Biden ha “accolto con favore” l’intenzione di Meloni di entrare nel comitato direttivo di Blue Dot Network, meccanismo per promuovere standard elevati negli investimenti pubblico-privati infrastrutturali nel mondo. Dezenski (Foundation for Defense of Democracies): “Le azioni scellerate di Cina e Russia stanno spingendo le democrazie ad unirsi e potrebbero minare le ambizioni della Belt and Road Initiative più degli shock globali come la pandemia”
Gli Stati Uniti hanno “accolto con favore” l’intenzione di Roma di entrare nel comitato direttivo di Blue Dot Network, un meccanismo lanciato nel 2019 per promuovere standard elevati negli investimenti pubblico-privati infrastrutturali nel mondo, anche nei Paesi in via di sviluppo. Tradotto: per fronteggiare l’espansionismo cinese. È quanto si legge nella dichiarazione congiunta di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, diffusa al termine del loro incontro di giovedì alla Casa Bianca.
A maggio Stati Uniti, Giappone, Australia e Regno Unito hanno dato il benvenuto alla Spagna nel comitato direttivo di Blue Dot Network. La certificazione “garantisce che le infrastrutture soddisfino gli standard fiscali, sociali, ambientali e di governance a beneficio di tutti gli utenti e gli stakeholder delle nostre rispettive società”, si leggeva in una nota diffusa dai governi. “I progetti pilota che utilizzano i criteri di Blue Dot Network hanno dimostrato che il processo di certificazione è un mezzo efficace per garantire che le strade, i ponti, le reti informatiche e le reti energetiche che utilizziamo favoriscano lo sviluppo economico locale e aderiscano agli standard e alle migliori pratiche internazionali”, recitava ancora il comunicato che nell’ultima parte suggeriva l’apertura a nuovi ingressi.
“L’Italia è stata uno dei Paesi europei che hanno accolto con maggiore favore le precedenti iniziative della Belt and Road Initiative, osserva Elaine Dezenski, senior director e responsabile del Center on Economic and Financial Power della Foundation for Defense of Democracies di Washington, a Formiche.net. Infatti, l’Italia è l’unico Paese G7 ad aver aderito al progetto cinese firmando il memorandum d’intesa sulla Via della Seta nel 2019. Oggi quell’accordo sembra non verrà rinnovato dal governo Meloni.
“Ora, il fatto che i leader europei si siano tirati indietro dall’imminente vertice della Cina sulla Belt and Road Initiative e che l’Italia voglia assumere un ruolo di leadership in iniziative infrastrutturali alternative come Blue Dot Network dimostra che ci si sta allontanando dall’orbita di Pechino”, prosegue Dezenski. “Le azioni scellerate di Cina e Russia stanno spingendo le democrazie ad unirsi e potrebbero minare le ambizioni della Belt and Road Initiative più degli shock globali come la pandemia. Blue Dot Network, anche se si tratta di uno sforzo internazionale piccolo e mirato, può essere un pilota e un percorso per un impegno multilaterale più strategico e selettivo. Ci sono chiari vantaggi nel lavorare con altre democrazie e dovremmo sostenere maggiori investimenti in iniziative come Blue Dot Network, che si allineano ai principi democratici, alla trasparenza, alla lotta alla corruzione e ai diritti umani. L’Italia potrà portare avanti questa causa quando assumerà la presidenza del G7 nel 2024”, conclude l’esperta.