa populista e nazionalista molto apprezzata da alcune frange della popolazione. L’edizione di maggio dell’Indice sulla fiducia nei personaggi pubblici realizzato dal Levada Center, un centro studi non considerabile come asservito al Cremlino, ha visto comparire per la prima volta il nome di Prigozhin, che ha raccolto la fiducia del 4% degli intervistati. Alla pari del segretario del Partito Comunista Gennady Zyuganov e dell’ex presidente Dmitry Medvedev.

C’è un dubbio che in molti si pongono. Dopo aver trascorso molti anni come l’uomo nell’ombra, è possibile che Yevgeny Prigozhin decida di sfruttare questa sua nuova versione di personaggio pubblico per ritagliarsi uno spazio in politica? Forse. Anzi, probabilmente. Come già ricordato prima, l’approccio comunicativo di Prigozhin riesce a fare breccia nei cuori di molti cittadini russi che non si identificano con la dirigenza moscovita, ma con una figura più semplice e schietta, attenta alle cose pratiche e contraria alle amenità di palazzo (malgrado esse siano alla base dalla sua carriera). Un personaggio simile sarebbe in grado di raccogliere i consensi estremisti e populisti, magari con lo scopo di rafforzare la base elettorale del suo sommo protettore.

Ma c’è una linea rossa molto importante, che Prigozhin non può assolutamente superare. Anche nei suoi frequenti attacchi rivolti ai governanti di Mosca, il fondatore della Wagner non ha mai attaccato, né direttamente né indirettamente, la figura di Vladimir Putin. Prigozhin sa di giocare col fuoco, e lo sta facendo anche abilmente: tramite Prigozhin, Putin riesce a indirizzare la rabbia del popolo verso altri esponenti del suo governo, definiti come i responsabili della non-vittoria. Allo stesso tempo, lo ‘chef di Putin’ è cosciente che se l’inquilino del Cremlino (di cui è stato e probabilmente continua ad essere uno dei più stretti collaboratori) decidesse di porre fine alla sua epopea, nulla potrebbe salvarlo.

Tuttavia, è lecito domandarsi cosa potrebbe succedere qualora il regime tutt’ora in carica arrivasse al collasso a causa della guerra in Ucraina, e un personaggio così evidentemente spregiudicato si ritrovasse una completa libertà d’azione. Con un esercito privato a disposizione ed un rispetto guadagnato sul campo di battaglia, il capo del gruppo Wagner rappresenterebbe una pericolosissima mina vagante nel fino ad ora fantapolitico scenario di una Russia post-putiniana.

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