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Meloni, la maternità e l’esercizio del potere. Una sfida raccontata da Paola Severini

Di Paola Severini Melograni

Giorgia Meloni ha caratteristiche che la rendono unica nel nostro panorama e che autorizzano tutti coloro che l’hanno votata ad aspettarsi un cambiamento davvero determinante sia nella gestione della Cosa Pubblica che nell’approccio al quotidiano

Nel 2008, esattamente 15 anni fa, usciva la seconda stesura del mio libro più fortunato “Le mogli della Repubblica” per Marsilio: alcuni anni prima infatti avevo scritto un testo, non così completo, per un’altra casa editrice, sempre sullo stesso argomento. Tutte e due le versioni andarono presto esaurite perché le donne italiane (che sono lettrici più forti degli uomini) si identificarono in gran numero in queste “donne al fianco” dei politici e, durante le molte presentazioni, la domanda più frequente era sempre la stessa “quando vedremo una donna capo del governo o Presidente della Repubblica?” Ecco, è arrivata.

È una donna, giovane (soprattutto per il nostro Paese di mandarini, dove nessuno, ma proprio nessuno, nonostante promesse di vario tipo…si ritira mai dalla gara, anche quando è azzoppato), è riuscita a creare il suo partito partendo da una percentuale minuscola, è fieramente di destra, è mamma di una bimba piccola, non è sposata. Sono ben sei caratteristiche che la rendono unica nel nostro panorama e che autorizzano tutti coloro che l’hanno votata ad aspettarsi un cambiamento davvero determinante sia nella gestione della Cosa Pubblica che nell’approccio al quotidiano, il che è davvero difficile, una madre con un impegno gigantesco che non dimentica nemmeno per un minuto Ginevra, la sua bimba, che ha solo 6 anni.

Nel 2017, quando Ginevra aveva un anno e Fratelli d’Italia 5 anni e veleggiava tra il 3 e il 4%, l’attuale primo ministro italiano venne ai miei “Dialoghi a Spoleto” dove si confrontò con Maria Pia Ammirati su un argomento ancora oggi importante e delicato (anzi forse più di prima) “la televisione racconta la vera forza delle donne?”. Scherzando le dissi che era una primipara attempata perché aveva avuto la sua bambina alla soglia dei fatidici quaranta, ed era in corsa politica in modo totalizzante, quindi già allora mi chiedevo come avrebbe gestito in contemporanea i due impegni fondanti della sua vita. La risposta l’ha data in occasione del suo primo viaggio ufficiale all’estero, portando con sé sua figlia e ha continuato così. Più di qualcuno (anzi qualcuna) l’ha criticata e giustamente lei se n’è infischiata.

Mi sono allora ricordata quando anche io, che sono stata una “moglie della Repubblica” mi sono trascinata dietro, alla Conferenza mondiale sulla famiglia del Cairo, nel 1994, due dei miei tre figli che erano cuccioli e quindi le ho inviato un messaggio ricordandole la mia avventura. Sì, perché per una donna italiana, che sia il presidente del Consiglio o comunque una mamma lavoratrice, è ancora una sfida poter conciliare la maternità con la professione. Per una donna italiana ribadisco, perché in Europa sappiamo perfettamente che ci sono nazioni che permettono la gestione familiare evitando di penalizzare le donne.

Giorgia Meloni è circondata da donne e si fida delle donne, a partire da sua sorella fino alle più strette collaboratrici che, presenti nella sua vita da sempre, sono ormai parte della sua famiglia: l’esercizio del potere presume una serie di scelte, veloci, immediate, che non possono prescindere dal cambiamento in atto della società della comunicazione di massa e soprattutto dai social che giudicano e orientano (e sono orientati). Sempre nel libro avevo scritto che l’effetto Kennedy funziona con tutti i politici, si tratta di mettere in evidenza la propria famiglia e di dire “io sono come voi” con i vostri problemi, con un figlio per mano, con il pensiero costante di non essere abbastanza presente.

La coppia genitoriale formata dal presidente del Consiglio e dal suo compagno, a ruoli invertiti, è però sempre quella, una madre, un padre, un figlio, una rete di protezione familiare, un partito che si appoggia a “chi c’era quando eravamo appena nati”. Senza fare citazioni anglosassoni, si tratta di una famiglia allargata, che rappresenta il patrimonio più forte, nel bene e nel male, della nostra Italia. Mi permetto una autocitazione sul tema della cosiddetta “grazia di Stato”, quando si svolge un incarico importante, in questo caso determinante, e si deve rappresentare tutti avviene una trasformazione profonda della personalità di questi politici (e politiche), un cambiamento dal quale non torneranno più indietro anche dopo il termine del loro mandato: questo cambiamento così intenso si riflette quindi nella loro vita familiare, nel comportamento pubblico, nelle scelte che fanno durante il loro incarico, e infine, nelle posizioni che prenderanno poi, tornando ai loro partiti di provenienza: insomma Giorgia Meloni sta già cambiando e non potrà più tornare ad essere quella che era prima. Questa mutazione è dovuta anche al suo ruolo di madre, molto meno invece al suo ruolo di compagna di un uomo. Avere figli e non rinunciare a sé stessi è la vittoria più grande.

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