Le big del G7 cominciano a rimettersi in piedi. Barcollano ancora, con la sbronza della crisi che annebbia la testa, ma sono sorrette dalle banche centrali che spendono e spandono tra euro, dollari, yen. E l’Italia esce definitivamente, seppur di fatto, dal club dei potenti mondiali. C’era entrata per pura formalità, grazie ai rapporti privilegiati con i Paesi del Medio Oriente, e ci resta allo stesso modo di facciata, l’unica tra le potenze industriali del mondo stesa ancora a terra e schiacciata da disoccupazione, debito e caos fuori controllo.
Il trend di crescita delle economie avanzate
L’Ocse rileva un miglioramento della ripresa nelle maggiori economie avanzate, mentre conferma l’attesa di una contrazione dell’1,8% sul Pil dell’Italia di quest’anno. In un aggiornamento di interim delle sue previsioni economiche, l’ente parigino afferma che l’area euro come insieme non è più in recessione. Tuttavia, “in diverse grandi economie emergenti la crescita ha rallentato“.
Gli sprint più potenti
“L’attività si sta espandendo a ritmi incoraggianti in Nord America, Giappone e Regno Unito, mentre l’area euro come insieme non è più in recessione”, afferma l’Ocse. Per gli Usa quest’anno è previsto un più 1,7% del Pil, in Germania un più 0,7%, in Francia un più 0,3% e in Gran Bretagna un più 1,5%.
L’Italia ultima del G7
L’aggiornamento di oggi reca previsioni specifiche solo per un ristretto numero di Paesi rilevanti dei circa 30 che aderiscono all’Ocse e in questo gruppo ristretto l’Italia è l’unica su cui venga accora attesa una recessione. Il meno 1,8% del Pil atteso sull’insieme del 2013 si scompone in un meno 0,4% annuo sul terzo trimestre e un meno 0,3% nel quarto, che comunque rappresentano miglioramenti rispetto al meno 2,2% del primo trimestre 2013 e il meno 1% del secondo.
Nel rapporto economico semestrale presentato alla fine del maggio scorso, sull’Italia l’Ocse prevedeva una ripresa dello 0,4% del Pil nel 2014, assieme al meno 1,8% sul 2013 confermato oggi.
I rischi ancora elevati e il ruolo della politica monetaria
L’Ocse comunque avverte che il miglioramento della crescita nei Paesi avanzati, per quanto gradito “non è ancora consolidato” mentre “permangono rischi rilevanti”. Bisogna continuare a sostenere la domanda, anche con politiche monetaria straordinarie, mentre le riforme strutturali volte a rimuovere gli impedimenti alla crescita e alla creazione di lavoro restano “vitali”, evidenzia l’entre parigino.
L’instabilità finanziaria e bancaria
”L’Eurozona resta vulnerabile a rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e sul debito sovrano”. Molte banche della zona sono “insufficientemente capitalizzate e appesantite da cattivi prestiti – prosegue l’Ocse -. I recenti progressi verso una supervisione comune e i nuovi accordi sulle risoluzioni aiuteranno, ma sono necessarie misure per assicurare la qualità delle revisioni degli asset del prossimo anno e degli stress test bancari e per garantire adeguati accordi di supporto finanziario per ripianare carenze nel capitale bancario”.
Alleviare la pressione fiscale
Un tasso di occupazione ”debole”, una crescita globale ”lenta” e il ”persistente squilibrio globale” sottolineano la necessità di adottare politiche strutturali per ”aumentare l’occupazione, favorire la ripresa economica, alleviare la pressione fiscale e ridurre in maniera definitiva gli squilibri esterni”, rileva l’Ocse.
Il rischio politico in Italia
”I dati indicano effettivamente che molto lentamente l’Italia sta uscendo della recessione”. Ad affermarlo è il capo economista aggiunto dell’Ocse, Jorgen Elmeskov. Tuttavia, sottolinea, ”molte cose possono succedere che i numeri non prendono in considerazione. Il rischio politico, ad esempio, può avere un impatto negativo sulla ripresa dell’Italia ma il rischio politico rappresenta anche un rischio generale dell’area dell’euro”.