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L’idea di Fontaine (Cnas) per fermare le interferenze elettorali di Russia, Cina e Iran

La Commissione elettorale britannica è stata bersaglio per oltre un anno di “un complesso cyber-attacco”. I primi indizi portano a Mosca. Secondo Richard Fontaine (Cnas) l’Occidente deve affrontare la sfida con un approccio collettivo

Gli archivi della Commissione elettorale britannica, che sovrintende alle procedure delle diverse votazioni nel Regno Unito, è stata bersaglio per oltre un anno di “un complesso cyber-attacco” condotto da imprecisati “attori ostili” a partire dall’agosto 2021. Lo ha reso noto la stessa Commissione in una nota.

L’accaduto, che ripropone lo spettro di potenziali interferenze nelle elezioni e nei processi democratici delle democrazie occidentali, è stato scoperto soltanto nel 2022 ed è da allora al centro d’indagini approfondite. Non risulta vi sia stato alcun impatto sullo svolgimento o sull’esito di qualsiasi elezione, locale o nazionale, riferisce la BBC. Ma gli hacker hanno avuto accesso sulla carta a dati personali (nomi, coordinate email, indirizzi) di elettori del Regno Unito registrati nelle liste fra il 2014 e il 2022. In questa fase non è possibile quantificare un totale di vittime potenziali, tuttavia si sa che nei database transitano ogni anno dati di circa 40 milioni di persone.

Gli investigatori tendono a escludere “al momento” che l’intrusione nei server in questione possa comportare “rischi elevati” per gli individui coinvolti, la loro sicurezza o gli aspetti più sensibili della loro privacy, stando a quanto evidenziato da Shaun McNally, capo della Commissione. Informazioni contenute nel corpo di alcune email o negli allegati potrebbero essersi rivelate però vulnerabili. McNally ha infine precisato che gli accertamenti hanno permesso di individuare uno per uno i sistemi penetrati dai pirati informatici (frattanto apparentemente bonificati); ma non ancora di circoscrivere “definitivamente” ogni singolo file esposto teoricamente all’attacco.

Il Times ha rivelato che un’indagine durata dieci mesi ha portato alla raccolta di attività russe, anche se non vi è ancora alcuna prova di collegamenti con il Cremlino.

La Russia sarebbe “il primo nome sulla mia lista di sospettati” visti i precedenti, ha dichiarato sir David Omand, ex direttore del GCHQ, l’agenzia di signals intelligence del Regno Unito, alla BBC Radio 4 citando le elezioni americani del 2016, quelle francesi e tedesche del 2017 e quelle britanniche del 2019. “Hanno cercato di interferire con il processo democratico; la Commissione Elettorale è lì per proteggere quel processo e quindi non è affatto sorprendente che agenzie ostili cerchino di hackerare la Commissione elettorale, scoprire cosa stiano facendo, capire se ci sono modi per utilizzare le loro informazioni per influenzare il risultato di un’elezione, anche se non c’è”, ha aggiunto.

Su Foreign Affairs, Richard Fontaine, numero uno del think tank statunitense Center for a New American Security, ha fatto il punto sulle interferenze elettorali in vista delle presidenziali americane dell’anno prossimo. Davanti ad attori ostili come Russia, Cina e Iran, le democrazie occidentali hanno sempre agito in maniera unilaterale. Ora, però, serve un approccio collettivo, scrive.

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