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Lobby per la trasformazione digitale. L’opinione di Ferrata

Di Luigi Ferrata

Sarebbe auspicabile che il decisore istituzionale prima di approvare qualunque norma si domandasse se il risultato atteso potrebbe essere conseguito in maniera più efficace ed efficiente prevedendo per l’attuazione l’utilizzo di strumenti legati al mondo digitale. L’intervento di Luigi Ferrata, public affairs expert

Il digitale è ormai una sorta di minimo comune multiplo che si applica a ogni sfera dell’agire umano. Ogni nostra azione o comportamento è indissolubilmente legata alle nuove tecnologie dalle quali ormai non si può più prescindere, perché permeano ogni aspetto della nostra vita. In questa fase di trasformazione nessun ambito è escluso, dall’industria, alle infrastrutture, al turismo, alla moda, alla cultura, alla salute, tutti ormai sono rivoluzionati dall’introduzione di componenti legati all’innovazione digitale.

Se tale assunto è vero, allora anche il legislatore dovrebbe reagire in maniera adeguata e comportarsi di conseguenza, superando, nella produzione legislativa, una logica che spesso appare a compartimenti stagni. In questo senso, sembra urgente non confinare il digitale a tematiche prettamente “digitali”, come, solo per fare alcuni esempi, le disposizioni sull’Intelligenza artificiale, sul cloud, sulla cybersecurity e ICT senza fargli esprimere tutto il suo potenziale anche in tutti gli altri campi in maniera trasversale. Il digitale non è qualcosa che deve essere considerato come una materia o un settore a sé stante, ma come qualcosa in grado di influenzare e di avere un impatto su tutti gli altri.

Tuttavia, ad ora, i riferimenti alle nuove tecnologie sono soprattutto presenti in provvedimenti che riguardano quasi esclusivamente argomenti legati al digitale, invece, sembrerebbe opportuno fare, da parte del decisore, delle considerazioni sulla possibilità e opportunità di includere in maniera dettagliata e precisa un riferimento al digitale in ogni settore in cui si legiferi. In questo modo si potrebbe ottenere un impatto positivo, su tutti i nuovi provvedimenti perché si contribuirebbe a migliorare i risultati della legislazione in tutti i settori.

Sarebbe quindi auspicabile che il decisore istituzionale prima di approvare qualunque norma si domandasse se il risultato atteso potrebbe essere conseguito in maniera più efficace ed efficiente prevedendo per l’attuazione l’utilizzo di strumenti legati al mondo digitale. Partendo dall’Air (Analisi di impatto della regolazione), che deve (o almeno in teoria dovrebbe) essere svolta obbligatoriamente per ogni provvedimento predisposto dal governo prima della sua approvazione in modo da comprenderne gli impatti, si potrebbe ipotizzare di implementare un sistema di analisi preventiva volto a comprendere se il potenziale del digitale è sfruttato in maniera adeguata per raggiungere gli obiettivi della nuova norma e se quest’ultima contribuisce in maniera adeguata alla trasformazione digitale del Paese.

Alcuni esempi relativamente a provvedimenti recenti possono aiutare a inquadrare meglio la questione.

L’emergenza idrica rappresenta una delle più urgenti e principali preoccupazioni della politica italiana, tuttavia, governo e Parlamento, approvando il decreto legge per contrastare la siccità hanno scelto di non prevedere nessun rimando all’importanza dell’utilizzo di soluzioni e tecnologie digitali in grado di abilitare sistemi di monitoraggio avanzati. Riferirsi esplicitamente all’Internet of things e all’intelligenza artificiale avrebbe probabilmente contribuito a garantire un vero efficientamento degli acquedotti, con una maggior resilienza e minore dispersione idrica ad esempio grazie alla possibilità, attraverso la realizzazione di algoritmi predittivi, di identificare le perdite prima che queste si manifestassero.

Anche un altro disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento e relativo alla revisione del sistema di incentivi alle imprese, non sembra aver colto il potenziale rappresentato, nelle more della definizione di un quadro organico di incentivi per stimolare la crescita negli ambiti strategici delle politiche industriali, dalla valorizzazione delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per la trasformazione digitale delle imprese. Legare in maniera esplicita un sistema incentivante anche a investimenti nel settore digital per favorire la transizione delle aziende darebbe un segnale importante oltre che spingere l’industria italiana a innovare e a crescere.

Questi due esempi spiegano come sia necessario aumentare da parte di tutta la filiera industriale gli sforzi per un’attività di lobbying e di advocacy a favore del digitale per fare “cultura” e sensibilizzare maggiormente il legislatore per fargli comprendere meglio l’impatto positivo che può avere nella rivoluzione digitale in corso. L’obiettivo è che il digitale diventi una componente fondamentale che dovrebbe essere sempre applicata nella fase istruttoria di qualsiasi nuova legislazione, non considerandolo un valore fine a sé stesso ma come un elemento in grado di contribuire a realizzare meglio i risultati attesi da ogni modifica normativa.



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