Gli elementi centrali emersi dal convegno dei Popolari a cui hanno dato un contributo importante i parlamentari di Italia Viva Elena Bonetti ed Enrico Borghi e molti altri ex parlamentari del Ppi, della Margherita e del Pd oltre a moltissimi amministratori locali e regionali provenienti da tutta Italia, raccontano la vigilia di una nuova fase della storia politica, culturale ed organizzativa dei Popolari italiani. Il commento di Giorgio Merlo
Dal convegno organizzato da Tempi nuovi-Popolari uniti che si è tenuto a Roma alla Bonus Pastor è emerso una prospettiva politica precisa e netta per l’intera area centrista e riformista del nostro paese. Ovvero, l’unità delle forze di centro a partire dalle ormai prossime elezioni europee. E, accanto a questo disegno ambizioso e percorribile, l’avvio della ‘ricomposizione’ politica, culturale ed organizzativa dell’area Popolare, cattolico democratica e cattolico sociale italiana.
Certo, il tutto nel pieno rispetto del pluralismo che caratterizza questo mondo ma con la precisa consapevolezza che è finita la stagione della irrilevanza politica, della inconsistenza culturale e della dispersione organizzativa. Insomma, si pone fine alla lunga stagione caratterizzata del letargo e dell’inerzia dei Popolari a vantaggio di un protagonismo politico capace di ridare un ruolo, un senso e una funzione specifica ai Popolari stessi.
E questo per la semplice ragione che la presenza dei Popolari non può più limitarsi a giocare un ruolo puramente testimoniale e del tutto personale nel campo dell’attuale destra o, al contrario, ma specularmente, a declinare di nuovo il triste e decadente ruolo dei “cattolici indipendenti di sinistra” nel Pd, come già avveniva nel nostro paese negli anni ‘70 con il Pci. Due modalità, queste, che hanno contribuito in modo determinante a ridurre il ruolo dei Popolari ad un semplice ornamento nello scacchiere politico italiano.
È sufficiente pensare, al riguardo, al ruolo giocato dai leader più significativi e autorevoli del cattolicesimo popolare italiano per rendersi conto che il ruolo dei Popolari e dei cattolici democratici non può essere quello di avere una funzione puramente ornamentale nei rispettivi partiti di appartenenza con l’unico ed esclusivo obiettivo di salvaguardare una manciata di seggi parlamentari da un lato o occupare qualche ruolo di potere nei vari organigrammi interni di partito dall’altro.
L’esempio e la testimonianza concreti che arrivano da leader e statisti come Franco Marini o Gerardo Bianco o Mino Martinazzoli o Guido Bodrato ci dicono, infatti, l’esatto contrario rispetto a ciò che è concretamente capitato in questi ultimi anni. E quindi, e senza alcuna arroganza politica o presunzione culturale, gli obiettivi centrali e decisivi emersi dal convegno nazionale di Tempi nuovi-Popolari uniti sono quantomai netti e definiti: e cioè, ricomposizione politica, culturale ed organizzativa dell’area Popolare; rafforzamento dell’universo centrista e riformista nella geografia politica italiana; costruzione di una lista per le prossime elezioni europee con tutte le formazioni centriste, riformiste ed europeiste e, in ultimo, consolidamento organizzativo del movimento Popolare guidato da Beppe Fioroni in tutta la periferia italiana.
Sono questi, in sintesi, gli elementi centrali emersi dal convegno dei Popolari a cui hanno dato un contributo importante i parlamentari di Italia Viva Elena Bonetti e Enrico Borghi e molti altri ex parlamentari del Ppi, della Margherita e del Pd oltre a moltissimi amministratori locali e regionali provenienti da tutta Italia e presenti alla manifestazione. Per questi motivi possiamo tranquillamente dire che siamo alla vigilia di una nuova fase della storia politica, culturale ed organizzativa dei Popolari italiani che provano ad uscire dall’irrilevanza politica cronica ed oggettiva di questi ultimi anni anche per non continuare a disperdere, irresponsabilmente, il magistero e l’azione dei nostri grandi leader e statisti democratici cristiani e cattolici popolari che hanno caratterizzato e accompagnato l’impegno politico dei cattolici dal secondo dopoguerra in poi nella storia democratica e costituzionale del nostro paese.
Un impegno, questo, che non è più compatibile con partiti e movimenti che hanno, seppur del tutto legittimamente, un’altra ragione sociale, un’altra cultura politica e, soprattutto, coltivano un’altra prospettiva politica. Come, per fare un solo esempio concreto, il “nuovo corso” della sinistra italiana guidato da Elly Schlein.