Il settore della carta si è dimostrato essenziale e resiliente. L’Italia a livello europeo è seconda solo alla Germania. Le cartiere italiane hanno fortemente investito sulla sostenibilità, sul riciclo e sulla raccolta della carta che sono il fiore all’occhiello del made in Italy ma anche del made in Europe. L’analisi di Massimo Medugno alla luce dell’Assemblea annuale di Assocarta
“Misteriosi gruppi di uomini a cavallo percorrono le vie della Grecia. Gli agricoltori li osservano diffidenti dai campi e dalla soglia di csa. Sanno per esperienza che solo la gente pericolosa viaggia: soldati, mercenari o trafficanti di schiavi” Così inizia “Papyrus” il libro di Irene Vallejo intervistata da Matteo Caccia durante l’Assemblea di Assocarta tenutasi a Roma il 22 giugno. Un passaggio letto ai partecipanti e che alla pagina successiva svela di cosa vanno in cerca quei forestieri cavallo. Libri. Cercano i libri. Uno dei sovrani più importanti dell’epoca avrebbe dato la vita (quella degli “altri”, ovvio con i sovrani succede così) per entrare in possesso di tutti i libri del mondo per la biblioteca di Alessandria.
Potere e informazione, un’accoppiata non insolita. Cosa c’entra la carta? Grazie alla carta, supporto naturale e dai costi accessibili, la cultura e l’informazione diventa, progressivamente, alla portata di tutti in un’onda lunga che arriva fino ad oggi. Oggi, come qualche secolo fa, un libro in carta può essere letto senza barriere di software e hardware.
L’intervista alla Vallejo è stato un modo per ricordare quanto sia essenziale e strategica la carta nel passato, ma soprattutto nel presente. A volte c’è bisogno di ricordare (e ricordarsi) l’importanza della carta e il suo “ruolo” nella società (guarda caso “ruolo” deriva da “rotulus”, rotolo di carta).
L’industria cartaria è essenziale e strategica per la manifattura del Paese. Essa fornisce materie prime essenziali per le diverse catene produttive.
Quella della carta, della grafica e della stampa, quella dell’igiene e del benessere, del mobile, dell’automobile e della meccanica e cosi via. Senza mai dimenticare quella della cultura.
“Il primo libro della storia nacque quando le parole – ancora poco più di un soffio vergato – trovarono rifugio nel midollo di una pianta acquatica. E in qual modo, il libro divenne subito un oggetto flessibile, leggero, pronto a viaggiare e a vivere avventure “(Irene Vallejo, Papyrus).
Un oggetto inscindibilmente legato alla sua origine naturale, riusato spesso e volentieri, magari tagliuzzato per essere riutilizzato sotto forma di imbottiture.
Il sacrificio di un’opera a favore di altre, che ha consentito ad alcune di esse di sopravvivere fino a noi.
La carta è fondamentale per la bioeconomia circolare.
Rinnovabile, compostabile, riciclabile… ed effettivamente riciclata costituisce la parte più significativa delle materie prime seconde utilizzate in Italia.
Le fibre vergini provengono da foreste certificate Pefc e Fsc.
Per un settore energy intensive come quello cartario, il 2022 è stato un anno complesso dove il caro energia ha condizionato fortemente l’attività produttiva: i volumi, che nel primo semestre segnavano +1,4, da luglio 2022 hanno visto una inversione di tendenza perdendo il 19,7% nel secondo semestre (dati 2022/2021).
“La sfida è, quindi, recuperare la quota di produzione di carta e cartone erosa da perdita di competitività per caro energia, destoccaggio e inflazione, coda lunga della pandemia. In attesa di una politica energetica europea e di interventi strutturali, occorre proseguire con crediti di imposta che possano aiutare, in questa fase recessiva, la simmetria energetica con i nostri concorrenti e il cammino verso la decarbonizzazione. Occorre, poi, dare attuazione a misure strutturali come la gas release e la green electricity release per gli energivori”, così ha affermato Lorenzo Poli, presidente di Assocarta, intervistato da Matteo Caccia durante la stessa Assemblea.
I risultati del 2022 sono stati generati dalla temporanea fermata di alcuni impianti a causa dei forti rincari di gas (il cui costo incide sul fatturato per oltre il 30% rispetto al 4,2% del 2020), energia elettrica e materie prime fibrose, ma anche dal progressivo rallentamento dell’economia e dalla perdita di competitività, nei confronti di Paesi con costi energetici più bassi come Germania e Francia, oltre quelli extra Ue (il gas europeo costa sei volte quello Usa), che hanno avvantaggiato l’import in aumento del 15,5% nel 2022/2021.
In presenza di anni “particolari” come il 2020, il 2021 e il 2022, i primi tre mesi del 2023, vanno confrontati con quelli pre-pandemia del 2019. Essi confermano un calo della domanda di carta dell’11,6% e della produzione del 15,4%, con le carte per imballaggio che realizzano, rispettivamente, +0,1%, -1.1%, quelle per uso igienico sanitario che fanno, rispettivamente, +0,3%, 0,1% in tenuta (comunque leader in Europa e nel mondo) e il calo delle carte per usi grafici (rispettivamente -42,7% -53,7%), certo non inatteso.
“Un dato, quello del calo della domanda, strettamente collegato al destoccaggio che costituisce la coda lunga della pandemia e dell’inflazione, per il quale ci aspettiamo una inversione di tendenza nei prossimi mesi” ha sottolineato Poli durante l’Assemblea, evidenziando come il settore, ormai, tema la “concorrenza leale” non quella “sleale”.
Questo è evidente rispetto ad altre aree, come ad esempio gli Usa e l’Asia. In queste aree il “caro energia” ha impattato meno, come le sanzioni contro la Russia. Intanto in Francia c’è una misura di electricity release da energia nucleare a favore dell’industria, mentre in Germania si discute di tariffa unica e di un piano di decarbonizzazione straordinario per le industrie energy intensive, incluso il settore cartario. Si tratta, in tutti i casi sopra elencati, di una “concorrenza leale”, cioè regolamentata dagli Stati e senza violare Trattati europei e norme sulla concorrenza.
Come Italia non possiamo permetterci di non avere un quadro competitivo per lo meno uguale a quello di Germania e Francia, neanche per un giorno! E un approvvigionamento energetico a costi competitivi e una politica di decarbonizzazione costituiscono due facce della stessa medaglia.
Il settore della carta, oltre ad essere essenziale è però resiliente. Infatti, l’Italia a livello europeo (10,3% dei volumi dell’area,) è seconda solo alla Germania, la più importante economia europea.
Le cartiere italiane hanno fortemente investito sulla sostenibilità, sul riciclo e sulla raccolta della carta (grazie al Comieco, su 11 milioni di tonnellate di imballaggi riciclati ogni anno, circa 4,5 milioni sono fatti di carta e rappresentano il motore rinnovabile dell’economia circolare italiana) che sono il fiore all’occhiello del made in Italy ma anche del made in Europe. L’utilizzo della carta da riciclare nella produzione si coniuga perfettamente l’utilizzo di fibre vergini certificate (Pefc, Fsc), che garantiscono la provenienza da foreste gestite in modo sostenibile. Il settore si conferma al secondo posto in Europa come riciclatore, dopo la Germania. Nell’imballaggio il riciclo supera l’80%, oltre l’obiettivo (75% al 2025) previsto dalla normativa comunitaria.
“Grazie a rinnovabilità e riciclo il consumatore europeo predilige (55%) gli imballaggi in carta (dato TwoSides 2023)”, ha ancora commentato Poli.
Cosa fare per rendere l’industria cartaria sempre più resiliente e circolare?
Nel dibattito, moderato da Monica D’Ambrosio e a cui hanno partecipato il presidente Dialuce dell’Enea, Il presidente Ciafani di Legambiente e il prof. Beccarello di Confindustria sono state discusse le sfide del settore cartario sugli obiettivi di decarbonizzazione. Un mix energetico costituito da gas naturale – che alimenta in cogenerazione l’80% delle capacità di riciclo – biometano e biogas, bioliquidi, idrogeno e recupero energetico dei rifiuti a biomassa. Una Best Available Technique, attuata in tutta Europa ma non in Italia. Ulteriore potenziale di sviluppo il rifacimento degli impianti di cogenerazione, ad alto rendimento, largamente impiegati che possono offrire servizi alla Rete elettrica nazionale in cui le fonti intermittenti saranno sempre più presenti.
E, poi, vanno attuate le misure più strutturali già citate (Electricity e Gas releases) contenute nel primo DL energia nel gennaio 2022. Entrambi sono necessarie per continuare a decarbonizzare e contribuire a rendere il costo energetico più simile a quello di Francia e Germania.
In particolare dalla disciplina della gas release occorre eliminare il range 50-100 (ora che il gas è attorno ai 30-40 euro).
Le risorse raccolte con le quote Ets devono tornare all¹industria nella misura prevista dalle norme europee per finanziare la decarbonizzazione. L’ultima legge di bilancio va proprio in questa direzione.
Il Pnrr e ogni altra misura sulla decarbonizzazione devono avere come riferimento non solo la produzione di idrogeno e biometano in generale, ma l’incentivazione e la promozione di gas verdi da utilizzare nell¹industria: solo in questo modo si può accelerare nella decarbonizzazione. Lo stesso vale per le rinnovabili elettriche.
Ancora, ma non meno importane, va allargata la definizione di Comunità Energetica alle imprese industriali con abolizione limiti di potenza e geografici (come già fatto per la difesa e l’agroforestale).
A tendere il mercato delle rinnovabili avrà sempre più bisogno di capacità di supporto da fonti programmabili ai giorni senza sole e senza vento.
E l’industria cartaria potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella gestione di questi “sbilanciamenti”, in affiancamento alle “centrali di ultima istanza” per riequilibrare le misure in essere.
Infine, ma non per questo meno importante, nell’ambito del Piano Mattei, che va nella direzione giusta, vanno considerate delle iniziative di “diplomazia energetica” del governo nell’area del Mediterraneo (ma anche delle ex repubbliche sovietiche), creando i presupposti per l¹accesso alle fonti rinnovabili da parte di tutte le imprese energivore (sono 3400 quelle ufficialmente censite in Italia) e non soltanto per i campioni nazionali.
La carta, essenziale e buona fibra per la transizione.