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Futuri (in)sostenibili, le trappole da evitare. Nuovi appuntamenti del premio Guido Carli

Gran ritorno a Montecitorio per la Fondazione Guido Carli: a dicembre la Convention inaugurale dedicata ai volti della sostenibilità, con Piantedosi, Massolo, Parzani e molti altri. Da top manager ed esperti un documento sul “domani che vogliamo”. Nel 2024 festa per i quindici anni del Premio intitolato allo statista

«Nel bene e nel male, il futuro di ogni società non è determinato, nel lungo periodo, dagli interessi costituiti ma dalla forza delle idee». L’economista John Maynard Keynes ne era talmente convinto da concludere con questa frase la sua «Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta». La forza delle idee è quel che serve oggi per affrontare la sfida dello sviluppo sostenibile, «quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri», come recita la prima definizione contenuta nel rapporto «Our common future» elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo presieduta dalla norvegese Gro Harlem Brundtland.

Già allora si delineava una strategia globale in grado di integrare le esigenze della crescita con quelle dell’ambiente. Trentasei anni dopo, abbiamo ancora più chiaro quanto le due dimensioni siano interconnesse e quanto la sostenibilità sia assimilabile a un prisma dalle molte facce. Lo ha sintetizzato efficacemente nel 2001 la Commissione per il Consiglio europeo di Göteborg: «Nel lungo termine, la crescita economica, la coesione sociale e la tutela ambientale devono andare di pari passo».

Provare a separarle, mettendole in contrapposizione, è la prima delle trappole da evitare quando si parla di sviluppo sostenibile. Le visioni manichee che oppongono l’economia cattiva all’ambientalismo buono sono perdenti in partenza, come alcune manifestazioni insensate che in nome della necessità di richiamare l’attenzione sul clima bloccano centinaia di auto nelle città o gettano vernici, seppur lavabili, sulle opere d’arte. Ha ragione Francesco Rutelli, quando nel suo libro «Il secolo verde» pone agli attivisti la seguente domanda retorica: «Dopo queste azioni, il grande pubblico si trova più motivato e impegnato a contrastare i cambiamenti climatici?».

La seconda trappola in agguato è il washing, che produce lo stesso rischio di disamoramento nei confronti della causa. La cronaca pullula di operazioni e messaggi fintamente virtuosi in campo ambientale e sociale, che sono ostacoli largamente sottovalutati a una giusta transizione ecologica, perché ingannano cittadini e consumatori, invece di coinvolgerli e sensibilizzarli. Lo scorso maggio il Parlamento europeo ha approvato il mandato negoziale che prevede di vietare l’uso di indicazioni ambientali generiche come «rispettoso dell’ambiente», «naturale», «biodegradabile», «neutrale dal punto di vista climatico» o «ecologico» se non sono accompagnate da prove dettagliate. Le pratiche ingannevoli non sono soltanto una truffa: sono controproducenti rispetto all’obiettivo di mobilitare responsabilità diffuse, personali e collettive.

La terza trappola è la perdita di fiducia, nelle istituzioni e nel sistema economico nel suo complesso. Nel 2019 l’Economist individuò nostalgia come parola chiave dell’anno, riferendosi a quello che Sophia Gaston, della Henry Jackson Society, definiva «un onnipresente e minaccioso sentimento di declino», che spingeva gli europei a credere che si stesse meglio in passato. La pandemia, la guerra in Ucraina, l’aumento dell’inflazione, le policrisi che affliggono l’Occidente hanno esacerbato i sentimenti negativi verso l’avvenire. Per l’Italia lo ha confermato l’ultimo rapporto Censis, che ha ritratto un’Italia spaventata e malinconica, da «cittadini perduti» della Repubblica.

Non è questo lo stato d’animo con cui perseguire lo sviluppo sostenibile. E non è certamente la disposizione con cui la Fondazione Guido Carli, che mi onoro di presiedere per tramandare l’eredità morale e culturale dello statista, ha deciso di dedicare al tema della sostenibilità la sua Convention inaugurale, in programma il 1° dicembre prossimo, dal titolo «Sostenibili futuri. Guida visionaria al domani che vogliamo». Nel solco di Carli, della sua speranza nelle nuove generazioni e della sua incrollabile fede nel connubio tra etica ed economia – fautore ante litteram della sostenibilità economica e sociale – daremo spazio alle testimonianze di rappresentanti delle istituzioni, top manager ed esperti che ogni giorno lavorano per creare benessere preoccupandosi di non compromettere la qualità della vita di chi verrà dopo di noi.

Per la Fondazione, sarà il tempo del grande ritorno alla Camera dei Deputati, nella Sala della Regina, dove fino al 2018 si era svolta la cerimonia del Premio Guido Carli, che quest’anno celebrerà a maggio il suo quindicesimo anno di vita. Una straordinaria cornice istituzionale, la “casa” della terza carica dello Stato: quale migliore sede per confrontarsi sul nodo dal quale dipende la sopravvivenza dell’umanità e del pianeta?

Dopo l’apertura dei lavori che dovrebbe effettuare il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, interverrà sul podio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in rappresentanza del Governo di Giorgia Meloni e il presidente di Ispi, l’ambasciatore Giampiero Massolo. Ascolteremo poi i cambiamenti in corso nei diversi settori della nostra economia, dalla sicurezza alla farmaceutica, dall’alimentare alla finanza e all’editoria: hanno già confermato la loro presenza nel panel Domitilla Benigni, Ceo e Coo Elettronica; Sergio Dompè, Presidente Dompè Farmaceutici SpA; Luigi Ferraris, AD Ferrovie dello Stato Italiane; Andrea Illy, Presidente Illycaffè; Claudia Parzani, Presidente Borsa Italiana; Stefano Sala, Presidente e AD Publitalia ’80. Modera l’incontro il vice direttore del Tg5, Giuseppe De Filippi.

L’obiettivo è stilare un documento per offrire un qualificato contributo mentre il Governo e il Parlamento sono impegnati nella costruzione di una complicata legge di bilancio. La forza delle idee. Quella in cui Carli, mio nonno, non ha mai smesso di credere e che noi ci sforziamo di portare avanti. Memori della lezione di sostenibilità di un altro grande economista, Federico Caffè: «Il progresso sociale e civile non può essere il sottoprodotto dello sviluppo economico, ma un obiettivo coscientemente perseguito».

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