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Ucraina e Cina. L’endorsement del repubblicano McConnell al premier in visita

Mentre la presidente del Consiglio atterrava a Washington, il leader del Gop al Senato ne ha elogiato le scelte nel sostegno a Kyiv e nel rapporto con Pechino dicendosi “confortato dal fatto che il governo italiano stia sciogliendo il suo coinvolgimento” nella Via della Seta

Giorgia Meloni è atterrata a Washington ieri sera. L’agenda odierna della presidente del Consiglio prevede incontri al Congresso in mattinata e alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden nel pomeriggio. Alla vigilia della visita, Mitch McConnell, leader repubblicano del Senato, ha sottolineato il “momento importante per l’amicizia tra i nostri due Paesi e per il ruolo dell’Italia nell’alleanza transatlantica”. Meloni, ha evidenziato il senatore repubblicano, ha assunto l’incarico mentre l’Europa affrontava la prima guerra dopo decenni e “l’Italia affrontava le crescenti vulnerabilità economiche dovute alla dipendenza dalla Cina e, a detta di tutti, ha affrontato queste sfide con decisione”, ha osservato mettendo in luce la sintonia tra la leader di Fratelli d’Italia e il mondo repubblicano statunitense (non soltanto trumpiano).

Poche ore prima il Washington Post aveva sottolineato come “nei suoi nove mesi in carica” Meloni abbia adottato un approccio pragmatico che “l’ha messa nella posizione di plasmare la politica europea e guidare delegazioni dell’Unione europea”, oltre che a posizionarla come modello per la destra globale. “Il suo ampio credito si riduce a una parola: Russia”, aveva messo in evidenza il giornale americano, ricordando come Meloni si descriva grande amica dell’Ucraina (elemento sottolineato anche da Max Bergmann, direttore del programma Europa, Russia ed Eurasia del Center for Strategic and International Studies di Washington, a Formiche.net).

McConnell ha poi elogiato Meloni ricordandone i discorsi al Senato e al summit Nato di Vilnius, in Lituania: “Ha ripetutamente affermato l’impegno dell’Italia ad aiutare l’Ucraina a sconfiggere l’aggressione russa e a ricostruire la sua economia. E soprattutto, a differenza di altri leader, lo ha fatto con una chiarezza lampante per il popolo italiano sugli interessi concreti del proprio Paese nell’aiutare l’Ucraina a difendersi”.

Auspicando che l’Italia raggiunga l’obiettivo Nato del 2 per cento del prodotto interno lordo in spese militari, McConnell ha evidenziato che “i nostri interessi comuni vanno oltre l’Europa”. l’Italia, ha evidenziato, “è giustamente preoccupata per la crescente instabilità, il terrorismo e i flussi migratori in Africa – un’altra area in cui l’influenza russa e cinese ha giocato un ruolo corrosivo e minaccioso. L’America ha un interesse comune a mantenere la pressione sulla rinascita del terrorismo globale che ha seguito il disastroso ritiro dall’Afghanistan”.

Infine, la Cina. McConnell si è detto “confortato dal fatto che il governo italiano stia sciogliendo il suo coinvolgimento” nella Via della Seta, “un’altra indicazione del fatto che gli alleati europei stanno prendendo provvedimenti per proteggersi dalla coercizione economica della Cina”. “Se vogliamo competere seriamente con la Repubblica popolare cinese, dovremo lavorare più strettamente con alleati e partner che condividono il nostro interesse a preservare un mondo di commercio libero ed equo e catene di approvvigionamento sicure”, ha continuato.

Le parole di McConnell sembrano confermare le indiscrezioni di Bloomberg dopo l’incontro tra Meloni e una delegazione parlamentare statunitense guidata da Kevin McCarthy, speaker repubblicano della Camera dei rappresentanti, in visita a Roma a maggio. In quell’occasione la presidente del Consiglio avrebbe confidato l’intenzione di fare un passo indietro dall’intesa siglata dal predecessore Giuseppe Conte nel 2019. “Per le prossime decisioni sull’uscita” dell’Italia dal memorandum con la Cina per la Via della Seta “abbiamo capito che non è una questione di se, ma di come”, aveva detto qualche giorno dopo uno dei membri di quella delegazione, il democratico Jimmy Panetta.

“Sarà l’Italia a decidere se e quando lasciare la Via della Seta”,  ha detto ieri John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, in un briefing con la stampa. “È chiaro che sempre più Paesi nel mondo sono arrivati alla conclusione che gli accordi con la Cina sono pericolosi”, ha aggiunto.

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