Con l’autorizzazione dell’editore e dell’autore pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi uscito sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi.
Il fatto che dovrebbe sorprendere di più, in fondo perfino preoccupare, è il modo con il quale si discute di Europa nella campagna elettorale tedesca. Tutto o quasi il dibattito è relegato all’analisi del contingente: il nuovo possibile pacchetto di aiuti per la Grecia; la crisi delle economie mediterranee troppo poco riformiste. Non c’è quella visione a valore aggiunto che sarebbe logico aspettarsi nel confronto elettorale del paese più grande dell’eurozona e con la più importante economia.
Quattro anni dopo il 2009, quando la crisi era ancora molto monopolizzata dagli eccessi della finanza americana, la Germania non ha saputo fare quel cambio di passo che la profondità della crisi europea inevitabilmente richiede al principale azionista dell’euro e delle istituzioni di Bruxelles. È, come la descrivono gli stessi media tedeschi, una campagna elettorale piatta, senza grandi spunti e tutta o quasi ripiegata sulle vicende domestiche. Assenza di dibattito europeo per assenza di nuove idee sulle quali confrontarsi? Difficile dirlo, certo l’Europa delle crisi a ripetizione e dei troppi salvataggi non ha prodotto a Berlino il risultato atteso: l’emersione di una leadership forte e innovativa capace di prendere per mano il progetto europeo per condurlo verso il suo prossimo traguardo ambizioso lasciandosi la crisi alle spalle. L’Europa dei popoli e la voglia di avere più Europa, sempre presente, ad esempio, nei passaggi parlamentari o pubblici del premier Enrico Letta, è lontana mille miglia dai programmi e dal dibattito politico della campagna elettorale più attesa dell’eurozona.
Significa che la Germania è tutt’altro che pronta a spingersi verso lo stato federale europeo, a fare quel salto in avanti che sarebbe la naturale evoluzione per chi vuole indirizzare e costruire il futuro e non, soltanto, subirlo, magari intermediato dall’azione dei mercati finanziari.
leggi l’articolo completo su Italia Oggi