Le vicende Vannacci e Burlinova sono diverse ma hanno portato alcuni osservatori a ipotizzare un coinvolgimento in entrambe le vicende dei servizi d’intelligence russi. L’analisi di Luigi Sergio Germani, direttore scientifico dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici
In questi giorni si discute di due vicende: quelle del libro del generale Roberto Vannacci e della ricercatrice russa Natalija Burlinova. Sono molto diverse tra loro ma hanno portato alcuni osservatori a ipotizzare un coinvolgimento in entrambe le vicende dei servizi d’intelligence russi, da anni impegnati in operazioni occulte finalizzate a influenzare la politica, l’economia e lo spazio informativo nel nostro Paese.
Sulle vicende Vannacci e Burlinova è legittimo porsi i seguenti interrogativi. Primo: è possibile che i servizi segreti russi stiano conducendo una campagna di influenza strumentalizzando la vicenda Vannacci, e le forti divisioni e contrapposizioni che essa sta provocando, al fine di promuovere la nascita di un movimento sovranista radicale ostile al governo guidato da Giorgia Meloni? Secondo: è, altresì, possibile che Burlinova (nei confronti della quale le autorità statunitensi hanno emesso un mandato di cattura) e il suo think tank Picreadi-Creative Diplomacy abbiano coinvolto, a loro insaputa, ricercatori, accademici e giornalisti italiani in un progetto apparentemente culturale e accademico che aveva però uno scopo occulto d’intelligence ed era parzialmente finanziato dal Fsb, la potente polizia segreta del regime putiniano?
Solo approfondite indagini di controspionaggio e controingerenza di competenza del comparto intelligence nazionale potranno dare risposte compiute a questi interrogativi, che appaiono evidenti per chiunque abbia una buona conoscenza del mondo dell’intelligence e, in particolare, di compiti, funzioni e modus operandi dei servizi segreti russi. Questi hanno ereditato la forma mentis e la tradizione operativa del Kgb sovietico, profondamente diverse da quelle dei sistemi d’intelligence occidentali.
Le agenzie d’intelligence russe che operano all’estero sono sostanzialmente tre: l’Svr (il servizio di inteligence esterna), l’Fsb (il servizio federale di sicurezza) e il Gru (il servizio d’intelligence militare). Gli apparati di intelligence russi non si occupano solo di spionaggio politico, militare, economico e scientifico-tecnologico (la missione di tutti i servizi segreti del mondo), ma anche di condurre in modo continuo e sistematico le cosiddette “misure attive”: un termine tecnico del Kgb sovietico che abbraccia diverse metodologie di influenza e destabilizzazione politica e psicologica utilizzate da Mosca contro Paesi ritenuti avversari.
La tradizione operativa del Kgb sovietico e dei servizi segreti russi post-sovietici attribuisce un valore enorme alle misure attive, viste come una missione di livello superiore rispetto alle operazioni classiche di spionaggio e intelligence. Tra le principali tipologie di misure attive che nell’ultimo decennio Mosca ha condotto contro le democrazie occidentali vanno ricordate: il reclutamento di “agenti di influenza”; campagne di disinformazione e propaganda; attacchi cibernetici contro istituzioni governative, banche e imprese; sostegno a forze politiche antisistema; interferenze nei processi elettorali; pressioni energetiche; cooptazione di esponenti delle élite politiche ed economiche tramite corruzione e rapporti di affari; utilizzo di flussi immigratori irregolari con finalità di destabilizzazione.
Le molteplici azioni di influenza e ingerenza condotte da Mosca contro gli Stati euro-atlantici, specie dopo il 2014, hanno portato le agenzie occidentali a intensificare sempre di più le attività di controspionaggio e controingerenza, che sono diventate una priorità anche per il comparto intelligence italiano. Il contrasto agli agenti di influenza – una delle più classiche misure attive di Mosca – pone problemi particolarmente difficili e delicati per una democrazia.
Ma che cosa è esattamente un “agente di influenza”? Secondo la terminologia intelligence un agente di influenza è un personaggio autorevole – inserito nel mondo politico, nei media, nella pubblica amministrazione, nel mondo economico, nel sistema universitario oppure nell’ambiente dei think tank – che opera sotto la guida di un apparato d’intelligence estero, per influenzare i processi decisionali o l’opinione pubblica del proprio Paese. Ovviamente in funzione degli interessi della potenza straniera che lo utilizza. Esso può essere un individuo reclutato e controllato da un servizio segreto straniero, oppure manipolato o strumentalizzato in modo inconsapevole da quest’ultimo.
Che cosa fanno gli uomini e le donne dell’intelligence russa presenti in Italia, o che si occupano di Italia e di Italiani dalle loro basi operative in Russia? Una parte sono preposti alla Sigint (intercettazione di comunicazioni) e alle operazioni di cyber-spionaggio. Ma la maggioranza svolge attività Humint (human intelligence), cioè il reclutamento e la gestione di collaboratori occulti inseriti in strutture istituzionali sensibili e settori strategici del sistema-Italia.
In Italia, l’intelligence russa punta a reclutare persone che hanno accesso a informazioni sensibili e documenti classificati di carattere politico, militare, economico o tecnologico d’interesse per Mosca (cioè personale che lavora in settori sensibili delle Istituzioni politiche, della pubblica amministrazione civile e militare, e delle industrie strategiche), oppure che possono influenzare un processo decisionale politico o economico (decisori politici e loro consulenti, alti funzionari pubblici, uomini d’affari). I servizi russi sono, altresì, interessati a utilizzare come agenti di influenza persone autorevoli che possano veicolare all’opinione pubblica italiana i messaggi della disinformazione e della propaganda del Cremlino: giornalisti, opinionmaker, scrittori e blogger, professori universitari, ricercatori di think tank.
Le operazioni Humint condotte dai servizi segreti di Mosca sono composte da diverse fasi: l’individuazione e preliminare valutazione e profilazione psicologica di persone di interesse che potrebbero costituire target di reclutamento; l’avvicinamento del target da parte di un operativo Humint russo sotto copertura, incaricato di sviluppare un rapporto interpersonale con la persona d’interesse; lo studio approfondito della personalità del target e dei suoi bisogni profondi (ossia le sue “vulnerabilità”) potenzialmente sfruttabili per indurre la persona a collaborare con l’intelligence russa; l’eventuale reclutamento del target come collaboratore occulto e la sua successiva “gestione”. La sopradescritta metodologia operativa Humint viene adoperata, a grandi linee, da tutti i principali servizi d’intelligence del mondo. Tuttavia, l’approccio russo alla Humint ha delle importanti specificità.
Innanzitutto, come abbiamo già rilevato, l’intelligence russa mira a reclutare sia informatori occulti che agenti di influenza, ai quali la tradizione operativa dei servizi segreti sovietici e oggi russi attribuisce grande importanza. Invece, le operazioni Humint dei servizi segreti occidentali sono focalizzate soprattutto sul reclutamento di fonti informative.
In secondo luogo, l’intelligence russa, a differenza delle agenzie occidentali, svolge anche operazioni Humint che hanno una prospettiva temporale di lunghissimo termine. In particolare, l’intelligence russa è molto interessata a “coltivare” e sviluppare rapporti di lungo termine con studenti universitari promettenti e giovani professionisti del mondo occidentale che in futuro potrebbero entrare a far parte della classe dirigente del proprio Paese. Inoltre, l’intelligence russa operante all’estero cerca di reclutare non solo fonti informative e agenti di influenza completamente clandestini ma anche “contatti confidenziali”: persone che non hanno accesso a informazioni sensibili ma possono comunque fornire notizie utili o compiere azioni di influenza. Un “contatto confidenziale” viene gestito da un operatore Humint russo che si presenta come diplomatico, giornalista, manager di azienda, ricercatore di think tank, e di regola la persona coltivata non è consapevole di collaborare con l’intelligence russa, credendo di intrattenere un normale rapporto professionale o di amicizia con l’operatore sotto copertura.
Infine, i servizi segreti russi usano sistematicamente informazioni compromettenti su una persona (kompromat) a scopo di ricatto, nonché il coinvolgimento sessuale-emotivo, come strumenti di reclutamento di cittadini stranieri, specie di persone di interesse che si recano in Russia per motivi professionali o personali. Le agenzie occidentali, invece, scoraggiano fortemente il ricorso al ricatto nelle operazioni Humint.
Proponiamo ora qualche considerazione sulla vicenda Vannacci. Ovviamente, sarebbe illegittimo e arbitrario insinuare senza alcuna prova che il generale, o un qualsiasi altro influencer che esprima giudizi positivi sulla Russia, o sostenga narrazioni strategiche promosse dalla propaganda russa, sia un agente di influenza di Mosca. Va ricordato, comunque, che da anni le misure attive russe puntano a promuovere la crescita delle forze populiste-sovraniste anti-sistema (di destra e di sinistra) in Europa e in Italia, viste dal Cremlino come strategicamente utili per fomentare instabilità e polarizzazione politica nelle democrazie europee e per screditare e indebolire l’Unione europea e la Nato. Pertanto, è ragionevole ipotizzare che possa esserci un interesse di Mosca a strumentalizzare con una specifica azione di influenza il libro Il Mondo al contrario, al fine di rafforzare e rilanciare i settori sovranisti radicali all’interno della destra italiana. Settori sempre più insofferenti nei confronti dell’orientamento ai loro occhi troppo moderato e filo-occidentale del governo guidato da Meloni. A sostegno di tale ipotesi ricordiamo la segnalazione di Marta Ottaviani e Livia Ponzio secondo le quali gruppi filo-russi (tra cui anche gruppi no-Vax, complottisti e filo-QAnon), attivi su WhatsApp e soprattutto Telegram, starebbero promuovendo intensamente il libro del generale, senza alcun suo coinvolgimento e a sua insaputa.
Per quanto riguarda il caso Burlinova, nel 2021 un rapporto di ricerca dell’Istituto Germani, “L’influenza russa sulla cultura, sul mondo accademico e sui think tank Italiani”, affermava che “le università e i think tank italiani sono un importante obiettivo d’intelligence per i servizi segreti russi. Esperti di controspionaggio hanno avvertito che i servizi d’intelligence russi utilizzano regolarmente eventi e programmi organizzati da think tank, fondazioni e istituzioni accademiche della Russia collegate al Cremlino per individuare e reclutare studenti, accademici e analisti di think tank occidentali come fonti informative occulte o agenti di influenza. Tutti i think tank russi di politica estera collegati al Cremlino hanno profondi legami con i servizi segreti russi e svolgono attività sia analitiche che d’intelligence per lo Stato russo”.
L’affidavit Fbi relativo a Burlinova sostiene che il programma “Meeting Russia”, promosso dal think tank russo Picreadi, che aveva uno scopo palese di carattere culturale e di public diplomacy, veniva parzialmente finanziato dal Fsb e perseguiva uno scopo occulto. L’Fsb, in realtà, puntava a individuare giovani emergenti negli Stati Uniti e in Europa (compresa l’Italia) che in futuro sarebbero potuti entrare nella classe dirigente dei loro rispettivi Paesi, e a portarli in Russia per partecipare a convegni e visite, al fine di osservarli e profilarli, selezionando poi persone di interesse nei confronti delle quali avviare una operazione di “coltivazione” e reclutamento svolta dallo stesso Fsb.
Dall’analisi effettuata dall’Fbi si evince che la polizia segreta russa affidava a Burlinova due compiti sotto il profilo intelligence: sviluppare una rete di contatti in ambienti accademici e dei think tank negli Stati Uniti e altri Paesi occidentali tra cui l’Italia (anche mediante l’organizzazione di eventi), al fine di individuare “futuri leader” giovani di potenziale interesse per l’Fsb, da coinvolgere nel programma “Meeting Russia” ; fornire al Fsb informazioni sui partecipanti al programma utili al lavoro di profilazione psicologica degli ospiti curato dallo stesso Fsb. Burlinova, tuttavia, non aveva compiti di reclutamento intelligence dei soggetti di interesse, attività di competenza esclusiva degli operatori Humint della polizia segreta russa.
Nel maggio 2019 Picreadi organizzò a Milano, in collaborazione con l’Ispi (uno dei due maggiori think tank italiani), un convegno sul tema “Russian foreign policy: facing international turbulence”. Nel sito web di Picreadi si afferma che il convegno si era svolto nell’ambito del programma a lungo termine “Meeting Russia”. Ma l’Ispi sicuramente non era consapevole delle vere finalità della Burlinova, così come non lo erano i partecipanti italiani al programma.
Le due vicende che abbiamo considerato fanno risaltare l’inadeguata conoscenza e consapevolezza, in molti settori della società italiana, della minaccia di spionaggio, ingerenza e influenza proveniente da potenze autocratiche come la Russia – che possiede servizi di intelligence particolarmente potenti e agguerriti malgrado le recenti massicce espulsioni di loro operatori dalle capitali occidentali – e come la Cina.