A pochi mesi delle elezioni presidenziali in Venezuela, l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite chiede nuove misure per favorire un processo elettorale trasparente, nonché sanzioni severe contro gli attacchi e la discriminazione dei dissidenti. L’appello internazionale per la revoca delle sanzioni contro gli esponenti dell’opposizione
Volker Türk, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha presentato l’ultimo report sullo stato dei diritti umani in Venezuela e le violazioni compiute dal regime di Nicolás Maduro.
Il rappresentante dell’Onu ha confermato di essere molto attento al processo di selezione dei membri del nuovo Consiglio Nazionale Elettorale, istituzione che vigila sulla trasparenza delle elezioni in Venezuela. Ha sottolineato l’importanza di elezioni che si tengano in un clima di inclusione e rispetto delle regole democratiche. Ha anche ribadito la necessità di revocare le sanzioni che impongono limitazioni alla partecipazione dei cittadini negli affari pubblici e prevenire attacchi e atti di intimidazione contro i rappresentanti dell’opposizione a Maduro.
Sul report sullo stato dei diritti umani in Venezuela, che si riferisce al periodo di tempo dal 1° maggio del 2022 fino al 30 aprile del 2023, sono presi in considerazione gli eventi che riguardano i diritti economici, sociali, culturali e ambientali.
Lo studio indica che in Venezuela ci sono state 362 imputazioni di tortura e 47 condanne, ma che nell’ufficio dell’Alto commissario ci sono al momento altre 91 denunce di torture. Il report condanna anche i ritardi nell’inchiesta sulla morte di 101 ragazzi durante le proteste del 2014, 2017 e 2019, di cui solo otto sono arrivati in tribunale.
Il documento presentato da Türk ha sottolineato le sfide economiche che hanno un impatto negativo nel funzionamento dei servizi pubblici essenziali, come sanità, istruzione e trasporto. Sono stati denunciati 21 casi di minaccia e un ambiente ostile contro i diritti delle donne, la comunità Lgbtqi+ e le comunità indigene. Infine, è stata denunciata la censura ai media e la chiusura di 16 emittenti radio e 44 siti web di informazione.