Silvio Berlusconi sembra viaggiare in questo periodo a correnti alternate, ieri colomba, oggi falco, e viceversa. Ma quale sarà la corrente che prevarrà nel centro-destra? Formiche.net lo ha chiesto a Giovanni Orsina, docente di Storia alla Luiss di Roma, vicedirettore della School of Government e autore del libro “Il berlusconismo nella storia d’Italia”. L’opinione dello storico si inserisce nell’ampio dibattito sviluppato su queste colonne e non solo sul futuro dei moderati, dopo la sentenza di condanna del Cavaliere da parte della Cassazione.
Professore, che cosa accadrà al Pdl e al governo in questo “autunno caldo”?
È difficile fare previsioni in questa situazione. Berlusconi è il primo a oscillare terribilmente, anche a seconda dell’interlocutore, così è spesso falco con i falchi e colomba con le colombe. C’è una forte componente irrazionale, il Cav. è convinto di essere una vittima dell’ingiustizia, e le altre variabili in gioco sono tante. Oggi possiamo dire che il tempo volge al bello ma se per esempio già il 9 settembre la giunta al Senato voterà la decadenza del leader Pdl, il suo partito cosa farà? La valanga potrebbe arrivare in qualsiasi momento.
Ieri Michele Prospero, oggi il direttore Claudio Sardo sull’Unità continuano a individuare in un passo indietro di Silvio Berlusconi la soluzione per superare la crisi. È così?
Non è tanto banale dal punto di vista di Berlusconi. Un passo indietro sarebbe un’ammissione di colpevolezza, una sconfitta. Per ora ha ancora delle armi: i parlamentari, un partito al governo, i sondaggi che comunque danno il Pdl in crescita di 6 punti percentuali ad agosto. E allora perché arrendersi? E poi per che cosa?
Per il bene del Paese?
Ma un analista si deve mettere nel suo punto di vista e per Berlusconi il bene del Paese non è certo consegnare il Paese in mano alla sinistra.
Allora come se ne esce?
Io penso che il bene del Paese sia un’uscita concordata, che comprenda sì un’uscita di scena del Cavaliere ma a cui si deve dare qualcosa in cambio.
Ma siamo sicuri come pensano in tanti che questa sentenza rappresenti davvero il tramonto di Berlusconi?
Da storico quando iniziai il mio libro nel 2011 pensavo che il fenomeno si fosse concluso e invece non è stato così. Io credo che stiamo assistendo a un lentissimo tramonto con un andamento a S. C’è stata una serie di passaggi, il primo è nel 2006 con la caduta del governo Berlusconi III, il secondo nel 2011 con il passaggio di testimone a Monti, il terzo con la sentenza della Cassazione ma in mezzo abbiamo assistito anche a tante sue risalite. È senza dubbio una tendenza decrescente, un fenomeno che sta finendo ma resterei più cauto sulla tempistica.
E una volta concluso il berlusconismo, cosa succede?
Le alternative a Berlusconi in questo momento sono drammaticamente fallimentari. La crisi di rappresentanza dei moderati è enorme ma non è stata creata da Berlusconi. E’ una crisi profonda, che viene da lontano, ricordo che anche la Dc non si definiva partito di destra, aggravata da Tangentopoli. Berlusconi è stato un rimedio, ha riempito uno spazio ma sotto di lui non è cresciuta una struttura che avrebbe potuto rappresentare ora quell’elettorato. Qui sta la sua colpa.
Però, come ha scritto nel suo editoriale di giovedì sulla Stampa, ha avuto il merito di tener uniti spiriti diversi, falchi e colombe per dirla con il gergo giornalistico più in voga…
Sì, c’è riuscito, ha saputo fare breccia sia tra i moderati che tra i piccoli imprenditori e i commercianti più arrabbiati e sensibili al richiamo populistico. Mi chiedo per esempio se Alfano riuscirebbe a fare lo stesso.
Pensa che sia possibile un futuro rassemblement di tutti i moderati alla Forza Italia Futura?
È possibile e me lo auguro. Non è immaginabile un sistema politico senza la destra. L’elettorato c’è, un po’ di classe dirigente anche, per il resto bisogna considerare che gli schieramenti si costruiscono anche per opposizione allo schieramento opposto. Ammesso il tramonto di Berlusconi e lo squagliamento conseguente della destra, se ci sarà un’egemonia del centrosinistra, si aprirà per forza lo spazio per un’opposizione. Certo, possono volerci anni, magari passerà attraverso una sconfitta devastante ma arriverà un tempo per un nuovo partito dei moderati, gli elettori possono esserne sicuri. È difficile capire come questo avverrà, con quale leader e quali schieramenti, ma avverrà, questo è certo.