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Opere pubbliche, Ferrovie e la cultura dell’ascolto. Il progetto “Cantieri parlanti”

Di Miro Scariot

I “Cantieri parlanti” inaugurati da Ferrovie dello Stato vanno nella direzione della condivisione del sapere, quella della dialettica costruttiva tra aziende e stakeholder, cioè un anticorpo contro la sindrome Nimby/Nimto. L’intervento di Miro Scariot, esperto di relazioni istituzionali

Lo scorrere inesorabile dei mesi che ci portano alla scadenza del Pnrr, impone di accorciare i tempi di percorrenza dei progetti che muoveranno il futuro del Paese. L’Italia ha bisogno di rinforzare le sue reti, di promuovere urgentemente uno sviluppo infrastrutturale capace di annullare i colli di bottiglia e connettere l’Italia lungo i 4 punti cardinali. Si tratta di obiettivi ambiziosi, il cui raggiungimento renderà sempre più competitiva l’Italia garantendo, al contempo, l’inclusione sociale di coloro la cui domanda di mobilità è inevasa a causa di una rete non del tutto capillare e che – come dichiarato dallo stesso ad di FS Luigi Ferraris – ha tra i 60 e i 70 anni di età media.

Costruire nuove infrastrutture, o migliorare quelle esistenti, è un intervento trasformativo che incide su aree urbane e rurali al fine di realizzare l’interesse nazionale il cui successo passa, inevitabilmente, dal Gruppo FS. Si tratta di un obiettivo ambizioso che da qui al 30 giugno 2026, cambierà il volto al Paese e che necessiterà del coinvolgimento di una pluralità di soggetti, i quali hanno interessi o metriche diverse rispetto a quelle di ampio respiro che coinvolgono l’interesse nazionale. Parlo dei territori, di chi li amministra – e che talvolta può cadere nella logica Nimto – di soggetti interessati a generare sentimento Nimby che può presto diventare un nodo difficile da sciogliere poiché caratterizzato da logiche conflittuali.

La realizzazione di un’opera, se non preventivamente affrontata dagli stakeholder, può condurre a un gioco delle parti in cui, secondo una logica narrativa, vengono attribuiti dei ruoli in una logica che vede la presenza di un “cattivo” e di un “buono”. La chiave, quindi, non è il braccio di ferro tra le parti, e nemmeno la pura e semplice capacità di reazione secondo protocolli interni legati alla comunicazione di crisi.

Bisogna governare il fenomeno, e per farlo è necessario essere consapevoli dei “rischi” del proprio purpose. Risulta fondamentale seguire una logica predittiva mediante azioni di advocacy capaci di fornire informazioni e trasmettere il senso dell’opera e il valore che essa genera per territori e comunità. Un approccio dialogico, che risponde alle logiche della trasparenza, della condivisione e della co-progettazione, non è un vezzo teorico, ma una necessità concreta. I “Cantieri parlanti” inaugurati da Ferrovie dello Stato vanno proprio in questa direzione, quella della condivisione del sapere, quella della dialettica costruttiva tra aziende e stakeholder, un’iniziativa lodevole e necessaria, capace di lenire le asimmetrie informative.

Tramite il Pnrr, il Gruppo FS è responsabile di un’ampia fetta di risorse e questo rappresenta un impegno decisamente sfidante per tutta la struttura. L’hardware su cui si muove l’Italia muterà il modo di muovere persone e merci all’interno dei confini così in proiezione europea, il tutto secondo una logica che soddisfa sia la decarbonizzazione, che la piena integrazione delle infrastrutture portuali. Proprio per questo, ora più che mai, è fondamentale valorizzare tutto quel ventaglio di strumenti che son presenti nella cassetta degli attrezzi che risponde al nome di relazioni istituzionali. È necessario agire preventivamente. In quest’ottica risulta quindi fondamentale costruire un tessuto connettivo capace di mettere in condizione di creare un ponte di dialogo tra progetto e comunità, decodificando il contenuto e contrastando la misinformazione che corre sul web e non solo. Con “Cantieri Parlanti”, quindi, potremo vedere concretamente gli effetti benefici di un dialogo biunivoco e trasparente. Un approccio che, in una fase in cui c’è una generale disaffezione verso la partecipazione democratica, sembra essere un ottimo anticorpo contro la patologia che colpisce i processi decisionali e la realizzazione di politiche pubbliche strategiche. Con la sfida del potenziamento infrastrutturale, potremo assistere a una possibile età dell’oro per la figura del relatore istituzionale e dell’area di public affairs in ottica pull anziché push.



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